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 2016  luglio 02 Sabato calendario

Tutte le gaffe di Roberta Lombardi, la grillina più potente a Roma

Per comprenderne l’eloquio basta, forse, citare l’hashtag che a volte usa su Twitter: #l’arrestatoPddelgiorno. Declinato, quando lo impone il provvedimento, in #l’indagatoPddelgiorno. Ieri per commentare la conclusione delle indagini a carico di due esponenti dem romani, ha sintetizzato il concetto ritwittando solo due parole: «Oggi doppietta».
È fatta così Roberta Lombardi, classe ‘73, deputata, prima capogruppo alla Camera del Movimento Cinque Stelle e, soprattutto, in ottica Capitale, potentissima tessitrice di trame, punto di riferimento di Marcello De Vito – il più votato a Roma tra i consiglieri che però, sicuramente per pura coincidenza, Virginia Raggi non ha voluto come vicesindaco – e di un corposo gruppo di grillini, comunali e municipali. Per questi suoi modi si è attirata, fin dall’inizio della sua carriera politica, critiche e sfottò. Come quando, nel 2013, a proposito dell’età necessaria per essere eletti alla presidenza della Repubblica, disse, testualmente: «Una certa età anagrafica? Non mi pare che sia scritta in Costituzione». Allora la giornalista cercò di correggerla senza infierire – effettivamente Roberta Lombardi, secondo Wikipedia, è laureata in Giurisprudenza – e di ricordarle il limite minimo dei 50 anni citato nel-l’articolo 84: «Vabbè, non è che c’è scritto dagli 80 anni o dai 70 anni in su, che poi è l’età media dei candidati...».
Ha fatto discutere in molte occasioni, Lombardi. Nel 2013 i cronisti parlamentari raccontavano che andava a bere alla fontanella di Montecitorio, ma non usava i bicchieri di plastica impilati là accanto «perché inquinano». Da parlamentare scrisse sul suo blog che «il fascismo prima che degenerasse aveva una dimensione nazionale di comunità attinta a piene mani dal socialismo, un altissimo senso dello Stato e la tutela della famiglia». Fu costretta a tornare sull’argomento per le polemiche che si scatenarono, e se la prese con i giornalisti: «Rimango allibita dalle strumentalizzazioni in atto su una frase estrapolata da un post sul mio blog». Sempre nel 2013 l’ipotesi di un altro mandato per Giorgio Napolitano evidentemente non le piaceva, tanto che lo invitò a fare il nonno e godersi la vecchiaia. Recentemente, in piena campagna elettorale di Virginia Raggi, ha scritto alla scuola frequentata dal figlio: ha usato la carta intestata della Camera dei deputati, proprio come avrebbe potuto fare una qualsiasi «cittadina».
Certo adesso non è più capogruppo, ma lei non è cambiata: sulla candidatura di Roma 2024 le sono bastate poche parole, «tifo per Parigi». Casomai, nelle questioni interne, ha affinato un po’ la tecnica. Da tempo in tanti raccontano di correnti e fronti contrapposti, lei e De Vito di qua, Virginia Raggi di là. E ha destato qualche sorpresa il fatto che Lombardi non si sia fatta vedere all’apertura della campagna elettorale romana. Con il passare dei giorni, però, ha recuperato. Per esempio è stata vicina a Raggi quando è deflagrata la polemica per l’incarico dato a Raffaele Marra, ex alemanniano: «Capiremo se è stata una nomina ponderata, ci sarà un approfondimento...».
Invece nella notte del trionfo di Raggi la deputata è stata perfetta nel tranquillizzare quanti temevano complicazioni: «La squadra? È una questione di giorni». La data del 7 luglio, annunciata per la presentazione degli assessori, si avvicina e il puzzle appare lontano dall’essere completato. Un guaio, per la sindaca: anzi meglio usare «sindaco – dice Lombardi —, le cariche non hanno sesso. Ma adesso c’è questa moda portata avanti dalle femministe di propaganda...».