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 2016  luglio 01 Venerdì calendario

Intervista ad Alfredo Messina, il neotesoriere di Forza Italia che non capisce nulla di politica

«Non mi chieda di cose di politica perché io non sono un politico».
Ma come? Lei è un senatore della Repubblica, tra l’altro alla seconda legislatura...
«Sì, certo. Ma non ho la struttura del politico. E certe cose della politica non le capisco proprio. Alle volte, rispetto alle dinamiche della politica, mi sento anche abbastanza estraneo. Mettiamola così, sono un tecnico prestato alla politica».
Che cosa non le piace della politica?
«Per esempio che un politico, molto spesso, pensa più alla sua rielezione che ai destini della cosa che amministra. Un atteggiamento molto umano, sia chiaro. Ma a un tecnico non succede».
Le è stato affidato un compito delicatissimo. Tesoriere di Forza Italia al posto di Mariarosaria Rossi.
«Me l’ha chiesto direttamente il presidente Berlusconi. Non potevo dirgli di no».
Le tremeranno le vene ai polsi.
«Macché, in vita mia ho fatto mille cose. E questa non sarà certo la più difficile. Certo Forza Italia ha bisogno di fare sacrifici, come tutti i partiti».
Di Alfredo Messina – nativo di Colleferro, classe ’38, manager abilissimo e di lunghissimo corso, vicepresidente di Mediolanum, senatore di Forza Italia e, da ieri l’altro, tesoriere del partito di Silvio Berlusconi – sorprendono i toni e i modi che scandiscono il ritmo delle sue parole. A dispetto di un partito che per tutta la giornata di ieri ha provato (in questo caso, inutilmente) a tenerlo lontano da microfoni e taccuini, è cortese e gentile. Le chiavi del futuro di Forza Italia, Berlusconi le ha affidate a un uomo che viene dal suo passato.
Perché proprio lei?
«Pensano che possa essere utile alla causa. È una vita che mi occupo di conti».
Anche in Alitalia.
«Ci sono stato tanti anni. Lo sa che dividendi distribuiva quell’azienda alla fine degli anni Ottanta?».
Alitalia e dividendi. Sembra un film di fantascienza, oggi.
«Un’altra epoca. Poi sono passato all’Iri, con Romano Prodi. Consideri che c’era stato lo scontro tra Umberto Nordio, che era il presidente della compagnia di bandiera, e Prodi, che con Iri era l’azionista di maggioranza».
Com’erano i suoi rapporti con Prodi?
«All’inizio di grande diffidenza, visto che io ero molto vicino a Nordio. Ma poi le cose cambiarono. Io ho sempre lavorato bene con tutti e tutti me l’hanno sempre riconosciuto. Compreso Prodi».
Come arrivò in Fininvest?
«Fine anni Novanta. Ma non so se è il caso di tirar fuori questa vecchia storia (sorride, ndr)...».
A questo punto non può tirarsi indietro, senatore.
«Secondo voci autorevoli, fu proprio Romano Prodi a consigliare a Silvio Berlusconi di prendermi. Allora come oggi Fininvest era una grandissima azienda in espansione. Ma aveva un problema di conti».
E Prodi disse a Berlusconi di assumere lei.
«Così sostengono alcuni di quelli che pensano che Prodi e Berlusconi non fossero nemici al cento per cento. Tra cui Vittorio Feltri».
Non ha mai chiesto a Berlusconi se la storia fosse vera?
«Diciamo di sì. Ma (sorride ancora, ndr) ho dimenticato la risposta».
Come giudica l’operato di Maria Rosaria Rossi?
«Come tesoriera ha abbattuto il debito, quindi bene».
E come esponente del cerchio magico?
«La prego, non mi faccia rispondere di cose di cui non so nulla».