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 2016  maggio 31 Martedì calendario

Francesco Greco è il nuovo capo della Procura di Milano

Arrivata in extremis nel primo pomeriggio, dopo che la corrente «centrista» Unità per la costituzione aveva scelto di convergere sul candidato alternativo più forte, la rinuncia del capo di gabinetto del ministero della Giustizia Giovanni Melillo ha spalancato la strada all’ampia maggioranza per la nomina del nuovo procuratore della Repubblica di Milano. Francesco Greco, già pubblico ministero del pool Mani Pulite e fino a ieri procuratore aggiunto nello stesso ufficio, ha raccolto 17 voti nel plenum del Consiglio superiore della magistratura, rispetto ai 4 per Alberto Nobili (anche lui procuratore aggiunto fino a pochi mesi fa) e 3 astensioni. Un risultato vicino all’unanimità, come auspicava il vicepresidente del Cam Giovanni Legnini che, rispettando la prassi, non ha partecipato alla votazione.
Per Greco hanno votato quelli che l’avevano proposto più di un mese fa, cioè la sinistra togata di Area e la «laica» di centro-sinistra Paola Balducci, più i 5 consiglieri di Unicost, due «laici» di centro-destra (Zanettin e Alberti Casellati, quest’ultima inizialmente favorevole a Melillo) e un altro di centro-sinistra (Fanfani). Per Nobili, che pure ha fama di toga «progressista», ha votato la destra di Magistratura indipendente e di Autonomia e solidarietà (la nuova corrente di Piercamillo Davigo, altro ex pm di Mani pulite), mentre gli astenuti sono il «laico» di centro-destra Leone e i due componenti di diritto: il primo presidente della Cassazione Giovanni Canzio e il procuratore generale Pasquale Ciccolo.
Avrebbero votato per Melillo (anche lui aderente ad Area), il quale però s’è sfilato appena ha saputo che il dibattito interno a Unicost s’era concluso con la decisione di votare compattamente Greco. A quel punto, considerata persa la partita e probabilmente per evitare spaccature nel Csm sul suo nome e sul suo ruolo attuale, ha inviato una email a Legnini per annunciare la sua rinuncia. Su di lui pesava il veto (garbatamente esplicitato dal solo Zanettin,) legato alla provenienza diretta da un incarico di stretta collaborazione con il ministro della Giustizia in carica.
Una questione di inopportunità legata a questioni di immagine e apparenza, che però si è trasformata in «una sorta di pregiudiziale e malcelata diffidenza»: così l’ha definita, «con preoccupata amarezza», il presidente Canzio, il quale preferiva Melillo per la sua «eccellente biografia professionale disancorata da prolungata permanenza nel medesimo ufficio e contesto territoriale»; cosa che non si può dire di Greco né di Nobili, da sempre in servizio alla Procura milanese. Dove c’è bisogno di «innovazioni» che il prescelto «saprà certamente introdurre», ha precisato Canzio: come dire che la gestione dell’ex procuratore Edmondo Bruti Liberati ha lasciato qualche crepa. Tesi che i togati di Magistratura democratica Morosini e Aschettino hanno voluto contestare e rovesciare: la nomina di Greco è anche un attestato di riconoscenza al lavoro svolto da un ufficio giudiziario spesso al centro di «polemiche e strumentalizzazioni», caratterizzato da «momenti di fibrillazione, anche istituzionale, forse fisiologici quando l’azione penale va ad incidere su interessi “forti”».
La scelta decisiva è stata comunque quella di Unicost, dove inizialmente la posizione di Greco era sostenuta da un solo consigliere su cinque: l’ex presidente dell’Anm Luca Palamara, che è riuscito a convincere sia quelli favorevoli a Melillo che quelli orientati per Nobili. Con la motivazione di una nomina interna, che desse continuità alla guida di una Procura così importante e valorizzasse la peculiare esperienza maturata nei reati finanziari. «Ma la nostra è anche una risposta alle illazioni di mercimonio del voto e di eterodirezione delle scelte del Csm», ha spiegato la consigliera Sangiorgio; sebbene nei corridoi di palazzo di Marescialli già si parli di uno scambio per il futuro: l’appoggio di Unicost al candidato di Area sarà ricambiato al momento dell’imminente nomina del presidente della corte d’appello di Milano.
Ma al di là dei retroscena più o meno veritieri, resta la nomina di un magistrato che «ha maturato un bagaglio di conoscenze ineguagliabile nel diritto penale dell’economia», come sottolineato dalla relatrice Balducci: «È il procuratore ideale in un contesto nel quale, tristemente, l’economia condiziona quasi tutte le attività criminali».
Chi si augurava soluzioni di rottura e discontinuità come in altre Procure, da Palermo a Torino passando per Napoli e Reggio Calabria, dovrà aspettare il prossimo turno.