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 2016  maggio 06 Venerdì calendario

Renato Soru è stato condannato a tre anni per evasione fiscale. Una vicenda complicata spiegata bene qui

Il patron di Tiscali Renato Soru è stato condannato a tre anni di reclusione per evasione fiscale. Europarlamentare, fondatore della società di telecomunicazioni e della disciolta Andala Umts, è stato presidente della Regione Sardegna dal 2004 al 2008. Fino a ieri era anche il segretario del Pd sardo, carica che ha lasciato subito dopo la sentenza emessa dal giudice del tribunale di Cagliari Sandra Lepore. 
Il pm di Cagliari Andrea Massidda aveva sollecitato una condanna a quattro anni per l’evasione di 2,6 milioni nell’ambito di un prestito fatto dalla società Andalas Ldt (sempre di Soru) a Tiscali. Si parla di mancati pagamenti dell’Ires, a cui si aggiungono anche dichiarazioni false sull’Irpef, di cui una buona parte andati prescritti (si legga articolo accanto).
Per Soru è scattata anche la confisca delle somme sequestrate e per due anni «l’interdizione dagli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese, l’interdizione dalle funzioni di rappresentanza e assistenza in materia tributaria, nonché l’incapacità di contrattare con la Pa». La sua villa al centro di Cagliari è stata ipotecata da Equitalia che gli aveva inviato una cartella esattoriale di 9milioni e 975mila euro, il triplo dell’evasione contestata, che ammonta a circa 2,6 milioni. 
Dure le reazioni politiche del centrodestra e del Movimento 5 stelle. Ancora all’attacco del Pd Beppe Grillo, che nel suo blog scrive: «Oggi tocca a Renato Soru, europarlamentare e capo del Pd in Sardegna: tre anni di reclusione per evasione fiscale. Dopo l’euroindagato per voto di scambio mafioso Caputo, il gruppo del Pd a Bruxelles si ingrossa con un eurocondannato. L’epopea immorale del Pd continua. Cosa aspettano a dimettersi?». Fa eco la Lega. «Dopo l’arresto di Uggetti oggi la condanna per Soru. Pare proprio che gli esponenti del Pd disprezzino la legalità», dice Gian Marco Centinaio, capogruppo della Lega Nord al Senato. E rincara la dose la candidata di Fratelli d’Italia al Comune di Roma, Giorgia Meloni: «Da qualche anno vado dicendo che questa presunta superiorità morale della sinistra non era poi così reale». Persino nel mondo del centrosinistra c’è chi si toglie qualche sassolino dalla scarpa. Filippo Penati, recentemente assolto dall’accusa di corruzione, ricorda che il Pd lo espulse prima ancora della condanna, al contrario di Soru. Va invece in difesa di Soru il presidente della Sardegna Francesco Pigliaru: «Non commento le sentenze ma ritengo giusto riconoscere il contributo che Renato Soru in tutti questi anni ha dato, prima come imprenditore e poi come politico, per risolvere i problemi della nostra regione». 
I legali di Soru annunciano ricorso in appello. «Sentenza singolare», commentano i difensori Giuseppe Macciotta e Roberto Zanotti, che precisano che l’interdizione scatterà solo a sentenza definitiva. «In questa vicenda – dicono – non esistono concetti come triangolazioni, scatole cinesi e società dormienti, intese come strumenti per evadere. L’intera istruttoria dibattimentale non ha fatto emergere comportamenti fraudolenti di Soru o delle società a lui riconducibili». Spiegano che la trasparenza emergerebbe dalle «comunicazioni periodiche alla Consob». 

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Dietro un «prestito da 27,5 milioni di euro alla Tiscali Finance», con sede in Lussemburgo, si cela la presunta evasione fiscale per 3 milioni di cui risponde il patron di Tiscali, Renato Soru. Un’operazione finanziaria avvenuta in Italia, che avrebbe avuto lo scopo di celare al fisco gli interessi maturati su quel prestito, pari a 9,2 milioni di euro, transitati da un conto corrente Unicredit a un secondo conto acceso alla Bnl e intestato a Soru.
Dietro questi flussi di denaro ricostruiti dalla Guardia di finanza si nasconderebbero i presunti reati di dichiarazione infedele legata all’Irpef e omessa dichiarazione per l’Ires. Stando agli atti d’indagine del sostituto procuratore Andrea Manidda, tutto sarebbe cominciato in Inghilterra. Dalla Andalas Ltd, società riconducibile a Soru «con un capitale sociale – ritiene l’accusa – di 2 sterline», parte il prestito da 27,5 milioni verso la Tiscali Finance, della galassia Tiscali. Gli investigatori passano al setaccio il bilancio societario, e scoprono che tra il 2005 e il 2010 sono stati segnati gli interessi maturati sul finanziamento, 9,2 milioni di euro. Attraverso presunte movimentazioni dal conto corrente italiano di Andalas ltd, il denaro finisce nella disponibilità del dimissionario segretario Pd della Sardegna. Secondo la Procura, dunque, Soru avrebbe dovuto dichiarare i 9,2 milioni di euro, sul quale ci sarebbe stato un imponibile di oltre 3 milioni. 
L’indagine nasce nel 2010, dopo che le Fiamme gialle scoprono «operazioni con cifre che non trovavano riscontro nelle dichiarazioni dei redditi di Soru». In particolare, è stato ricostruito come la Andalas Ltd si occupasse «di compravendita di titoli legata a un soggetto residente in Italia», la Tiscali spa, oltre ad aver «concesso finanziamenti alla Tiscali Finance». Ricostruendo quest’ultimo flusso di denaro è stata svelata la presunta evasione fiscale. Nel corso della sua deposizione, Soru ha detto che «non nego che ci sia stata», «nego che io l’abbia voluta». Il tutto, secondo la sua versione, sarebbe frutto di «un errore». Probabilmente, ha detto, «uno dei professionisti incaricati di certe incombenze ha pensato che delle dichiarazioni si sarebbe occupato un altro collega».