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 2016  maggio 25 Mercoledì calendario

Morelli, Nagel, Valeri o Ermotti? Il board dell’Unicredit pensa al dopo Ghizzoni

Mezz’ora per dirsi addio, non subito e bruscamente ma all’interno di un processo che durerà una quindicina di giorni. Tecnicamente non sono le dimissioni dell’amministratore delegato di Unicredit Federico Ghizzoni, ma un preludio. Due ore di consiglio ieri pomeriggio sono servite a ratificare la svolta – con una decisione che alcuni dei soci stabili meditavano da almeno sei mesi e non attuata per l’opposizione del cda, che il 9 febbraio aveva dato unanime appoggio al capoazienda – e a formalizzare la liturgia di una sostituzione che si vorrebbe incisiva e breve.
A quanto trapela dalla riunione di ieri, dai contorni molto formali si racconta, solo una mezz’ora nella prima parte ha visto presente Ghizzoni, che ha comunicato ai consiglieri più o meno le stesse cose dette alla compagine di azionisti stabili incontrata lunedì 16. Quel giorno il successore di Alessandro Profumo aveva ascoltato le critiche degli emissari di Caritorino, Cariverona, Carimonte, Aabar, Caltagirone, e dei soci di minoranza Lucrezia Reichlin, rispetto all’andamento lento del titolo, che dalla presentazione del piano strategico di novembre si è quasi dimezzato (ieri l’azione Unicredit è risalita del 4,8%). I grandi soci gli avevano manifestato una volontà di cambiamento manageriale. Nei giorni trascorsi Ghizzoni ha sondato il terreno, e raggiunto un accordo di massima con l’azienda per la sua uscita. Così ieri, come aveva già anticipato ai soci il 16, Ghizzoni ha espresso ai consiglieri la disponibilità «a fare un passo indietro e accompagnare la squadra a un cambio di allenatore», avrebbe detto il manager.
I consiglieri hanno dunque preso atto dell’intenzione di lasciare, dopo 36 anni in banca e cinque e mezzo da ad. E hanno fatto partire la procedura di sostituzione. «Il cda di Unicredit e Federico Ghizzoni hanno constatato che sono maturate le condizioni per un avvicendamento al vertice», riporta una nota. Il banchiere ha «dato la propria disponibilità a definire, insieme al presidente, un’ipotesi di accordo per la risoluzione del rapporto, da sottoporre poi agli organi competenti, impegnandosi comunque a mantenere le proprie funzioni sino alla nomina del suo successore». Sembra che i dettagli materiali siano già definiti: al capoazienda andrà un appannaggio che tra Tfr, spettanze fino al 2018 (data di scadenza del mandato), buonuscite e monetizzazione di bonus e azioni che supererà i 10 milioni di euro. Ghizzoni, aggiunge il comunicato, «manterrà le proprie funzioni sino alla nomina del suo successore, supportandolo poi, adeguatamente, nella opportuna fase di transizione deleghe ordinarie fino alla nomina del nuovo ad». Il consiglio ha infine ringraziato Ghizzoni per «l’alta qualità del lavoro svolto, con grande competenza e totale dedizione in condizioni di mercato estremamente difficili».
I fatti di ieri mettono la palla nelle mani del presidente Giuseppe Vita, «incaricato di avviare il processo di successione» dal cda. Tutto è strettamente codificato dallo statuto: il presidente investirà del dossier il comitato nomine e governance, che farà partire la procedura di scelta dei “cacciatori di teste”. Sembra che saranno almeno due, e i favoriti sembrano Egon Zehnder e Korn Ferry (li proporrà il comitato nomine, e il cda li deve ratificare). Il comitato nomine, in cui siede Vita, ma anche i tre vice presidenti che sono registi della successione – Fabrizio Palenzona, Luca Montezemolo, Vincenzo Calandra – si dovrebbe riunire la prima volta mercoledì prossimo, e si confronterà con i selezionatori per individuare una rosa di 3-4 candidati interni (tra i nomi più accreditati sono il capo del ramo di banca di investimento Gianni Papa e il responsabile del Centro Est Europa, Carlo Vivaldi), e di altrettanti papabili esterni (sembrano in partita Marco Morelli di Bofa, Flavio Valeri di Deutsche Bank, Alberto Nagel di Mediobanca, Sergio Ermotti di Ubs). Il comitato, che ha un ruolo consultivo e si riunirà altre volte in giugno, farà poi le singole valutazioni su ogni candidato, e proporrà al cda i nomi per la valutazione finale. Secondo gli esperti si tratta di una procedura complessa, e bisognerà lavorare sodo e proficuamente per poter giungere a nominare il nuovo ad di Unicredit nella riunione di consiglio del 9 giugno, già in calendario.