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 2016  giugno 25 Sabato calendario

Ritratto di Boris Johnson, il vincitore

Salamelecchi e inchini da bugiardo patentato, come conviene a un politico di gran cervello, di grande arroganza, di grande furbizia. Boris Johnson esce da casa, lo accolgono i fischi, cosa che non gli dà per niente fastidio. E recita la parte: «David Cameron è stato il più straordinario uomo politico del nostro tempo». Figuriamoci. Fino a due sere fa gli urlava contro di tutto. «Sono dispiaciuto per le sue dimissioni».
Mentitore di rara specie e qualità, non appartiene alla schiera degli uomini viscidi e sfuggenti che tirano il sasso e nascondono la mano. È un eccentrico burlone per compiacere i giornali e le telecamere. E del resto sa bene che cosa significhi la manipolazione comunicativa essendo un giornalista-commentatore di primo livello. Ma è soprattutto un calcolatore freddo e spietato che sa ciò che vuole e come lo vuole. Il suo difetto e la sua virtù principali sono presto riassunti: prende l’avversario per il naso e per le corna. E dunque con puntuale e maniacale cattiveria ha preso l’ingenuo Cameron per il naso e per le corna. Uno così occorre tenerlo a una certa distanza oppure occorre attrezzarsi per affrontarlo. Appena può ti azzanna. Se giura che «non c’è fretta di uscire dall’Europa» significa solo che ha bisogno di tempo per attrezzarsi nella corsa alla leadership Tory. Non di certo per suoi ripensamenti moderati. E se promette ai giovani «state tranquilli tanto continuerete a viaggiare» è unicamente per raddrizzare le intemperanze verbali della campagna elettorale durante la quale si è baldanzosamente esibito a braccetto del nazionalismo ora estremista ora razzista di Nigel Farage.
Boris Johnson conosce l’arte del fare e del disfare meglio di chiunque altro. Il tutto purché sia congeniale al futuro che immagina per sé dopo la lunga esperienza da sindaco londinese. Ed facile da intuire: Downing Street. Era un europeista senza se e senza ma ed è diventato un tifoso dell’ «Indipendenza» dall’Europa. «L’Unione è stata una buona idea ma non è più giusta per il nostro Paese». Accarezza il proposito dell’amnistia per gli irregolari ma vuole chiudere i confini agli europei. È un fine pensatore e latinista ma si scatena in retoriche populiste, tanto fantasiose e colorite quanto pericolose. Come quando ha paragonato il progetto europeo al progetto hitleriano di dominazione. È stato amico fraterno per 40 anni di David Cameron (col quale ha condiviso Eton e Oxford) e lo ha accoltellato, scegliendo il momento opportuno.
Per metterlo a fuoco non serve raccontare la sua vita. Basta l’aneddoto, da lui confermato col sorriso compiaciuto, di come il 18 febbraio si è ritrovato sulla barricata con Farage e non Cameron che lo aspettava a braccia aperte. Il primo ministro aveva appena concluso i negoziati con l’Europa e tornato a casa lo voleva chiamare per renderlo partecipe delle prossime mosse in vista del referendum ancora da convocare. Lui, Boris Johnson era partito per qualche giorno di meditazione nel suo ritiro nell’Oxfordshire. In verità, stava meditando sulla posizione da assumere: con o contro il mio caro Cameron? Al Daily Telegraph aveva preannunciato che presto avrebbe scritto un articolo sul suo pensiero. Boris Johnson staccò il telefono e si rese irreperibile al vecchio compagno di studi e di baldorie. Buttò giù due articoli. Uno a favore dell’Europa. E uno contro. Era il suo referendum personale, privato, segreto. Due calcoli di convenienza e disse no, no all’Europa. Se Cameron fosse caduto, la strada per Downing Street si sarebbe aperta. Passarono le ore e silenzio. Poi, quando mancavano cinque minuti alla consegna del pezzo al Daily Telegraph , alzò la cornetta e comunicò la lieta novella al suo leader che immaginava di averlo con sé nella battaglia. La reazione di Cameron, parole di testimoni, fu da film dell’orrore. E lì finì il loro sodalizio.
Johnson conserva ancora gli originali dei due articoli. Il primo, quello europeista, magari gli potrà un domani venire buono. Adesso punta al bersaglio grosso, la leadership. Ma gli sbarramenti che troverà sono enormi. David Cameron di amici fedeli nel partito conservatore ne ha ancora tanti.