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 2016  maggio 25 Mercoledì calendario

La Raggi e la sua «squadra di badanti»

Un mini direttorio incoronato da Beppe Grillo veglierà su Virginia Raggi, orientandone le scelte più delicate nel caso in cui riuscisse a issare la bandiera del Movimento sul Campidoglio. Di questo staff, previsto dal codice di comportamento sottoscritto dai candidati prima delle elezioni, faranno parte quattro fedelissimi selezionati con cura dalla Casaleggio associati: la deputata Roberta Lombardi, la senatrice Paola Taverna, l’europarlamentare Fabio Massimo Castaldo e il consigliere regionale Gianluca Perilli, tutti eletti nel Lazio. Proprio questo cordone di protezione finisce però nel mirino del Pd, convinto che si tratti della prova del “commissariamento” di fatto imposto alla Raggi.
Il caso dello staff accende all’improvviso la corsa finora tiepida per il Comune di Roma. Ed è come una miccia che fa esplodere la campagna elettorale capitolina. «Fossi un cittadino – attacca Matteo Renzi – non sceglierei un candidato co.co.pro di un’azienda privata milanese». I renziani come Lorenza Bonaccorsi si mettono immediatamente in scia: «Raggi farfuglia qualche spiegazione per giustificare che non solo sarà eterodiretta dalla Casaleggio associati, ma avrà una squadra di badanti con il compito di controllarla». Ragionamenti simili a quelli di Alfio Marchini – «la città non ha bisogno di una presentatrice tv che legge un copione» – e di Giorgia Meloni: «Abbia il coraggio di confrontarsi, le consento anche di utilizzare l’auricolare per rimanere collegata con Casaleggio». La reazione non si fa attendere, ed è affidata a Luigi Di Maio. «Lo staff se lo è scelto lei, Grillo ci mette il bollino – assicura il reggente del Movimento – In queste settimane sto assistendo a un attacco inaudito a Raggi, di cui hanno paura tutti. Sono disperati. Tutto ciò sarà un boomerang per il Pd. E Renzi non può muovere nulla perché le lobby non glielo permettono». Colpita ruvidamente, anche la candidatarisponde ironizzando sulla passione social del presidente del Consiglio: «Mentre noi pensiamo a Roma e al paese, il Pd pensa a noi. Caro Renzi, dura la vita del follower...».
Ma come nasce l’idea di uno staff costruito attorno a Virginia Raggi? Era già tutto previsto in uno dei dieci punti nel codice etico grillino, con tanto di penale di 150 mila euro per i “disobbedienti”. Un’unità di pronto intervento, utile a sbrogliare le matasse più intricate. Meglio ancora, un mini direttorio che, assicura proprio Raggi, sarà chiamato in causa per «le questioni giuridicamente complesse». E tutto questo perché, spiega ancora, «Roma ha bisogno di tutti i livelli istituzionali per essere governata. Questo staff, unico nel suo genere, sarà un’altra risorsa del Movimento che farà la differenza».
Non servirà invece ad amministrare la Capitale, bensì a proporre leggi da presentare in Parlamento la nuova piattaforma di Rousseau presentata ieri da Di Maio. Si chiamerà “Lex” e permetterà di presentare proposte di legge a chi vorrà iscriversi. «Scrivono Rousseau – attacca il dem Ernesto Carbone – ma si pronuncia Orwell». E invece no, giura il reggente grillino, «è l’eredità di Gianroberto Casaleggio». Tra i paletti imposti ai cittadini- legislatori, il rispetto della Costituzione e del programma del Movimento. Quanto alle coperture finanziarie dei provvedimenti, in casa cinquestelle la risolvono così: «Devono essere riportate in maniera indicativa e realistica».