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 2016  maggio 24 Martedì calendario

«Noialtri impariamo da questi errori», ecco il titolo giusto dell’articolo di Repubblica

Oggi Repubblica ha in prima pagina un severo commento del vicedirettore Gianluca Di Feo contro l’inchiesta che ha fatto arrestare l’infermiera di Piombino accusata di avere ucciso diversi pazienti, e che poi è stata scarcerata con una pesante critica da parte del Tribunale del Riesame alla fragilità delle prove contro di lei e alla pessima conduzione dell’indagine.
Il commento di Repubblica è intitolato “La giustizia impari da questi errori”. L’articolo dice:
Una donna è stata presentata come assassino in assenza di indizi
Ed è assolutamente condivisibile tutto il commento e il giudizio, come è da essere confortati che sia stato pubblicato: poteva andare peggio, poteva piovere, e Repubblica poteva ignorare lo sbugiardamento, come capita quasi sempre con le inchieste smontate dopo che le accuse avevano occupato le prime pagine.
Però, pur rimanendo confortati, ricordiamocelo, come la stessa Repubblica aveva dato la notizia dell’arresto, sulla stessa prima pagina dove ora chiede che “la giustizia” impari. Hai visto mai che un giorno il severo commento a posteriori sia intitolato “Noialtri impariamo da questi errori” e si spieghi quindi da chi è che “una donna è stata presentata come un assassino in assenza di indizi”. Senza dare la colpa ai magistrati, perché se si vuole essere prudenti e diffidenti, si può: però bisogna volerlo.
“Almeno così dorme”, aveva detto Fausta Bonino, 55 anni, infermiera dell’ospedale di Piombino avvicinandosi al letto di un paziente per un’iniezione. Poco dopo, era l’agosto del 2015, quel paziente sarebbe morto. Così come altre dodici vittime che, secondo i militari del Nas di Livorno, sono stati uccisi tra il 2014 e il 2015 con iniezioni letali di un farmaco anticoagulante somministrato proprio dall’infermiera dell’ospedale toscano in provincia di Livorno.
Loro, le vittime, donne e uomini tra i 61 e gli 88 anni, erano tutte ricoverate, per diverse patologie anche non gravi, nel reparto di anestesia e rianimazione dell’ospedale civile di Piombino. Non erano malati terminali. Lei, l’infermiera accusata di omicidio volontario continuo aggravato dalla crudeltà, come “arma” ha usato un farmaco molto utilizzato in ospedale ma non previsto nelle terapie di quei pazienti: l’eparina, che iniettato da Bonino anche con dosi 10 volte superiori alla norma ha provocato, soprattutto in alcuni casi “una rapida, diffusa e irreversibile emorragia con conseguente morte”, hanno spiegato i carabinieri dei Nas.
(articolo del 31 marzo)
Infermiera in manette “Ha ucciso 13 pazienti con iniezioni di eparina” (titolo del 1° aprile)
Il lato oscuro dell’invisibile Fausta “Negli ultimi tempi era cambiata” (titolo del 2 aprile)
“L’infermiera del veleno poteva colpire ancora” Nuovi casi sospetti (titolo del 2 aprile)