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 2016  giugno 29 Mercoledì calendario

Gli insulti di Farage, le battute di Juncker. Cronaca di una giornata al veleno a Bruxelles

Non intende seguire l’esempio del commissario Ue britannico Jonathan Hill, che si è dimesso dopo la vittoria nel referendum dell’uscita del suo Paese dall’Ue. «Resto qui fino a quando il Regno Unito non uscirà effettivamente», ha detto al Corriere il leader degli euroscettici dell’United Kingdom Indipendent Party (Ukip), l’inglese Nigel Farage, quando a sera si è presentato sorridente nella sala stampa del summit Ue dei capi di governo a Bruxelles per rivendicare la sua vittoria su Brexit. Ma al mattino, nella seduta plenaria straordinaria dell’Europarlamento per far accelerare l’uscita effettiva della Gran Bretagna, Farage era stato coperto da fischi, urla, ululati e appellativi non ripetibili dagli eurodeputati degli altri principali partiti. A esasperare le tensioni contro l’eurodeputato inglese è stato il presidente lussemburghese della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, a sua volta sotto pressione per un emendamento con richiesta di dimissioni proprio per l’incapacità nel gestire il rapporto con Londra. Juncker è arrivato a mettere scherzosamente la mano davanti all’obiettivo di un fotoreporter impegnato a fotografare Farage.
In aula il presidente della Commissione europea, rivolto a Farage seduto al suo seggio con davanti una bandiera britannica, ha provocato con un ironico «Che ci fai qui?» dopo aver ottenuto l’uscita del Regno Unito dall’Ue. Implicitamente Juncker ha evocato le critiche all’Ukip, che da un lato detesta l’Ue, ma non rinuncia agli «stipendi d’oro» e alle tante prebende dell’Europarlamento. Il lussemburghese ha celebrato la coerenza del suo ex commissario conservatore Hill, dimessosi insieme al suo amico e premier britannico David Cameron subito dopo il referendum. Farage ha continuato a irridere a distanza. Quando si è inserito nel discorso di Juncker per applaudire l’esito del referendum, il lussemburghese ha replicato che «questa è l’ultima volta che applaudi qui dentro».
Farage, pur interrotto dalle contestazioni, ha chiesto in aula un «buon accordo commerciale» tra Londra e Bruxelles, sostenendo che, «se volete respingere l’idea, il peggio sarà per voi, non per la Gran Bretagna». L’intervento del leader dell’Ukip ha toccato i toni più polemici quando ha detto agli altri europarlamentari «so che nessuno di voi ha mai lavorato davvero». Il presidente tedesco dell’Europarlamento, l’eurosocialista Martin Schulz, ha interrotto a fatica i fischi e le urla di disapprovazione, e ha richiamato Farage per le sue dichiarazioni «inaccettabili».
Il presidente della Commissione ha contestato al leader dell’Ukip anche la promessa nella campagna elettorale per Brexit di usare per il sistema sanitario nazionale somme molto più alte di quelle in realtà recuperabili eliminando i finanziamenti all’Ue. Farage ha ammesso che le cifre erano eccessive. «Se lo avessi fatto prima del voto mi sarei congratulato con te – ha commentato Juncker —. Ma tu hai mentito».
Il capogruppo tedesco degli eurodeputati europopolari del Ppe Manfred Weber ha difeso il compagno di partito e presidente della Commissione europea, a suo tempo nominato con la sponsorizzazione della cancelliera Angela Merkel (Ppe). «Se avessi un minimo di decenza dovresti chiedere scusa al popolo britannico – ha detto Weber a Farage —. Ti dovresti vergognare».
Gli eurodeputati dell’Ukip, insieme agli alleati del M5S di Beppe Grillo (compongono insieme un gruppo europarlamentare autonomo), hanno votato a favore all’emendamento sulle dimissioni di Juncker, che era stato promosso dalla Lega Nord e dal Front National della francese Marine Le Pen. Non è passato, come già era accaduto per la mozione di sfiducia per il coinvolgimento del presidente lussemburghese della Commissione nello scandalo LuxLeak sui favoritismi fiscali segreti alle multinazionali in Lussemburgo, soprattutto grazie agli appoggi degli eurosocialisti, di cui fa parte il Pd.