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 2016  luglio 02 Sabato calendario

L’attacco dell’Isis in un bar di Dacca: «Abbiamo ucciso 20 stranieri». Ansia per gli italiani coinvolti

Dacca come Parigi e Bamako. Nella capitale del Bangladesh, il Paese degli omicidi mirati contro atei, laici e minoranze religiose, il terrore ha colpito per la prima volta tra i tavoli di un locale: l’Holey Artisan Bakery, affollato di stranieri – anche italiani – e diplomatici, ma pure di gente del posto che per l’unico pasto giornaliero concesso durante il Ramadan si era recata in questo caffé-ristorante.
Al grido di «Allahu Akbar» un commando di almeno otto giovani in pantaloni e maglietta è entrato in azione poco prima delle 21 locali (le 17 in Italia) sparando e lanciando molotov nel locale situato nel Gulshan, il quartiere diplomatico, a un passo dall’ambasciata italiana e non lontano dal luogo in cui a settembre fu ucciso il cooperante Cesare Tavella.
Nello scontro a fuoco con le forze di sicurezza sono morti almeno due agenti. I terroristi si sono barricati all’interno prendendo in ostaggio decine di persone, e anche qualche bambino, riporta la stampa locale. Tra loro molti stranieri, anche italiani: «sette» secondo quanto dichiarato al Tg1 in tarda serata dal nostro ambasciatore a Dacca, Mario Palma, che ha parlato di persone che lavorano nel mondo della moda. L’allerta sarebbe stata data da uno di loro che al momento dell’assalto si trovava nel giardino del ristorante a telefonare e che è poi stato tratto in salvo dalla polizia. Poco prima circolava la notizia di un panettiere italiano impiegato lì e riuscito a fuggire che diceva di aver lasciato nel ristorante altri sei connazionali, tutti imprenditori.
Non sono invece arrivate conferme alla voce inizialmente diffusa dalla tv India Today, che parlava di due italiani morti oltre a due poliziotti uccisi e 11 feriti gravi.
La Farnesina, fin dall’inizio, «non ha escluso la possibilità» di italiani prigionieri, e con il passare delle ore questo timore si è fatto via via più concreto. Il ministro Paolo Gentiloni ha twittato: «Seguo momento per momento la situazione a #Dakka. Ansia per gli italiani coinvolti, sono vicino alle famiglie». Il premier Matteo Renzi ha abbandonato la serata per il restauro del Colosseo per tornare a Palazzo Chigi e seguire gli sviluppi.
Per ore i terroristi sono andati avanti a sparare colpi contro i poliziotti fuori. Le tv locali hanno mostrato gli agenti armati con giubbotti antiproiettile pronti al blitz ma è stato chiesto dal governo di sospendere le dirette. Il corpo di élite della polizia anticrimine del Bangladesh ha temporeggiato per permettere prima una via negoziale che salvasse tutti gli ostaggi, ma a notte fonda le trattative sono fallite.
Tra gli ostaggi, anche lo chef argentino, ha riferito un suo sottoposto, Sumon Reza, che è invece riuscito a scappare: «Hanno lanciato diverse molotov scatenando il panico – ha raccontato – erano armati di pistole, spade e bombe, hanno gridato “Allahu Akbar” prima di far esplodere le bombe». Secondo lui a essere rimaste intrappolate sono almeno 35 persone, tra cui una ventina di stranieri. Tra gli ostaggi anche Maliha, studentessa della Northsouth University: era lì con quattro amici quando è iniziato l’assalto e da lì è riuscita a telefonare a suo padre e a lanciare un Sos, «intorno alle 23.30», ha detto un testimone a un giornale locale.
L’attacco – il primo con prima presa d’ostaggi nel Paese – è stato rivendicato da un gruppo vicino all’Isis, Ansar al Islam, in un messaggio diramato dall’agenzia di stampa «Amaq», legata al Califfato, che ha affermato di aver ucciso nell’assalto «più di venti stranieri di diversa nazionalità». Il dipartimento di Stato Usa ha detto di non poter confermare l’autenticità di questa rivendicazione.
Paese a stragrande maggioranza musulmana (90%), il Bangladesh è laico sulla carta ma alle prese con una preoccupante regressione integralista.
Nonostante alcuni attacchi siano stati rivendicati da Isis, finora il governo laico della premier Sheikh Hasina ne ha attribuito la responsabilità a gruppi locali. Sull’onda di questo crescendo fondamentalista, la polizia ha lanciato a giugno una massiccia operazione anti jihadista che ha portato all’arresto di oltre duemila persone. Ma nella maggior parte dei casi si è trattato di criminali comuni e non di estremisti islamici. Un stretta che non è servita a scongiurare il «venerdì nero» di Dacca.