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 2016  maggio 24 Martedì calendario

«Mi piace pensare di essere un lavoratore dello spazio, un metalmeccanico in orbita». Parla Paolo Nespoli, il prossimo astronauta italiano a bordo della Stazione spaziale internazionale

Paolo Nespoli sarà il prossimo astronauta italiano a bordo della Stazione spaziale internazionale: volerà nello spazio a maggio 2017 e starà sulla Ssi circa cinque mesi. La scelta, annunciata dal presidente dell’Agenzia spaziale italiana (Asi) Roberto Battiston, è stata presa in collaborazione con la Nasa nell’ambito del protocollo d’intesa del 1997 tra le due agenzie spaziali, grazie al quale l’Italia ha fornito moduli abitativi logistici (Mplm) per la Ssi in cambio di opportunità di volo e di sperimentazioni da effettuare a bordo della Stazione spaziale. Nespoli il prossimo anno avrà 60 anni e tornerà nello spazio per la sua terza missione. Lo abbiamo raggiunto alla Città delle Stelle di Mosca dove prosegue l’addestramento. 
Maggiore Nespoli, quali le caratteristiche della missione? 
In realtà non c’è nulla di straordinario in questa missione, perché fa parte proprio del lavoro ordinario di mantenimento in orbita della struttura. Il nostro primo compito è proprio quello di curare la base, di renderla vivibile, dove non c’è ossigeno, né acqua, né gravità. Dobbiamo verificare e riparare le cose: mi piace pensare di essere un lavoratore dello spazio, un metalmeccanico in orbita. Certo, il prossimo anno sarò anche l’unico astronauta con esperienza in orbita e credo che anche questo abbia contribuito alla scelta. 
C’è ancora spazio per l’imprevisto nel vostro lavoro? 
Direi di sì: penso a Luca Parmitano che durante la sua “passeggiata spaziale” ha avuto un’emergenza acqua nel casco. O a Samantha Cristoforetti, che ha dovuto ritardare il rientro sulla Terra per un doppio grave problema tecnico. Gli imprevisti ci sono ed è per questo che servono gli esseri umani. Siamo più duttili dei robot. D’altra parte negli ultimi 15 anni ho visto grandi cambiamenti. Una volta per volare dovevi essere quasi un Superman, mentre oggi puoi essere un turista. Siamo vicini al tempo in cui lo spazio sarà solo normalità. Adesso mi sto addestrando alle attività extra veicolari in orbita (Eva) e ho notato che il protocollo della Nasa è stato molto alleggerito. D’altra parte, le cosiddette “passeggiate spaziali” somigliano sempre più a un turno in miniera: sono faticosissime, c’è moltissimo da fare. Lo spazio cambia. 
L’Italia nello spazio: quali le ricadute industriali di questa storia senz’altro importante? 
L’Italia è un Paese che dopo la guerra si è trovato con un’industria aeronautica ben sviluppata, che poi si è riversata nello spazio. La collaborazione con gli Stati Uniti ci ha permesso di crescere. Negli ultimi 20 anni, però, ho visto un rallentamento. L’Agenzia spaziale italiana fa il suo lavoro ma molti progetti internazionali sono quasi spenti. Molte aziende del settore sono passate di mano, sono andate all’estero. Io dico che l’Italia deve stare attenta: oggi stiamo ancora raccogliendo i frutti di scelte fatte più di 10 anni fa. Il progetto Mplm (moduli italiani per la Ssi) ci ha aperto le porte ad anni di missioni. Ma non diamo le cose per scontate. 
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Continua da pagina 19 Dopo gli anni della Luna ora ci avviciniamo a quelli della missione su Marte. Quanto manca? 
Quando ero un astronauta alle prime armi tutti dicevano: «Tra 15 anni potremo andare su Marte». Oggi siamo allo stesso punto. Potrei dire che ci servono altri 15 anni, e soprattutto penso che serva un impegno politico di grandissima portata. Forse questo è il principale problema. Andare su Marte sarà possibile quando verrà varato un programma sostenuto da una forte motivazione politica. D’altra parte uno dei risultati più grandi della Ssi – in orbita ormai da 18 anni – è proprio aver mostrato come persino nazioni come Russia e Stati Uniti possano trovare il modo di lavorare insieme. La missione su Marte dovrà probabilmente essere un progetto della “nazione Terra”, e non sto fantasticando. A meno che i cinesi...
Cosa consiglia a un giovane che sogna di far parte del primo equipaggio europeo inviato verso il pianeta rosso? 
Di crederci. Non è una carriera semplice: ci sono pochi posti e c’è molta competizione. Ma non è un obiettivo impossibile. Il futuro darà più spazio alle attività commerciali in orbita e tra i pianeti. Pensate a quello che fa Elon Musk: siccome nessuno voleva portarlo su Marte lui sta costruendo, da solo, i suoi razzi. Forse è una questione di filosofia di vita. Certo io sono contento di averlo sognato, lo spazio, quando ancora ero un ragazzetto della Brianza. Tanto lavoro, ma una grande soddisfazione.