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 2016  maggio 24 Martedì calendario

Chi è Alexander Van der Bellen, nuovo presidente austriaco (per trentamila voti)

Danilo Taino per il Corriere della Sera
Per i prossimi sei anni, un professore «verde» occuperà l’Hofburg, il palazzo presidenziale nel centro di Vienna, cuore antico del potere asburgico. Sì, l’Austria è attraversata da un grande sommovimento politico; vive l’avanzata poderosa di un movimento di destra radicale, il Partito della Libertà (illiberale); è divisa sul dare ospitalità o no agli immigrati. Ma riesce anche a eleggere, con voto popolare, un economista di 72 anni come presidente della Repubblica. Alexander Van der Bellen, che giurerà il prossimo 8 luglio, è il testimone di un Paese che è in probabile crisi d’identità ma che, comunque, mantiene una certa saldezza di nervi.
Van der Bellen, che ha fermato sul bagnasciuga il candidato della destra Norbert Hofer, è un austriaco un po’ classico, un po’ eccentrico. Classico perché è un fumatore (confesso). Eccentrico perché, in un Paese cattolico, è luterano (non praticante). Come tanti connazionali (è nato a Vienna) ha una seconda moglie (e due figli ormai adulti dalla prima). Ma a differenza di parecchi di loro dice di essere «figlio di immigrati». In effetti, la storia della sua famiglia è un pezzo di storia dell’Europa centro-orientale.
I Van der Bellen erano vetrai che a metà del 1700 emigrarono dall’Olanda alla Russia. Non troppo in profondità: a una ventina di chilometri dal confine con l’Estonia. Ebbero successo sociale, acquisirono un titolo nobiliare, si occuparono della cosa pubblica sotto lo zar.
Il nonno del nuovo presidente eletto, anch’egli Alexander, fu un convinto liberale prima della Rivoluzione d’Ottobre. Che, per la famiglia, fu uno spartiacque di vita. Nel 1919, i Van der Bellen fuggirono dalla furia bolscevica: si stabilirono nella vicina Estonia. Ma solo fino al 1940, quando l’Unione Sovietica di Stalin invase il Paese. I genitori del neopresidente (Alexander anche il padre e Alma la madre) finirono in Germania per un certo periodo, poi si stabilirono a Vienna. Dove, nel 1944, nacque un altro Alexander, quello di cui parliamo oggi. Ma quando, l’anno dopo, l’Armata rossa raggiunse la capitale austriaca, la famiglia riparò in Tirolo.
Van der Bellen sa insomma che l’Europa non è sempre stata ospitale e che i confini interni sono spesso stati d’acciaio. Forse anche per questo si dice profondamente europeista: federalista. Ha studiato Economia a Innsbruck, ha lavorato a Berlino e dal 1980 insegna all’Università di Vienna. In politica, prima socialdemocratico poi, dal 1994, Verde: portavoce e successivamente presidente del gruppo parlamentare. Uno dei politici più conosciuti in Austria.
Quando si è candidato alla presidenza, come indipendente appoggiato dai Verdi, ha impostato una campagna sostenendo che gli immigrati sono un’opportunità e che l’Europa aperta è l’obiettivo che deve perseguire l’Austria. Al primo turno delle elezioni, il 24 aprile, ha raccolto il 21% dei consensi, secondo dietro al 35% di Hofer. In un mese, al ballottaggio ha portato i suoi voti al 50,3%. Così, di un soffio, ha fermato l’onda degli illiberali. E ha scoperto che l’Austria non ha perso i nervi. Non ancora.

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Tonia Mastrobuoni per la Repubblica
Quando comincia a circolare la voce che il voto per corrispondenza, quello “di sinistra” per eccellenza, ha restituito all’Austria il suo volto repubblicano, tra i Verdi l’entusiasmo è contenuto. Trentamila voti di scarto tra due Austrie arrabbiate non sono un risultato da festeggiare. Piuttosto, sono uno spunto di riflessione. E Alexander Van der Bellen, una prima vita tra i numeri, una seconda nelle paludate stanze della politica, ne ha colto appieno il significato. Quando si affaccia al magnifico Palazzo Schönburg, nascosto tra le vie in un quartiere popolare, il candidato indipendente che ha coagulato su di sé i voti dei Verdi, ma soprattutto della metà di un paese ancora spaventato all’idea di essere guidato da un uomo dell’ultra destra, la sua frase dà conto di questa consapevolezza. «L’Austria è un grande paese – scandisce – e una metà è importante quanto l’altra». Quasi ci si dimentica, in questa festa mesta, che Van der Bellen è il primo presidente della Repubblica espresso dai Verdi austriaci.
Formalmente, entrerà in carica dall’8 luglio, e con l’arrivo alla Hofburg di questo ex economista settantaduenne, non sono attese grandi rotture col passato. Nato a Vienna nel 1944 da una famiglia di profughi scappati dallo stalinismo – suo padre era un aristocratico russo di origine olandese, sua madre estone – crebbe in Tirolo, dove la famiglia si rifugiò alla fine della guerra, con l’arrivo dell’Armata russa nella capitale.Detto “Sascha” proprio per le sue origini russe, o “il professore”, Van der Bellen è arrivato tardissimo alla politica. E ha rivendicato con orgoglio la sua discendenza da una famiglia di rifugiati per difendere i profughi anche negli scorsi, incandescenti mesi di politica governativa rosso-nera dei muri e dei tetti agli arrivi. Peraltro, Van der Bellen ama immensamente il Tirolo e ha usato per la sua campagna elettorale uno slogan, “Heimat” (patria, terra natìa), che suona piuttosto conservatore.
Dagli anni Settanta Van der Bellen ha insegnato per molto tempo economia all’università di Vienna prima di impegnarsi in politica, nel partito socialdemocratico. Ma quando, negli anni Novanta, si è convertito all’ambientalismo ed è passato ai “Gruenen”, molti austriaci, poco avvezzi alle usanze diffusissime un po’ più a sud, lo hanno accusato di essere un voltagabbana. I Verdi, invece, lo rimpiangono ancora oggi: sotto la sua guida, tra la fine degli anni Novanta e la fine degli anni Duemila, hanno raddoppiato i consensi all’11 per cento.
Troppo a sinistra per molti, troppo moderato per una fetta di ambientalisti, Van der Bellen ha ammesso di aver aderito negli anni Settanta, quando faceva l’economista, alla massoneria. Di recente, ha voluto far sapere di esserne uscito. I duri e puri, tra gli ambientalisti, non amano neanche il fatto che fumi come una ciminiera. Lui ha spiegato che «una volta ho provato a smettere, per mesi. Ma poi mi sono detto: “perché soffrire tanto, alla mia età?”». Altre passioni sono i fumetti come Topolino e i grandi romanzi russi dell’Ottocento.
Sposato per mezzo secolo con la stessa donna, Brigitte, dalla quale ha avuto due figli, ha divorziato di recente per sposare in seconde nozze una collega dei Verdi, Doris Schmidauer. La strada per arrivare in cima alla Hofburg è stata lunga, ma chi lo conosce bene sostiene che una delle frasi che ne descrivono meglio il carattere è quella che ha voluto mettere sul sito del partito: «Per essere un buon politico bisogna essere pazienti e mantenere i nervi saldi. Aspettare il momento giusto. Saperlo riconoscere». Van der Bellen l’ha riconosciuto.