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 2016  luglio 01 Venerdì calendario

Unicredit si affida a Jean-Pierre Mustier. Ecco chi è

UniCredit ha deciso di affidarsi a Jean-Pierre Mustier. Dal 12 luglio il francese, già capo del Cib di gruppo fino alla fine del 2014, prenderà il posto di Federico Ghizzoni: la decisione è stata presa ieri mattina all’unanimità dal cda della banca, dopo che – come anticipato ieri da Il Sole – il suo nome (assieme a quelli di Papa e Vivaldi) era stato formulato dal Comitato nomine e quindi inviato in Bce per le verifiche di prassi.
«Sono personalmente soddisfatto per il percorso rigoroso che è stato seguito per la selezione del nuovo ad – ha commentato il presidente Giuseppe Vita – che ci ha portato a individuare la scelta migliore nell’interesse della banca. Di grande importanza è la totale condivisione di questa scelta da parte del Consiglio che supporterà il nuovo ad nella definizione delle scelte strategiche».
La successione si è chiusa un mese e mezzo dopo l’incontro in cui alcuni grandi soci avevano comunicato a Ghizzoni il bisogno di una discontinuità, segnando l’apertura di una sorta di “crisi di governo” che era stata poi ufficializzata a fine maggio: il primo giugno l’incarico ai consulenti di Egon Zehnder, ieri la decisione finale dopo aver vagliato direttamente una quindicina di candidati (di cui 8 incontrati direttamente). Il 10 giugno, a Il Sole 24 Ore, il presidente Giuseppe Vita aveva previsto una decisione per la fine di luglio, alla fine il clima sui mercati, i diversi inviti ad accelerare (l’ultimo, mercoledì, del premier Renzi) ma anche la consapevolezza che altro tempo non avrebbe prodotto altre candidature spendibili hanno consentito di stringere sul finale.
«Sarà un piacere lavorare a stretto contatto con il consiglio di amministrazione e con le persone di UniCredit per mettere a punto e realizzare un nuovo piano strategico. Gli obiettivi fondamentali dovranno essere il rafforzamento dei requisiti di capitale e la crescita dei risultati economici attraverso una sempre più stretta relazione con i clienti e con una cultura del rischio molto attenta e disciplinata», ha subito dichiarato Mustier, preannunciando il menu dei prossimi mesi: un nuovo piano focalizzato sul capitale (con probabile aumento), la redditività e la gestione oculata delle voci costi e credito.
Non è un manager interno – difficile da digerire per il mercato e la struttura – ma un ex che non ha perso i contatti con la banca: probabile che per il nuovo piano ci sarà da aspettare il minimo indispensabile.
«Siamo tutti molto contenti», ha dichiarato ieri Lucrezia Reichlin, consigliere di UniCredit espressione delle minoranze. In effetti i fondi, che – mettendo in minoranza la lista presentata dai soci storici nell’assemblea 2015 – avevano aperto una crepa che si è poi rivelata insanabile incassano un profilo internazionale e apprezzato dai mercati, identikit gradito anche ai soci del blocco tedesco e a Fondazione CariVerona. Tra i più soddisfatti anche Fabrizio Palenzona, a conferma del fatto che l’idea Mustier sarebbe nata da un inedito asse a tre con Biasi e Reichlin, mentre qua e là qualche mugugno si percepisce, soprattutto nell’area soci privati – (Caltagirone in testa): non tanto sulla nomina di Mustier (né in comitato né in consiglio sono arrivati voti contrari), ma sulla svolta che si chiede da tempo e che per ora tarda arrivare.
Toccherà al nuovo ceo cementare la multiforme compagine azionaria a suon di risultati. Diversamente, esploderanno tutte le incongruenze di una banca dall’azionariato ormai da public company non ancora del tutto recepito nella governance.
Formalmente, dopo la cooptazione di ieri in cda (al posto di Manfred Bischoff) Mustier riceverà le deleghe nella prossima seduta dell’11 luglio da Federico Ghizzoni, che ieri ha espresso il suo apprezzamento per la scelta caduta su un «amico personale». Ieri dopo il voto del cda il titolo si è ripreso da una partenza fiacca, chiudendo a 1,97 (+2,44%).

