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 2016  maggio 05 Giovedì calendario

E così Pino Maniaci, simbolo dell’antimafia, ricattava sindaci e faceva passare per minacce dei boss vendette amorose

Magistrati e carabinieri cercavano i nuovi mafiosi della provincia, quelli che continuano a fare le estorsioni. Si sono imbattuti, invece, in un simbolo dell’antimafia, Pino Maniaci. Anche lui, il pluripremiato direttore di Telejato, faceva le estorsioni. A sindaci ed assessori. «Ormai tutti e dico tutti tremano se li sputtano in televisione», si vantava al telefono con l’amante. «Se non fanno le cose che dico li mando a casa», insisteva e non sospettava di essere intercettato. I politici locali erano terrorizzati e pagavano per ammorbidire i suoi editoriali e i suoi scoop. L’assessore di Borgetto Gioacchino Polizzi fu costretto addirittura a comprare duemila euro di magliette antimafia, l’ultima iniziativa del vulcanico Maniaci celebrato nelle scuole di giornalismo e nei convegni. Ora, ha il divieto di dimora nelle province di Palermo e Trapani. Nello stesso blitz, ieri mattina, i carabinieri del comando provinciale guidato dal colonnello Giuseppe De Riggi hanno arrestato i mafiosi delle estorsioni che si erano riorganizzati senza problemi nella Partinico di Maniaci. E per la prima volta, mafiosi e antimafiosi sono nella stessa lista degli esattori del pizzo. «Ognuno operava per conto proprio – precisa il procuratore Francesco Lo Voi – sono storie diverse». Ma, adesso, accomunate dallo stesso destino nel cuore della provincia di Palermo. Al numero uno della lista che apre l’ordinanza del gip Sestito c’è “Salto Nicolò”, il capomafia che gestiva il racket. Chiude, al numero 10, “Maniaci Pino”. Sembrano i capitoli di un libro che racconta le sorti di certa antimafia.
L’ATTENTATO
Maniaci diceva di essere «potente». Lo era diventato nel dicembre di due anni fa, dopo che gli avevano impiccato due cani. Quel giorno, una valanga di dichiarazioni lo aveva incoronato eroe. A Telejato aveva chiamato anche il presidente del Consiglio. E qualche minuto dopo, il neo Pino nazionale si vantava con un’amica: «Ora tutti, tutti in fibrillazione sono, pensa che mi ha telefonato quello str... di Renzi». Rideva: «Ora la scorta mi danno». Rideva perché quello non era un attentato della mafia, ma un raid del marito della sua amante. Maniaci lo sapeva. Ma a reti unificate diffondeva ormai il suo verbo: «Io vittima dei boss per le mie inchieste». E arrivava persino a prendersi beffa dell’antimafia: «Mi hanno invitato dall’altra parte del mondo per andare a prendere il premio internazionale del cazzo di eroe dei nostri tempi». Ora, non fa neanche una dichiarazione. Parla il suo avvocato, l’ex pm Antonio Ingroia: «Dimostrerà che non ha mercanteggiato la sua professionalità».
LA TELECAMERA
Ma la storia dell’antimafia che fa estorsioni è stata in fondo l’ultimo scoop di Maniaci prima di lasciare la redazione. Uno scoop in diretta, non sul canale di Telejato, piuttosto su quello della caserma dei carabinieri di Partinico. Il canale su cui trasmetteva la telecamera piazzata nella stanza del sindaco di Borgetto Gioacchino De Luca per un’altra indagine. Nel giugno di due anni fa, spunta a sorpresa Maniaci e minaccia: «Il prefetto ha una relazione pronta per mandarla al ministero dell’Interno, per mandarvi tutti a casa, che ti sembra che scherzo? Io ti avevo avvisato». Parole più chiare non potevano esserci. La telecamera riprende il sindaco che tira fuori dalla tasca delle banconote e comincia a contare. Sono 350 euro. Maniaci rilancia: «Me ne servono 466, devo andare in banca». E il sindaco aggiunge un’altra banconota. «Così elimini merda». Ovvero, gli scoop che fanno male alla politica e alla mafia. «Merda», dice il sindaco. E il giornalista sfodera il suo armamentario: «Il prefetto è amica mia». E le amicizie importanti portano «rispetto», chiosa l’amante. Amicizia, rispetto: parole che generalmente ostentano i mafiosi. Adesso, è il campione dell’antimafia a ribadire i concetti.
L’ASSUNZIONE DELL’AMANTE
«Secondo te, tutto questo rispetto da dove viene?», dice Maniaci all’amante che gli ha appena comunicato di essere stata chiamata dal Comune di Partinico per un contratto di lavoro. «Il sindaco mi ha ascoltato – si vanta Maniaci – Salvo (il primo cittadino – ndr) ha fatto il suo dovere… gli devo fottere altre 50 euro». E ammette candidamente, a proposito di quel contratto: «Tu non l’hai capito, è stata una minaccia mia». L’amante ride: «Tu solo fai tremare tutti con questa televisione». Ora, sognava di fare il parlamentare: «Faccio il sindaco o l’onorevole, con 22 mila euro al mese: auto blu, la scorta, l’autista». Maniaci sognava un’antimafia ancora più comoda.