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 2016  luglio 02 Sabato calendario

Concluso il restauro della facciata. Ecco com’è il nuovo Colosseo spiegato da Diego Della Valle

L’operazione restauro del Colosseo, che il gruppo Tod’s ha finanziato con 25 milioni di euro, si è conclusa. Cosa ricava da questa esperienza Diego Della Valle, presidente e amministratore delegato del gruppo?
«Il grande orgoglio, da imprenditore italiano, di aver contribuito al restauro e alla messa in sicurezza di uno dei monumenti più famosi al mondo».
All’inizio dell’operazione ci sono state molte perplessità e non pochi attacchi. E alcune personalità del mondo della tutela apparivano all’inizio molto contrarie, temevano che i suoi prodotti sarebbero finiti sulla facciata dell’Anfiteatro Flavio…
«I ricorsi riguardavano piccoli gruppi di minimo cabotaggio. Abbiamo dimostrato come si possa, da imprenditori privati, sostenere un grande progetto di restauro senza avere il minimo ritorno di alcun tipo. Il marchio, per nostra espressa volontà, non appare. Ho voluto incontrare importanti esponenti del settore della tutela per dimostrare che si polemizzava sul nulla. Oggi il risultato è sotto gli occhi di tutti. C’è un mondo imprenditoriale desideroso di partecipare alla ripresa del Paese che ha nell’offerta culturale uno straordinario punto di forza. Credo che Stato e privati possano, in un quadro di regole, sostenere insieme il nostro patrimonio».
Cosa pensa del lavoro dei restauratori?
«Io non posso esprimere un parere scientifico ma i miei collaboratori mi hanno descritto una squadra di giovani preparatissimi ed entusiasti. C’è un’Italia che funziona, anche nell’amministrazione statale, dotata di eccellenti qualità».
Lei parla da imprenditore. Pensa che altri come lei dovrebbero impegnarsi in progetti simili?
«Noi siamo serviti come dimostrazione che si può fare. Il recente strumento dell’Art Bonus funziona molto bene, anche se noi non ne abbiamo usufruito perché il progetto Colosseo è partito prima. Tutta l’imprenditoria, dai grandi gruppi ai piccoli distribuiti nel territorio, dovrebbe dare il proprio contributo per restaurare non solo la reggia di Caserta, o Pompei, o gli antichi templi siciliani, ma anche la chiesa del paese, la fontana locale. Anche le grandi realtà statali e parastatali dovrebbero contribuire: penso a Finmeccanica, all’Eni... Noi continueremo ad assicurare il nostro impegno con l’Associazione Amici del Colosseo che tenterà di attirare risorse economiche private».
Il vostro prossimo impegno?
«La realizzazione del Centro servizi, interrato e quindi non invasivo dal punto di vista estetico. Sarà un indispensabile punto di riferimento logistico per la grande massa dei visitatori. E poi l’illuminazione notturna del Colosseo».
Crede davvero che la cultura possa sostenere la ripresa economica dell’Italia?
«Ha un ruolo fondamentale. Solo con un’adeguata offerta culturale possiamo attirare il turismo internazionale, che è il vero futuro del Paese. Sogno un’Italia capace di ripensarsi e di allinearsi alle grandi realtà internazionali: aeroporti e stazioni ferroviarie curate e all’avanguardia, una rete stradale sottoposta a manutenzione, un’attenta politica capace di sostenere il settore agroalimentare, enologico, artigianale. Da tutto il mondo cercano la qualità dei nostri cibi e dei nostri vini, la bellezza degli oggetti frutto della nostra tradizione. Ogni fabbrica di cibi locali o di tessuti o di ceramiche che chiude è un capitolo della storia dei nostri saperi che sparisce. La politica deve capirlo, e subito, anche perché in quei settori può davvero nascere il lavoro che consente ai nostri ragazzi di restare in Italia».