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 2016  giugno 29 Mercoledì calendario

Che nostalgia per le signorine del telefono

Quando si alzava la cornetta per una telefonata extraurbana, dall’altro capo del filo c’era sempre la stessa risposta: «Stipel, desidera?». Voce di donna. E un numero a identificare l’operatrice che aveva il divieto tassativo di concedere il nome. «Negli anni Cinquanta la società era diversa. Allora, per una ragazza, andare al cinema da sola era sconveniente. Figuriamoci dare confidenza a un utente». Apre l’album dei ricordi, Irma, 80 anni, torinese. Per una vita «Signorina del telefono». O, meglio, telefonista in quella Società piemontese-lombarda antenata dalla Tim. «Assunta nel 1956. Come le colleghe, ero universitaria. La prima regola da rispettare era parlare sempre “col sorriso”».
Prima dello smartphone, prima di Internet, prima ancora della teleselezione del servizio negli anni Settanta. Le «signorine del telefono», nate nel 1881, agli albori della telefonia nostrana, sono una delle categorie professionali estinte che più hanno segnato la cultura femminile del lavoro. Giovani. Diplomate. Né operaie né impiegate. Meglio operatrici di commutazione, addette al collegamento degli spinotti delle linee che univano un paese dove c’era un numero per ogni cosa. Per esempio? Per chiedere la sveglia il giorno dopo il 114, per scoprire la coincidenza del treno o la definizione delle Treccani il 110. Dall’altro capo della cornetta loro: le «signorine». Grembiule nero, corso di dizione e codici di comportamento da marines. «Negli anni Quaranta, tra i divieti documentati c’era anche quello di non farsi accompagnare al lavoro se non da famigliari. Anche nella vita si doveva rispondere ai canoni di rispettabilità», raccontano Chiara Ottaviano e Walter Tucci di Cliomedia Officina, i pionieri della Public History nel nostro paese, che questo pomeriggio a Torino, al Polo del 900, racconteranno la loro storia in un evento dell’archivio Storico Tim e d’Ismel. Tra le foto e i documenti, saranno proiettati gli spezzoni di commedie cinematografiche come «Le signorine dello 04» con una giovane Franca Valeri. 
«Erano voci prive di corpo che alimentavano più di una fantasia», dicono gli storici. In realtà, nell’azienda c’erano vincoli rigidissimi per tutelare l’onorabilità. «La cautela nei rapporti era doverosa – ricorda Irma -, ma a volte capitavano avances». Tipo? «D’estate, i mariti, rimasti soli in città per lavorare, telefonavano per chiedere una ricetta. E capitava che scattasse l’invito a cena».