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 2016  maggio 06 Venerdì calendario

Il Milan, la Cina e Montella. È ora che i rossoneri prendano una decisione

Inguaiato economicamente e sportivamente, il Milan boccheggia lontano dalla nobiltà europea e pensa all’ennesimo rilancio con l’ennesimo tecnico: Montella. È un classico del calcio business, il cortocircuito risultati modesti-crollo dei ricavi: l’esilio biennale dalle coppe (dal marzo 2014, per mano dell’Atletico Madrid fresco finalista della Champions) ha congelato il piano industriale da presentare all’Uefa e nessuno dei figli di Berlusconi, nemmeno Barbara amministratore delegato, ha ormai dubbi sulla vendita del club alla cordata cinese, che il padre continua a valutare con ritrosia. Ma se l’attesa del Cda Fininvest per l’avvio della trattativa in esclusiva è questione di ore, la costruzione del Milan 2016-17 non può attendere, qualunque sia l’assetto societario all’inizio della prossima stagione. Al nome di Brocchi – che il proprietario non smette di difendere, convinto di vincere con lui il trofeo numero 29 in 30 anni di presidenza, la Coppa Italia con la Juve – si sta appunto sovrapponendo quello di Montella.
Già pallino di Berlusconi e potenziale ingaggio di Galliani, l’attuale allenatore della Samp è anche tra i candidati per la Nazionale, ma la vecchia passione si può riaccendere: la clausola di rescissione è scesa, dai 5 milioni della Fiorentina all’1 di oggi e i parametri dello stipendio (2 milioni l’anno) non di discostano da quelli dell’esonerato Mihajlovic. I contatti con l’entourage di Montella ci sarebbero già stati in settimana: potrebbe essere gradito anche agli eventuali nuovi proprietari.
Che la trattativa con i cinesi sia arrivata alla fase cruciale lo dimostra la cancellazione dell’appuntamento di martedì prossimo a Nyon con l’Uefa. Era all’ordine del giorno la discussione del piano industriale quadriennale (sulla base del fair-play finanziario), che però non avrebbe avuto senso, data la concreta ipotesi che il Milan a luglio abbia un nuovo assetto azionario: in questo caso (e in caso di qualificazione all’Europa League) sarebbero i nuovi azionisti di maggioranza a dovere presentare entro dicembre un nuovo piano.
La bozza del vecchio piano, che si basava sull’assunto della partecipazione all’Europa League nel 2016-17 e alla Champions nel 2017-18, non verrà più presentata, nemmeno se Berlusconi resterà il padrone. Le ragioni sono due. Se il Milan non andrà nelle coppe (mancata vittoria in Coppa Italia e settimo posto in campionato), non sarà necessario aderire al Ffp. Se invece andrà in Europa League, la società ha comunque ritenuto sopportabile il rischio di un patteggiamento con l’Uefa, tra fine 2016 e inizio 2017, per violazione del Ffp. È la procedura già toccata Roma, Inter, City e Psg: la sanzione può consistere in un trattenuta sui premi, in una limitazione della rosa, in una limitazione sulla campagna acquisti. Non è segno di salute florida, come attesta d’altronde il -89 milioni del bilancio 2015 incriminato, ma senza denaro fresco investito nel rafforzamento della squadra non ci sono molte alternative. Al bilancio personale di ex bad boy tiene Balotelli, che ha smentito la presunta aggressione in discoteca alla modella israeliana Avivit Bar Zohar: «Mai successo. Nessuna aggressione e nessun insulto: non esiste alcuna denuncia». Concentrarsi sul campo, sabato a Bologna, è la priorità obbligata per restare al Milan, mentre il suo procuratore Raiola, con le frasi possibiliste sul ritorno di Ibrahimovic, non ha rasserenato i tifosi disillusi: aspettano solo notizie da Arcore.