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 2016  maggio 30 Lunedì calendario

Otto milioni: ecco quanto ci sono costati questi quattro anni di braccio di ferro per liberare i Marò

Ma quanto ci sono costati questi quattro anni di braccio di ferro tra Roma e Nuova Delhi? Qual è il bilancio di oltre 1.500 giorni di battaglia legale tra l’Italia e l’India, tra spese legali e costi delle varie trasferte?
Il calcolo non è semplice e chi ha seguito la vicenda sin dall’inizio, da quel 15 febbraio del 2012 quando nel bel mezzo del Mare Arabico ci fu lo scontro a fuoco in cui morirono i due pescatori indiani, conta una spesa complessiva che si aggirerebbe intorno agli 8 milioni di euro.
Di spese vive. Perché a voler fare i pignoli ci sono da considerare i tanti contratti che sono ballati in questi anni. Per dirne una, nelle stesse ore in cui la Corte Suprema indiana accettava, suo malgrado, di rendere immediatamente esecutivo l’ordine del Tribunale arbitrale internazionale dell’Aja di far rientrare in Italia Salvatore Girone, il ministero della Difesa indiano annullava un mega-contratto da 300 milioni di dollari con Finmeccanica per la fornitura di siluri per i sottomarini di Nuova Delhi. È ovvio che la perfetta coincidenza temporale di questa decisione ufficialmente legata allo scandalo delle tangenti pagate dalla stessa Finmeccanica sull’appalto da 560 milioni per 12 elicotteri AW101 di AgustaWestland venduti all’India nel 2010 fa nascere il sospetto che ci sia stata una vera e propria ritorsione verso l’Italia dopo la definitiva riconsegna del fuciliere.
Di certo, però, ci sono i circa otto milioni di cui si diceva prima. Che comprendono anche le parcelle dei legali. In particolare quella di Harish Salve, uno dei più noti avvocati indiani che avrebbe incassato circa tre milioni e mezzo di euro in quattro diverse tranches: la prima di circa 900mila euro, la seconda di 800mila, la terza di nuovo di 900mila, più un ultimo versamento di 700mila euro.
Tra le varie spese, poi, ci sono anche i soldi versati per gli accordi extragiudiziali voluti dal governo guidato da Mario Monti con le famiglie delle vittime. Sulla base di quell’intesa, infatti, l’Italia versò dieci milioni di rupie (oltre 140mila euro) per ognuno dei due pescatori uccisi. Una «donazione» secondo la versione della nostra diplomazia – alla Farnesina c’era Giampaolo Di Paola – un «risarcimento» e un’ammissione di colpa per il ministro degli Esteri indiano.
Ci sono poi da aggiungere gli 800mila euro di cauzione pagati dal nostro governo nel 2013 oltre alle spese per sostenere le tante trasferte in India di questi quattro anni. Per un totale, appunto, che si aggirerebbe intorno agli otto milioni di euro.