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 2016  maggio 30 Lunedì calendario

La Ferrari s’è persa. Breve elenco dei problemi

«In Canada tra due settimane porteremo alcuni sviluppi importanti, e allora vedrete tutta un’altra Ferrari», promette a un certo punto della sua conferenza stampa Maurizio Arrivabene. Il suo sembra un annuncio di riscossa. In realtà è una piccola resa.
Già, perché il team principal del Cavallino, sin dal giorno del suo insediamento, si è sempre detto contrario alla tradizionale politica degli “sviluppi importanti” da montare sulla macchina nei momenti cruciali della stagione: «Noi non dobbiamo procedere per strappi ma dobbiamo proporre a ogni singola gara delle piccole novità che ci permettano di progredire in maniera lineare verso una direzione certa», ha sempre ripetuto.
Una filosofia contraddetta dall’annuncio delle novità per il Canada. E allora le domande arrivano automatiche: che cosa è successo? Per quale motivo questo improvviso scarto?
L’impressione – a giudicare anche dai discorsi vagamente autoptici che si captano nel motorhome Ferrari dopo l’ennesima scoppola stagionale – è che si tratti di una piccola involontaria svolta di comunicazione, dettata dalla disperazione. Gli ingegneri e i piloti hanno smarrito il filo della stagione, la concorrenza sta prendendo il largo, e il rischio che i tifosi, gli azionisti, e soprattutto Sergio Marchionne perdano la pazienza è molto, molto concreto.
In Canada – come previsto – verranno portati degli aggiornamenti del motore, ma non servirà a niente se gli ingegneri della Rossa non riusciranno – parole dello stesso Arrivabene – a capire «quale sia il vero problema di questa macchina».
Il team principal avrebbe fatto meglio a dire “i problemi”. Perché ce ne sono molti. Il principale sembra essere quell’inspiegabile fenomeno di “stallo” che paralizza la “Sf16h” che manifesta, curiosamente, il sabato, intorno alle 2.40 del pomeriggio. «Succede sempre così. Facciamo le prime due sessioni di qualifica (Q1 e Q2) molto bene – spiega Arrivabene –. Anche qui a Montecarlo Seb era convinto di poter fare la pole. E anche io ci avevo fatto un pensierino». Poi invece nel passaggio alla terza sessione, la Q3, quella decisiva, la macchina si blocca, smette di progredire. Come se in quei cinque minuti del sabato i pistoni si bloccassero. Per dire: qui a Monaco, Ricciardo tra la Q1 e la Q3 è migliorato di 1.2 secondi. La Ferrari di 55 millesimi di secondo. Da cosa dipenda, è un mistero fittissimo.
Quello che non è un mistero è che in questo modo difficilmente Vettel e Raikkonen riescono a qualificarsi nelle prime file. E partendo da dietro ci si espone ad una serie di rischi, tutti esiziali. Dagli incidenti (Alonso nel 2012 ci ha perso un mondiale a forza di qualificarsi 8°) agli ingorghi, come è successo ieri quando la gara di Vettel è stata soffocata da Massa, in gara può capitare di tutto.
Tanto più che la macchina continua ad apparire fragilissima. Dopo le molte rotture di questo avvio di stagione, ancora qui a Montecarlo, Raikkonen ha dovuto scontare una pesante penalizzazione in griglia di partenza per aver dovuto sostituire il cambio.
Quando un team deve recuperare tutto lo svantaggio prestazionale che aveva accumulato la Ferrari nei confronti della Mercedes, qualche difficoltà sull’affidabilità è da mettere in conto. Ma non riuscire a chiudere un week end di gara senza qualche rottura è davvero troppo.
Tutta questa situazione ha finito per compromettere anche quello che, fino a pochi mesi fa, sembrava essere il principale asset del team: la serenità dei piloti. Vettel e Raikkonen sono diventati l’ombra di loro stessi. Il tedesco è meno sorridente. E al volante è diventato impreciso e discontinuo come era stato solamente nel suo peggiore anno alla Red Bull. L’impressione è che cominci a interrogarsi sull’effettiva capacità di questa Ferrari, di fare fronte alle esigenze di una competizione industriale-tecnologica- agonistica come la nuova F1 ibrida.
Anche Raikkonen, nonostante la classifica lo incoroni primo pilota del Cavallino, di fronte alle prime difficoltà sembra essere tornato l’enigma baltico di tempi più cupi. Alla Ferrari, in questi tempi di crisi nera, non basta un ragazzo di talento, serve anche un temperamento da combattente.
Anche perché nel frattempo la schiera dei nemici si è fatta più folta e agguerrita, non comprende ancora la Force India (nonostante il risultato di Perez di ieri), ma di sicuro comprende la Red Bull. Anche se Arrivabene, forse un po’ scompostamente, prova a negarlo: «Ma no! Se il problema della Ferrari adesso diventa la Red Bull io me ne vado a casa», esplode, poi spiega: «Ci sono dei circuiti in cui determinate caratteristiche della macchina avvantaggiano alcune scuderie. È quello che è successo qui con la Red Bull. Ma io ai miei ragazzi non posso che raccomandare di prendere come punto di riferimento i migliori, cioè la Mercedes, se poi il mondiale dirà altro allora vedremo».