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 2016  giugno 28 Martedì calendario

Il consigliere del Csm denunciato per simulazione di reato. Tutto per un WhatsApp all’amante mandato per errore alla moglie...

Un WhatsApp all’amante mandato per errore alla moglie. Il maldestro tentativo di giustificarsi, mi hanno rubato il cellulare, che aggrava la situazione. La denuncia di furto alla polizia per tranquillizzare la consorte e le indagini che velocemente accertano: l’apparecchio è rimasto sempre nelle sue mani. Così, il malcapitato finisce denunciato per simulazione di reato.
Sarebbe solo una classica storia di corna finita in guai giudiziari, se non si trattasse di un membro togato del Csm. Un magistrato, ora indagato dai colleghi di Perugia e, a quanto pare, sotto procedimento disciplinare. 
Sono giorni che la storia rivelata dal sito GiustiziaMi e ripresa da Dagospia circola e viene pubblicata anche da alcuni giornali. Al Csm si dicono tutti attoniti, come fosse scoppiata una bomba. Tra togati e laici non si parla d’altro, ma ancora non c’è stato un passo ufficiale. Nè per smentire, nè per annunciare provvedimenti. E proprio questo autorizza a pensare che la vicenda boccaccesca abbia buone probabilità di essere vera. Anche perchè in rete circola un nome preciso, quello di un togato di Area, cartello delle correnti di sinistra, pure in posizione di rilievo nel consiglio. Ma la conferma non c’è.
A Palazzo de’ Marescialli questa è la settimana «bianca» e i consiglieri non si riuniscono, nel week end è stato tutto un giro di telefonate per commentare, consultarsi sul da farsi, chiedersi chi è il magistrato coinvolto. Il silenzio, a questo punto assordante, protegge il consigliere fedifrago che rischia molto non solo in famiglia ma nella sua carriera come membro del sindacato delle toghe.
Tutti dicono di non sapere nulla, di aver scoperto la storia sul web e alla sezione disciplinare confermano che, se è iniziata un’azione contro il magistrato in questione, dell’istruttoria se ne sta occupando ancora il Procuratore generale della Cassazione, perchè al Csm non è giunta comunicazione per l’apertura di un processo.
L’episodio, secondo le indiscrezioni, risalirebbe a qualche mese fa e dunque è possibile che ufficialmente il consiglio non sia stato ancora informato. Ma è ben difficile immaginare che i vertici del Csm e almeno una parte dei colleghi dello sconosciuto togato, siano rimasti all’oscuro di tutto.
Fatto sta che la prudenza prevale e intanto il consigliere sotto doppia indagine, penale e disciplinare, sarebbe tuttora al suo posto, firmerebbe le delibere, deciderebbe sugli incarichi dei colleghi, direbbe la sua in plenum su delicati problemi della categoria. 
Imbarazzante, a dir poco. E infatti, è fiorito un gran dibattito in rete tra i magistrati, che si domandano come si può far finta di nulla. C’è chi reclama l’intervento del Csm, chi chiede alle diverse correnti di prendere posizione, chi sottolinea che altrove l’interessato si sarebbe dimesso o sarebbe stato costretto a farlo, chi avverte che bisogna evitare di strumentalizzare la faccenda, chi lamenta il danno d’immagine di una storia che, per il ruolo del protagonista, non è solo di tradimento privato.
Qualcuno ricorda altri incidenti del genere, dalla famosa mail del togato Francesco Vigorito, che nel 2012 rivelò per errore le trattative tra le correnti per certe nomine dirigenziali, alla recente intervista al togato Piergiorgio Morosini, secondo lui «carpita» e solo in parte smentita, sull’impegno nella campagna referendaria di ottobre, fino all’attacco al Csm del presidente dell’Anm Piercamillo Davigo, sulla lottizzazione delle nomine, solo parzialmente «corretta».