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 2016  maggio 30 Lunedì calendario

Cairo spiega perché ha scelto Mihajlovic come nuovo allenatore del Toro

Presidente Cairo, dopo 5 stagioni con Ventura come è stato fare la foto con un altro allenatore?
«In effetti mi ero dimenticato di come si fa».
Ci è riuscito a cuore leggero?
«Vede, da un lato c’era il dispiacere di lasciare un allenatore cui mi sono affezionato e a cui sono grato per 5 splendidi anni. Insieme abbiamo fatto un gran lavoro, abbiamo riportato il Toro dove meritava. Tanto che se quest’anno c’è la delusione per essere arrivati dodicesimi a un punto dal decimo posto, beh, allora qualcosa è proprio cambiato»
Come si misura il lavoro fatto da Ventura?
«Guardando la valorizzazione dei giovani. E non parlo solo per il Toro, ma anche per le nazionali: Ogbonna, Cerci, Immobile, Darmian fino a Benassi e Zappacosta, già chiamati da Conte. Per non dire di Glik e Jansson con le rispettive squadre».
Insomma, avete fatto del bene al calcio?
«Non diamoci troppi meriti, ma sono orgoglioso e felice».
Da un lato il dispiacere, diceva, ma dall’altro?
«Quando mi ha chiamato il presidente Tavecchio per chiedermi la disponibilità a parlare con Ventura e sapendo l’entusiasmo del mister per il progetto azzurro, non potevo certo dire di no. Lui con noi ha toccato il massimo, ma per le sue qualità avrebbe meritato una squadra da scudetto o da Champions».
Sorpreso dalla scelta di Ventura per la Nazionale?
«No. Se è messo in condizioni di lavorare bene e se trova la disponibilità dei giocatori, allora fa faville. Quando eravamo in Europa League mi trasmetteva una sicurezza incredibile, mi convinceva della nostra superiorità tattica. Applicherà gli stessi criteri alla Nazionale».
Che tecnico trovò nel 2011 e che tecnico ha salutato oggi?
«Allora sapeva di avere delle qualità, ma era più accademico. Per lui contava quasi di più l’estetica, perdere gli importava poco. Ora ha più rabbia agonistica: vedrete, sarà una grande rivelazione».
Si volta pagina: come e perché ha scelto Sinisa Mihajlovic?
«Cercavo un tecnico che continuasse il discorso di Ventura. E uno che lancia Donnarumma a 16 anni, e nel Milan poi, fa una cosa straordinaria, da Guinness dei primati. Per non dire di come riuscì a valorizzare Okaka, Obiang e Mustafi. Sinisa per il nostro modo di fare calcio è perfetto. Sa chi mi ricorda?».
No, dica.
«Gustavo Giagnoni. Incarna proprio quel tremendismo. E mi è molto affine: vuole superare i propri limiti ed è ambizioso. Ma non voglio mettere nessun tipo di pressione, prima cominciamo la stagione».
Non la preoccupa il fallimento al Milan?
«Quando Mihajlovic è stato esonerato, il Milan era sesto. In Europa. Avrebbe potuto concludere in bellezza la stagione che invece si è rivelata un’incompiuta. Non è andata bene, ma diciamo che al Milan non è stata l’unica cosa a non funzionare».
Il suo arrivo vi costringerà a cambiare strategie di mercato rispetto a quelle pensate con Ventura?
«No, perché stavamo già comunque ragionando su un nuovo progetto tecnico che prevedeva la difesa a 4. Quindi nessuna inversione a U».
Modulo deciso?
«Certo non smonteremo il centrocampo, altrimenti a che cosa servirebbero i nostri giovani? Sarà un 4-3-3 o un 4-3-1-2, ma questi numeri lasciamoli a Sinisa».
Quanti pezzi pregiati sacrificherà quest’anno per tenere il bilancio in attivo?
«Non ne ho bisogno. Ma ci sono cicli che finiscono, giocatori che hanno dato tutto per questa maglia. Ecco, se per loro arriva una buona offerta, la prendiamo in considerazione».
Glik per esempio?
«Non mi faccia fare nomi. Il discorso mi sembra chiaro».
Aveva promesso a Maksimovic che a fine campionato l’avrebbe lasciato partire. Ma è un pupillo di Mihajlovic: che farà?
«È nelle mani di Sinisa. Sarà lui a dirmi, dopo avergli parlato, se il giocatore vuole restare o no. Tenga conto che la difesa a quattro è quella che preferisce».
Pentito di aver rinnovato i contratti alla vecchia guardia, ai senatori di Ventura?
«Affatto. Moretti, Bovo, Gazzi, Vives: tutti ragazzi da applaudire. Rimarranno? Vedremo, è presto per parlarne».
Il caso più spinoso resta Immobile: verrà riscattato dal Siviglia?
«Avevo tanta voglia di farlo. Certo, dopo aver trattato con il club spagnolo. Ma non è questione di un milione in più o in meno. Io non gli ho parlato, Petrachi, però, mi ha detto che lui non è convinto di restare qui. Così anche questa volta, e sul più bello, Immobile ha atteggiamenti che non capisco. Se davvero lui non è entusiasta, io non ci penso nemmeno a riscattarlo».
Chi sarà il capitano del Toro nella prossima stagione?
«Sceglierà Mihajlovic dopo aver conosciuto la squadra».
Figuriamoci se lei non ha un preferito?
«Chissà. Ma non me lo faccia dire».
Che Toro sarà quello di Mihajlovic?
«Dopo cinque anni simili, dobbiamo e vogliamo crescere ancora».
Presidente, ora che è finita ci dice un difetto di Ventura?
«Un buon testimone non trova mai difetti allo sposo».