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 2016  maggio 25 Mercoledì calendario

La musica dal vivo vale 750 milioni

Presi come siamo da centomila guai, quasi non ci accorgiamo del rilievo che ha assunto la musica popolare dal vivo, non solo presso le tribù giovanili. Ogni anno, 40 milioni di Europei prendono su e vanno verso Festival o divi di riferimento, in patria o all’estero. Per lo più, la regina è la Gran Bretagna che – come ricorda Greg Parmley – del magazine dell’Ilmc, International Live Music Conference – di festival ne conta 600, e incamera ogni anno un milione di euro, con 500 mila turisti musicali. 
I concerti sono un affare, anche in proiezione: tanto che Jens Michow, boss dei promoter tedeschi, ha confessato che alcuni operatori stanno acquistando terreni che hanno perso valore per farne luoghi di delizie elettroniche o hardrock. 
In musica, l’Europa suona positiva. Tanto ottimismo è uscito l’altro giorno a Roma all’assemblea di Assomusica, associazione dei promoter italiani, che ha aperto ai racconti dei colleghi europei. Prossima tappa, il 4 giugno a Cannes ancora calda di cinema, per il primo Forum europeo sulla musica: slogan poetico, «Music Moves Europe». 
La musica muove l’Europa, e anche l’Italia nel suo piccolo: negli ultimi tre anni la crescita di fatturato è stata costante, stimata dell’8,7 per cento, con 750 milioni di euro per il 2015/16. Al primo posto Lombardia con 22,6 per cento, poi Lazio 15,2, Emilia-Romagna 14,2, Toscana 9,8, quinto il Piemonte con 7,9; in controtendenza il Sud, dove svettano il 7,4 della Campania e il 4,9 della Sicilia. In generale, si lamentano spese alte e bassa redditività, causa i costi di realizzazione, ed è ovvio che le grandi imprese la facciano da padrone.
C’è polarizzazione, qui come dovunque, e c’è anche un sommerso da paura: Assomusica con i suoi numeri rappresenta solo il 10,7 del settore, l’89,3 per cento delle imprese non sono associate. Se poi si pensa che il fatturato della discografia italiana si aggira sui 100 milioni di euro, si avrà un’idea dello sconvolgimento di ogni vecchia certezza. 
Si studia il futuro, intanto. Biglietti sempre più online, e sempre più personalizzati. Poi c’è la guerra al famoso secondary ticketing, l’accaparramento di biglietti da rilanciare subito a prezzi smisurati: in Gran Bretagna il governo ha chiesto per la fine della settimana un’analisi del fenomeno, e l’Observer ha scoperto piattaforme che si insinuano nella filiera della vendita, mangiandosi i biglietti per poi rivenderli. Il sito Rockol.it parla di Ticketbots.net, domiciliata a Panama: propone un software che elude con un robot la sicurezza dei rivenditori, e spopola. 
Roba da 007. Ma intanto Assomusica, attraverso il suo Presidente Vincenzo Spera, guarda ad una legge sulla musica dal vivo, che sembrerebbe a buon punto, come ha assicurato l’onorevole Rampi della Commissione cultura che ci sta lavorando. Sullo sfondo, il collegamento con la Commissione Europea, Direttorio generale per l’educazione e la cultura, la cui componente Corinne Rigaud ha detto ai promoter, via Skype: «La musica è più che cultura, contribuisce al raggiungimento di obiettivi sociali ed economici». Parole magiche, di questi tempi.