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 2016  maggio 24 Martedì calendario

Nibali è in crisi ma può ancora farcela

Nibali, che succede? A Ortisei, nel terzo giorno di riposo del Giro, il siciliano ha cercato di riordinare le idee dopo il flop della cronoscalata. A sorreggerlo psicologicamente c’era anche la moglie Rachele con la piccola Emma. Resta però insoluto quell’interrogativo: perché Nibali ha fallito all’Alpe di Siusi, in una tappa che invece doveva proiettarlo verso la maglia rosa? «Non lo so neanche io, una giornata difficile ci può stare, in fondo era successa anche a Valverde che poi si è ripreso». La difesa sembra labile e la delusione evidente, quasi una sorta di rassegnazione. Non bastano le attenuanti del doppio salto di catena e del pit stop forzato nel momento clou della tappa. «Forse ho pagato la fatica del giorno prima sulla salita di Valparola, quando sono rimasto da solo. Ho staccato Valverde ma poi non ho saputo replicare a Kruijswijk e Chaves che avevano sfruttato il mio lavoro». 

«I parametri sono buoni»
La matassa comincia a dipanarsi: qualche errore di strategia, com’era successo a Roccaraso, i tempi degli attacchi non sempre azzeccati. Ma Nibali è fra i pochi corridori della storia ad aver vinto Giro, Tour e Vuelta, come può arrendersi così a rivali senza palmares come Kruijswijk e Chaves? La condizione fisica è già in calando? È intervenuto un malessere? «Ma no, i miei parametri fisiologici sono buoni e anche prima della crono mi sentivo bene». Il giallo, anzi il rosa, si infittisce. Nibali ha 31 anni e in carriera ne ha viste, e vinte, di tutti i colori. Soltanto l’anno scorso seppe reagire da fuoriclasse agli infortuni nel Tour e alla cacciata dalla Vuelta conquistando in solitaria a fine stagione il Giro di Lombardia. Dov’è finito quel campione? «Forse sento troppo il peso delle tante aspettative nei miei confronti. Se vinco sembra quasi una cosa normale, se perdo invece scoppia subito il dramma e arrivano solo critiche. Eppure non credo di dover ancora dimostrare qualcosa a qualcuno». Ecco la chiave di lettura, altro che condizione fisica. 
Rapporti tesi in squadra
È un problema di testa, una tensione psicologica complicata dai rapporti non sempre idilliaci col team Astana (ricordate la lettera di richiamo del boss Vinokourov?), dal contratto in scadenza, dalla prospettiva di correre anche il Tour, dalle voci che lo darebbero già sicuro leader nel 2017 del nuovo ricchissimo team del Bahrein... Troppo stress, anche per un campione. «Ma il mio Giro non è finito» assicura lui. A patto che lasci giù dalla bici ansie e aspettative, una zavorra troppo gravosa sulle salite ancora da affrontare prima di Torino.