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 2016  maggio 25 Mercoledì calendario

Mentre i conti del calcio italiano peggiorano sempre più...

Allarme rosso per il calcio italiano. I conti complessivi delle squadre professionistiche sono drammaticamente peggiorati l’anno scorso.
La perdita netta complessiva aggregata di tutti i club professionistici (serie A, serie B, Lega Pro) ha raggiunto i 536 milioni di euro nella stagione 2014-2015, terminata il 30 giugno 2015, con un peggioramento del 69% rispetto al rosso di 317 milioni dell’anno precedente. Il deficit è concentrato nella serie A, la cui perdita netta aggregata è raddoppiata, da 186 a 379 milioni.
I ricavi sono stagnanti, i debiti restano altissimi, il capitale messo dagli azionisti, sottratte le perdite accumulate, si assottiglia. Per tutte le squadre professionistiche il patrimonio netto si è ridotto ad appena 37,2 milioni, sottolinea Emanuele Grasso, partner di PricewaterhouseCoopers, che insieme all’Arel ha collaborato al «Report Calcio 2016», il sesto rapporto annuale della Figc, presentato ieri alla Camera dei deputati.
Il capitale residuo è di appena 37 milioni, non basta a coprire un mese di perdite del sistema calcio. «C’è da chiedere un grosso sforzo agli azionisti di riferimento, perché non ci sono alternative», ha detto Grasso. A fronte di un capitale ridotto quasi a zero ci sono debiti complessivi pari a 3.386 milioni. 
Nella serie A il patrimonio netto di tutti i club al 30 giugno 2015 è per la prima volta negativo da cinque anni, -12,8 milioni (era pari a 197,9 milioni l’anno precedente). I debiti totali per la serie A sono pari a 2.974 milioni, 119 milioni in meno dell’anno precedente. Di questi, i debiti finanziari sono aumentati da 1.129 a 1.254,6 milioni. Questo significa che sono le banche a tenere in piedi larga parte dei club di serie A. Gli squilibri sono determinati soprattutto da Inter, Milan, As Roma, in tre cumulano 270 milioni di perdite. Se la passa relativamente meglio la Juventus (utile di 2,3 milioni nell’ultimo bilancio, ma i debiti finanziari netti, causati anche dall’investimento nello stadio, sono alti, 184 milioni a marzo 2016). Il presidente della Juventus, Andrea Agnelli, ha preferito non commentare i dati dello studio.
Lo squilibrio patrimoniale è impressionante anche se si guarda al giro d’affari. I ricavi del calcio professionistico, escludendo le plusvalenze che – impropriamente – diversi club inseriscono nei ricavi (mentre vanno considerate proventi straordinari), sono aumentati di 45 milioni a 2.244 milioni, in serie A i ricavi sono aumentati di 23 milioni a 1.879 milioni.
Nell’analisi si può osservare che la perdita reale di gestione è più alta delle cifre ufficiali, perché il risultato netto sopra indicato beneficia delle plusvalenze realizzate con il calciomercato, che sono peraltro in calo rispetto all’anno precedente. Sono diminuite da 528 a 381 milioni per tutti i campionati. In serie A le plusvalenze lorde sono diminuite da 443 a 331,7 milioni, mentre al netto delle minusvalenze il saldo delle plusvalenze è diminuito da 439 a 295 milioni. Poiché però le vendite e gli acquisti di giocatori avvengono quasi tutti entro i confini nazionali, tranne qualche caso (per esempio Arturo Vidal ceduto dalla Juventus al Bayern Monaco, Matteo Darmian dal Torino Fc al Manchester United), in un conto economico consolidato di settore le plusvalenze andrebbero quasi tutte eliminate e la perdita aumenterebbe dell’importo così eliminato. Applicando questo criterio, la perdita totale aggregata dell’intero calcio professionistico sarebbe di 917 milioni, quella della serie A sarebbe di 674 milioni.
La fotografia del «Report Calcio 2016» è stata fatta analizzando 19 squadre su 20 della serie A, 21 su 22 in serie B, 47 su 60 in Lega Pro. Per la prima volta in serie A manca una squadra, il Parma perché è fallito. Quindi i dati della serie A sono peggiorati nonostante manchi una squadra dal bilancio in profondo rosso e con molti debiti.
Grasso ha sottolineato che il costo del lavoro è aumentato per il terzo anno consecutivo, +4,9% per l’intero sistema a 1.528 milioni, «mentre in Europa c’è stato un calo del 3,1%, per effetto del Financial fair play Uefa». In serie A il costo del lavoro è aumentato del 4% a 1.236 milioni.
«Come per il debito pubblico, anche nel calcio lo spread si misura rispetto alla Germania. E rispetto alla Bundesliga lo spread del calcio italiano sta aumentando», ha osservato il segretario generale dell’Arel, Enrico Letta. Il presidente della Figc, Carlo Tavecchio, ha detto che il calcio italiano «è un movimento importante, il rapporto dovrebbe essere più completo. Abbiamo 20.000 campi di calcio, siamo il quarto paese in Europa nel calcio, paghiamo un miliardo e 52 milioni di imposte». Tavecchio ha concluso con un accenno patriottico: «La nazionale è un brand molto forte. La maglia azzurra, dopo il Papa e la bandiera nazionale, è il brand italiano più importante. Ogni partita della nazionale A abbiamo un introito di 3 milioni in media. Senza la nazionale saremmo decrepiti».