ItaliaOggi, 25 maggio 2016
Il vinile riapre le vecchie fabbriche. Almeno in Francia
Quando la vecchia economia, la old economy, dà lezioni alla nuova, alla new economy, e a sorpresa riapre le vecchie fabbriche e crea posti di lavoro. Accade a Villaines-La-Juhel, un paesino di 3 mila abitanti nel Mayenne, nella Loira Atlantica, un tempo capitale economica dei piccoli elettrodomestici (sede della Moulinex) e dell’industria del disco (in vinile) e poi man mano, con l’avvento del digitale, cd e dvd, tornata al suo passato rurale.
Un borgo semisconosciuto, «relativement isolé» come si legge nelle guide turistiche destinato probabilmente alla desertificazione se, quasi di colpo, qualche anno fa, non fosse esplosa la mania dei vinili, dei dischi di plastica rétro che gracchiano sotto la puntina del giradischi ma che, per gli appassionati, hanno un suono che nessun computer digitale riuscirà mai a riprodurre.
A Villaines-La-Juhel c’era una vecchia fabbrica di dischi, la Mpo, acronimo di Moulage plastique de l’ouest, fondata nel 1957 da una coppia di appassionati di musica, Pierre de Poix e sua moglie Monique Tyrel, che l’avvento del digitale, della musica elettronica aveva costretto ad una riconversione forzata verso il settore del packaging di plastica per la cosmetica.
I vecchi impianti per la lavorazione del vinile, le presse e le macchine per l’incisione dei dischi di plastica, le gallettes come vengono chiamate perché somigliano proprio a delle piccole torte, erano state dismesse, vendute a qualche lontano cliente del Sudamerica.
È toccato, al nuovo direttore della Mpo, Alban Pingeot, andarsele a cercare e a riprendersele proprio in Sudamerica.
E a rimetterle in funzione nel vecchio stabilimento in mezzo alla campagna della Loira, e a riassumere i vecchi operai che sapevano farle funzionare e prenderne di nuovi affiancandoli ai vecchi perché imparassero il mestiere e sapessero ascoltare il suono non-digitale che esce dai solchi incisi sulle gallette.
Il boom del vinile ha rimesso in funzione la Mpo, che oggi ha otto linee d’incisione, 120 dipendenti specializzati che lavorano 24 ore su 24 per rispettare i tempi di consegna. Perché la vecchia fabbrica di Villaines-La-Juhel è diventata una delle tre grandi aziende europee (ma si tratta di aziende di media taglia) che sforna vinili a raffica, 10 milioni di disques noirs all’anno, dalle grandi serie, 100 mila pezzi a disco, di Springsteen o di David Bowie, alle piccole serie, poche centinaia di esemplari, di qualche sconosciuto chansonnier francese.
Il fatturato, ovviamente, gira: l’anno scorso è stato di 25 milioni di euro e, con un balzo del 45%, già rappresenta un terzo del giro d’affari complessivo della Mpo (una novantina di milioni se si sommano il packaging e la produzione di cd che una ventina d’anni fa aveva soppiantato il vinile).
Mercato principale: gli Stati Uniti, naturalmente, dove la produzione di vinili è sparita da tempo e dove non si trova più nessuno in grado di far funzionare le vecchie linee di incisione delle gallettes. La grande industria americana della musica ha ancora bisogno di una piccola fabbrica di incisioni, tra le vigne della Loira.