la Repubblica, 24 maggio 2016
«Non mi fa dormire pensare alla scarsa qualità audio di iTunes». Neil Young rimpiange il vinile
A 71 anni Neil Young non sembra aver voglia di ritirarsi dalle scene. Anzi: se molti dei suoi colleghi coetanei si limitano a celebrare anniversari, portando in giro il meglio della loro leggendaria carriera, Young al contrario non intende diventare un oggetto da museo. Ha ancora non solo la carica e la vitalità di un giovane musicista, come dimostrano i suoi concerti, ma ha ancora la curiosità che lo ha sempre animato, continua a scrivere, registrare, cantare, realizza sempre album nuovi ricchi di idee nuove, si muove liberamente in ambiti musicali sempre diversi.
E così è anche per il tour che sta per portare in Italia, il 13 luglio all’Anfiteatro Camerini di Piazzola Sul Brenta (Padova), il 15 luglio al Teatro delle Terme di Caracalla a Roma, il 16 luglio in Piazza Napoleone al Lucca Summer Festival, e il 18 luglio al Market Sound di Milano. E ancora di più con l’album in uscita il 17 giugno, che si intitola Earth, terra, parola stampata a chiare lettere sulle t-shirt che erano in vendita durante l’ultimo tour di Young, testimonianza di una fede ambientalista di vecchia data, oggi rinnovata in maniera singolare. Tredici brani dal vivo che coprono tutto l’arco della sua carriera.
Ascoltando il lavoro si percepisce una grande aria di libertà, ci sono brani recentissimi, alcuni inediti, altri del suo repertorio storico...
«Sì, è come viaggiare nel tempo. Mi piace l’idea di poter viaggiare con la mente, di poter andare da un posto all’altro con la fantasia, chiudere gli occhi e farsi trasportare dalla musica, poter andare in giro per il mondo, ovunque, perché l’immaginazione è infinita. Nella musica non amo le situazioni certe, prestabilite, molti progetti musicali oggi sono fatti così, c’è una storia, un editing, un montaggio, delle regole, dei tempi. Tutto questo ha poco a che fare con la musica, che è nella tua mente, è nel tuo corpo. Questo album ti porta vita per un’ora e mezza e non si ferma, ti porta in un viaggio nel tempo e nello spazio. Non c’è mai stato un album così prima, per poterlo mettere su disco sarebbero serviti due cd e nessuno avrebbe potuto ascoltarlo senza interruzioni. Invece con un file digitale ci sono novantotto minuti di musica senza disturbi, è come un film che puoi ascoltare immaginando il tuo scenario».
Era un progetto al quale stava lavorando da tempo?
«No, è nato per caso, una coincidenza. Avevo pensato di realizzare un album dal vivo e ho iniziato ad ascoltare le performance, tutte, circa 26 show suonati con i Promise of the Real. Ho scelto quelle migliori e, casualmente, tutte le canzoni avevano un legame con la terra. Ho cominciato a vederlo quindi come un unico flusso, come un lavoro unitario, ed è diventato naturale aggiungere i suoni della natura e alcune parti vocali, una sorta di contrappunto qua e là. Ma sono le uniche aggiunte successive, il resto è tutto fedele alle performance dal vivo».
Abbiamo ascoltato l’album con il suo lettore digitale, il Pono. E il disco, per ora, ha avuto solo un’anteprima su Tidal e non sarà su iTunes.
«Perché iTunes ha delle regole che limitano la creatività e che trovo inaccettabili.Earth è un’unica traccia di 98 minuti, senza interruzioni, iTunes non consente di fare questo. Ecco tutto. Trovo assurdo che un’artista debba limitare la sua creatività perché il sistema tecnologico non consente brani più lunghi di una certa durata. E non solo: trovo che la scarsa risoluzione audio di iTunes non consenta di ascoltare la musica come dovrebbe essere ascoltata. Puoi riconoscere una canzone ma non ne riceverai il feeling, le necessarie vibrazioni per il tuo corpo. Con i file mp3 noi ascoltiamo circa il 5 per cento della musica che ascoltavamo sul vinile, con il cd era circa l’80 per cento».
Quindi la musica del passato ci piace ancora perché ci offre vibrazioni diverse?
«La maggior parte della grande musica rock è nata nell’era del vinile, quella che ascoltiamo è così scarsa che non c’è paragone, è un trucco, una simulazione: il corpo non ascolta più. I giovani che ascoltano musica oggi non hanno mai sentito quello che abbiamo sentito noi, non è colpa loro, è la tecnologia a essere così. Le aziende di computer prendono il controllo della musica, fanno regole nuove, e non hanno alcun interesse nell’arte. Io faccio la musica che voglio sentire e cerco di farla nella qualità migliore, non faccio prodotti al di sotto di una certa soglia di qualità audio. Non mi fa dormire pensare alla qualità audio di iTunes».
Per questo il pubblico oggi affolla i concerti ed è meno interessato alla musica registrata?
«Sì, dal vivo ascolti tutto quello che un’artista sa proporre, emozioni, suoni, parole, vibrazioni. È un’esperienza unica anche per chi è sul palco. Per me è sempre stata importante, ora lo è diventata molto di più».