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 2016  maggio 27 Venerdì calendario

Che succede al Secolo XIX?

Un normale cambio di direttore. Oppure il definitivo ridimensionamento di un quotidiano storico, Il Secolo XIX, che diventa supplemento locale de La Stampa. A Genova se lo chiedono in tanti. Si domandano se il terremoto sia dovuto solo a ragioni gestionali, personali o anche politiche. Alessandro Cassinis lascerà la direzione del “Decimonono” (come lo chiamano a Genova). Al suo posto il vicedirettore Massimo Righi. Ma a nessuno sono sfuggiti i modi dell’operazione.
Cassinis lascia da un giorno all’altro, dopo appena un anno e mezzo. Nessuno degli interessati, a Genova come a Torino, vuole rilasciare dichiarazioni. Né Cassinis, né Maurizio Molinari, direttore della Stampa e direttore editoriale della società che unisce i due quotidiani. Nemmeno quelle parole felpate, di circostanza, che si usano in questi casi. E anche questo è un segnale. “Hanno pesato incomprensioni personali”, si dice alla Stampa.
A Genova non tutti sono d’accordo. E basta sfogliare Il Secolo XIX per capire: “Le prime pagine sono praticamente prese con il copia incolla dalla Stampa. Prendiamo i loro articoli, spesso i loro titoli. Siamo diventati un supplemento locale di un giornale torinese”. Il Secolo è uno dei quotidiani più prestigiosi d’Italia. Un giornale nato nel 1886 che appena trent’anni fa la domenica sfiorava le duecentomila copie. Che mandava inviati in tutto il mondo. Chi dirigeva Il Secolo poi finiva al timone del Corriere della Sera (vedi Piero Ottone e Giulio Anselmi). Non solo: i direttori del Secolo, anche in tempi recenti, venivano arruolati tra le prime firme dei maggiori quotidiani nazionali. Come Lanfranco Vaccari e Umberto La Rocca.
Il Secolo fino al 2014 era controllato dalla famiglia Perrone. Editori puri che non interferivano nelle scelte giornalistiche. Ma i conti erano in rosso. Così ecco la fusione con La Stampa. Di fatto un’acquisizione. Sono stati salvati i posti di lavoro, non l’anima del giornale.
Una fagocitazione graduale che, pare, Cassinis non abbia gradito. Questioni organizzative, ma di fatto anche politiche. Perché prendere gli articoli nazionali della Stampa significa anche assumerne la linea politica. Magari senza condividerla perché talvolta più filogovernativa. Come, si dice, l’anno scorso in occasione delle nomine Rai. Fino a pochi mesi fa: La Stampa che chiede al Secolo di ospitare in prima pagina la rubrica di Massimo Gramellini. “Uno dei migliori giornalisti italiani”, raccontano al Secolo, “Ma è il simbolo del quotidiano torinese. A questo punto sarebbe meglio togliere la testata Il Secolo XIX e scriverci direttamente La Stampa”.
Certo, il quotidiano torinese cerca di rafforzare la sua collocazione. Perché dopo l’operazione con Il Secolo c’è stata un’altra rivoluzione: i due giornali sono finiti a loro volta sotto il cappello della famiglia De Benedetti e di Repubblica. La Stampa deve trovarsi un ruolo per evitare di essere a sua volta mangiata. L’ipotesi: guidare i 18 quotidiani locali del gruppo Finegil (più il Secolo). La Stampa sarebbe la casa madre e fornirebbe contenuti.
Il panorama dell’informazione in Liguria è stato stravolto in due anni: Repubblica, Stampa e Secolo. I tre quotidiani più venduti con un’unica proprietà. Una posizione piuttosto dominante. Non basta: in tanti temono che di genovese resti soltanto la grande insegna sul palazzo accanto a piazza De Ferrari: “Il Secolo XIX”.