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 2016  maggio 25 Mercoledì calendario

A Trento c’è una Asl che funziona bene. Davvero

A Trento ci si ammala come in tutta Italia ma si spende in farmaci meno che ovunque. La ricetta per riuscirci è semplice: conti in ordine, spese oculate, organizzazione trasparente e consumi consapevoli. Che Trento sia Provincia autonoma, che i nove decimi delle entrate – ma adesso sono un po’ meno – rimangano sul territorio e che alla fine il bacino d’utenza sia di 500 mila abitanti ovviamente aiuta. Ma i numeri da soli bastano già a far venire il mal di testa alle altre regioni italiane. La Provincia è l’unica a non sforare i tetti di spesa sull’assistenza farmaceutica territoriale: tetto programmato 11,35%, media nazionale 11,64%, Trento 9,84%. Né su quella ospedaliera: 3,24% contro il 5,06% nazionale e il tetto programmato del 3,5%. Il totale dell’assistenza farmaceutica è pure meglio: a Trento si vola al 13,09% contro il dato nazionale del 16,73%, molto peggio del tetto programmato che dovrebbe essere del 14,85%.
A Trento il bilancio provinciale viaggia sui 4 miliardi di euro di cui 1 miliardo e 200 milioni per la sola assistenza sanitaria. A Trento il ticket si paga solo dall’anno scorso, massimo 1 euro a ricetta contro i 2 euro a confezione della media nazionale. A Trento il ticket grava sulle tasche degli abitanti per il 6,4% contro il 13,4% della media nazionale. Il 32% dei farmaci sono generici, la Provincia è fuori dal Sistema Sanitario Nazionale. Se i conti saltano lo Stato non ci mette un euro ma tocca ai cittadini ripianarlo. Il modello è fin troppo virtuoso, il 90% delle strutture sanitarie sono pubbliche, ma si capisce che è difficilmente esportabile. Come ammette Luca Zeni del Pd: «Da noi c’è più attitudine al controllo delle spese. Nel 1995 sul territorio c’erano 11 Asl, oggi ce n’è una sola. Negli anni abbiamo investito anche sull’educazione dei cittadini. Più vita sana meno patologie. Più farmaci generici meno di marca».
Il lavoro deve essere stato capillare. Deve essere durato anni. Se ne vedono le conseguenze dietro al banco della farmacia di piazza Cantore dove in camice bianco lavora Bruno Bizzaro, presidente dell’Ordine: «Da noi non si usano prescrizioni stratosferiche di medicinali. La spesa è contenuta. I farmaci generici sono più che accettati anche se non sono mancate le resistenze da parte dei medici e all’inizio pure degli utenti. L’educazione sanitaria ha dato negli anni i suoi frutti».
Nel 2014 secondo i dati dell’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari i trentini hanno speso mediamente 145 euro a testa in medicine. Con una riduzione dell’1,2% rispetto al 2013. Con un abissale 19% in meno rispetto al dato nazionale. Marco Ioppi il Presidente dell’Ordine dei Medici è consapevole che per raggiungere questi risultati ci vuole tanto lavoro: «Abbiamo insistito sulle prescrizioni limitando gli sprechi. Il dibattito sull’utilizzo dei farmaci generici è aperto ma non ci sono mai stati degli scontri ideologici. Alla fine siamo un piccolo laboratorio, grande come un sobborgo di Milano, dove tutto è più facile da tenere sotto controllo. Dove la semplificazione è possibile».
La rivoluzione copernicana della sanità trentina è iniziata 11 anni fa. Quando le 11 aziende sanitarie si sono fuse in una sola. Oggi il 90% delle prestazioni sanitarie passa da strutture pubbliche. Nel palazzo della Asl di via De Gasperi, tutto cemento e cristalli con una fontana grande come una piscina, ai numeri da record sono abituati. Un anno la provincia virtuosa è Trento. Un altro Bolzano. Poi si ricomincia. Paolo Bordon è il direttore generale della Asl da due settimane. Viene dal Friuli ma le sue idee arrivano da lontano: «Il contenimento della spesa pubblica anche nella sanità non può passare attraverso i tagli lineari. Ci deve essere un investimento di lunga durata. La semplificazione amministrativa è la ricetta più importante». I tetti di spesa li organizza il ministero delle Finanze. Sono elaborati sulla proiezione di una fotografia che risale a 8 anni fa. Chi sfora pesa sulle casse dello Stato. Meno che a Trento e nelle regioni autonome. Riccardo Roni il responsabile del settore farmaceutico della Asl ha idee chiare: «Chi ha pensato che il ticket fosse un regolatore dei consumi si è sbagliato. Noi lo abbiamo introdotto l’anno scorso. Ma a fronte di un’utenza che consuma il 20% in meno di farmaci rispetto ad altre regioni soprattutto del Centro Sud».