Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  maggio 24 Martedì calendario

Tante piccole microesplosioni, ecco perché il volo MS804 dell’EgyptAir sarebbe precipitato. Una nuova tecnica sperimentata da Al Qaeda e perfezionata dall’Isis

Più passano i giorni più le ricostruzioni degli ultimi minuti del volo MS804 da Parigi al Cairo, precipitato giovedì, diventano contraddittorie. Ma gli esperti di sicurezza aeronautica americani e israeliani restano convinti che l’unica spiegazione plausibile sia l’esplosione di un piccolo ordigno a bordo. O di più ordigni. Una nuova tecnica sperimentata da Al Qaeda e perfezionata dagli artificieri dell’Isis.
Senza le scatole nere, per ora gli unici dati sicuri sono quelli trasmessi dall’Airbus a terra attraverso il sistema Acars. Indiscrezioni riferite ieri dalla tv francese M6 indicano che il pilota ha comunicato l’inizio di una discesa di emergenza per la presenza di fumo in cabina. Un guasto che abbia provocato il fumo però non spiega gli sviluppi successivi, con le brusche virate e l’avvitamento, anche se la Compagnia della navigazione aerea egiziana ieri ha smentito le dichiarazioni del ministro della Difesa greco Panos Kammenos, negando che l’aereo abbia compiuto quelle manovre.
L’A320 preso dal missile
In ogni caso, ufficiali della Faa Usa, voluti restare anonimi, puntualizzano che un piccolo incendio, o anche la rottura di un motore non possono causare uno schianto del genere. Un Airbus A320 può volare con un motore solo e raggiungere l’aeroporto più vicino con una manovra che i piloti chiamano «driftdown», discesa di quota controllata e decelerazione.
Gli ufficiali citano il caso di un A300 da trasporto, colpito da un missile a un’ala dopo il decollo da Baghdad nel 2003. Con il sistema idraulico dei comandi in avaria, i piloti riuscirono a tornare all’aeroporto di partenza. Sull’aereo dell’Egyptair si è verificata invece una sequenza di avarie: «Fumo in una delle toilette, nella stiva che ospita i computer di bordo sotto la cabina di pilotaggio, guasto a computer principali».
Lo sviluppo appare «più rapido che nel caso di un guasto meccanico, ma non così veloce da essere causato da una grossa esplosione». La tesi, che potrà essere confermata solo dopo il ritrovamento delle scatole nere, è allora quella di uno o più piccoli ordigni «piazzati nella stiva, probabilmente nella parte anteriore, che hanno danneggiato il sistema di volo “fly by wire” (elettronico)».
«Le micro-esplosioni spiegano sia il fumo nella cabina che le successive manovre per scendere di quota e la perdita di controllo dei comandi – conferma Omer Laviv, esperto di sicurezza aerea e Chief Operations Officer della società israeliana Athena GS3 -. E spiegano anche il fatto che i satelliti non abbiano visto il lampo di un’esplosione, come sarebbe stato nel caso di un grosso ordigno».
La lattina-bomba
Fonti israeliane sostengono che Parigi e Il Cairo sono convinte che il disastro è stato causato «da un nuovo tipo di micro-bomba, o più di una, introdotte a bordo da un complice all’aeroporto Charles de Gaulle». Gli artificieri dell’Isis avrebbero perfezionato la tecnica inventata dal terrorista di Al Qaeda Ibrahim al-Asiri, quello delle scarpe-bomba e delle mutande-bomba, utilizzate sul volo Parigi-Miami del 22 dicembre 2001 e sull’Amsterdam-Detroit del 25 dicembre 2009.
Da quegli esperimenti è nata la lattina-bomba che ha fatto precipitare sul Sinai l’Airbus della russa Metrojet il 31 ottobre 2015. Nel caso dell’Egyptair gli ordigni sarebbero stati posizionati «in modo da rendere l’aereo ingovernabile». E con una quantità ancora minore di esplosivo i terroristi avrebbero raggiunto l’obiettivo.