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Da Piazza Gae Aulenti, dove la banca si era appena trasferita, Jean-Pierre Mustier si era congedato a fine 2014 dopo aver stabilizzato una divisione, il Corporate & investment banking, duramente provata dagli anni di tempesta finanziaria. Ma un piede in UniCredit l’ha conservato: il banchiere siede nell’international advisory board di gruppo, presieduto da Romano Prodi, e – complice una relazione che rimane tuttora ottima con Federico Ghizzoni – su indicazione di UniCredit fa parte del board di Alitalia, presieduto da Luca Cordero di Montezemolo.
In sostanza, nell’anno e mezzo trascorso in Tikenhau capital, fondo di private debt transalpino, non sembra aver perso di vista quel che accadeva attorno al suo ex ufficio. Tanto che la profonda conoscenza del gruppo è diventata uno dei punti di forza della sua candidatura, assieme a una doppia comprovata esperienza nell’investment banking e nel corporate (anche di fascia medio-bassa): considerata la probabile necessità di un aumento e di una gestione più aggressiva del capitolo crediti, a partire da quelli deteriorati, sono due skill che il consiglio cercava sul mercato e che sembra aver trovato nel banchiere francese.
Serio, rigoroso, nei tre anni trascorsi in UniCredit non ha imparato l’italiano ma «è uscito molto diverso da come è entrato», assicura un manager che gli ha lavorato accanto per anni. Come a dire che un po’ di italianità l’ha acquisita.
Classe 1961, sposato con due figli maschi in America a studiare, Mustier – stando a chi lo conosce da vicino – unisce le due qualità tipiche dell’ingegnere votato alla finanza: attenzione ai dettagli e visione d’insieme, che si tratti di gestire un portafoglio diversificato di asset o di un gruppo multinazionale.
Appassionato di rugby e caccia (pare più del calcio), prima di entrare nel 1987 in Société Générale da pioniere dei prodotti derivati, un periodo nell’esercito, si vocifera nei reparti della legione straniera: un’esperienza che dimostrerebbe una propensione alla lealtà totale alla squadra e al rispetto delle regole – uno dei motivi per cui più di un manager in UniCredit vede di buon occhio il suo rientro – e al decisionismo. Un aspetto, quest’ultimo, che potrebbe differenziare non poco la sua impronta dal predecessore, visto che in questi anni Federico Ghizzoni ha mostrato soprattutto le doti del mediatore.
Tornerà al 28esimo piano del grattacielo milanese, poche porte più in là dell’ufficio lasciato a dicembre 2014,e la prima decisione che dovrà prendere riguarda il capitale della banca: probabile che arriverà in fretta, visto il profilo dello stakanovista abituato a lavorare sette giorni su sette per 18 ore al giorno.
Tra gli anni di SocGen, dove ha anche dovuto gestire lo scandalo Kerviel, e quelli di UniCredit gli è mancata un’esperienza diretta nel retail banking. Probabile che si cerchi dentro o fuori dalla banca un manager specializzato a cui affidare la rete, magari addirittura un deputy ceo che consenta anche di superare alcune amarezze residue dopo la nomina di Mustier.
In banca il francese troverà un connazionale, Olivier Khayat (suo vice al Cib e ora a capo delle linee di prodotto Financing & advisory) e altri manager con cui aveva costruito un solido legame di fiducia, come Gianni Papa. Più difficili, secondo le voci di corridoio, i rapporti con la cfo Marina Natale, tra le cause possibili della sua uscita due anni fa. Il mercato si aspetta un ricambio consistente nelle prime linee, e anche qui Mustier dovrà dare prova di decisionismo. Come sulle grandi partite di sistema che vedono coinvolta la banca, soprattutto in Italia, da Rcs a Mediobanca: «Cerchiamo di essere lucidi, prendendo i nostri rischi ma conservando una certa prudenza: in pratica, cerchiamo opportunità valutando i rischi connessi», aveva detto Mustier a Il Sole 24 Ore nel maggio 2013, in una delle sue rare interviste. «Tutto sta nel trovare l’equilibrio giusto», aveva concluso. Ripartirà da qui.