Libero, 24 maggio 2016
Dopo la strage di Capaci non ci fu nessuna «riscossa morale», come scrivono oggi i giornali
Spettabile Presidente Mattarella, la strage di Capaci non corrispose a nessun «avvio della riscossa morale», come in molti hanno titolato ieri riprendendo le Sue parole. L’ex magistrato Giuseppe Ayala, uno che c’era, l’ha ricordato più volte: «Molti si chiedono come mai la mafia, ucciso Falcone, non abbia immaginato che lo Stato avrebbe risposto: ma si dimentica che, dopo la strage di Capaci, non accadde assolutamente nulla». Ed è così. Falcone saltò in aria il 23 maggio 1992: e si figuri che il previsto decreto sul 41 bis, cioè il carcere duro di cui il governo aveva predisposto l’introduzione per l’8 giugno, in quella data rimase inapplicato perché molti in Parlamento si opponevano. Quando fu varato? Ecco, lo dica ai signori che Le scrivono i discorsi: fu varato solo dopo la strage di via D’Amelio e a causa di essa, cioè quasi due mesi dopo, il 19 luglio. Fu allora che 369 mafiosi furono sbattuti anche a Pianosa e all’Asinara. Quando vi fu la strage di via D’Amelio, oltretutto, alla scadenza del termine di approvazione del 41 bis mancavano pochi giorni, bastava solo aspettare e sarebbe decaduto ancora: altro che riscossa morale, ci volle la morte di Borsellino per ricordarsi che c’era stata quella di Falcone. La strage di Capaci ebbe un solo effetto politico: accelerare l’elezione del presidente Oscar Luigi Scalfaro (il 25 maggio) che fu sponsorizzato in primis da Marco Pannella. Il quale, per questa responsabilità, è tutt’ora fermo per accertamenti al confine celeste.