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 2016  maggio 05 Giovedì calendario

È saltata la tregua tra i figli di Berlusconi. Colpa dell’alleanza con Bolloré

La Dynasty di Arcore si prepara ad aprire la nuova stagione con il più classico dei colpi di scena. I protagonisti – la composita famiglia dell’ex-Cavaliere Silvio Berlusconi – sono sempre gli stessi. Il succo della storia, il delicato equilibro psicologico-patrimoniale tra i soci del Biscione, è quello di sempre. La saga riparte però con il copione stravolto: la fragile tregua tra i due rami della casata (i figli di primo letto da una parte, i tre nati dal matrimonio con Veronica Lario dall’altra) rischia di saltare. Papà, come è successo in politica con il Lodo Marchini, ha dovuto scegliere da che parte stare. E le cronache da casa Fininvest parlano chiaro: Marina e Piersilvio – rilanciati dall’intesa Rcs-Mondadori e dall’alleanza Vivendi-Mediaset – hanno vinto. Barbara, che rischia di restare senza poltrona per l’addio al Milan, ha perso. Un mix esplosivo che costringerà ora l’ex-premier a rimboccarsi le maniche per dimostrare a tutti che a Villa San Martino non esistono due pesi e due misure e per evitare che i primi segnali di malumore – Barbara, Eleonora e Luigi hanno appena trasferito dalla sede “paterna” di Segrate a Milano le proprie attività – deflagrino nell’ennesima “Guerra dei Roses” in salsa brianzola.
I soldi, intendiamoci, non sono un problema. Anche in questi anni di vacche magre, il Biscione non ha fatto mai mancare ai cinque fratelli (titolari ognuno del 7,6% di Fininvest) un obolo di liquidità: Marina si è messa in tasca a inizio 2016 un dividendo di 7 milioni, Piersilvio di 10. La Holding Quattordicesima – la cassaforte di Barbara, Eleonora e Luigi – ha appena staccato un assegno di cinque milioni a testa. Il vero nodo – come ha spiegato Matteo Salvini per spiegare il presunto filo- renzismo dell’ex-Cav. – è un altro: «Dietro al Berlusconi politico – ha detto con un filo di perfidia – c’è il papà che vuole lasciare ai figli aziende sane e meravigliose». Di aziende per accontentare tutti però, pallottoliere alla mano, non ce n’è abbastanza: il futuro di Marina e Piersilvio è già tracciato con chiarezza tra libri e tv, dove Fininvest ha ripreso a investire alla grande. Quello degli altri tre rampolli è tutto da scrivere. E di spazio per loro al vertice del Biscione ce n’è sempre meno.
Il “ramo” Veronica, in qualche modo, ne ha preso atto. Eleonora e Barbara hanno affidato i loro risparmi a Luigi e lui – muovendosi come un casco blu nel campo minato delle relazioni familiari – li ha investiti lontano dal core-business di Arcore: ha comprato e venduto un palazzo a Milano guadagnando 7,5 milioni, ha scommesso sull’hi-tech con U-Start (dove la Holding quattordicesima è socia di Angelo Moratti), Facile.it (rivenduta con un profitto di 13 milioni) e Happyprice (fallita). Qualche milione è stato sacrificato sull’altare della pax domestica lanciando la B Cinque, controllata dai tutti e cinque i fratelli, proprietaria del 13,3% della tedesca Payleven (sistemi mobili di pagamento).
Luigi, finora, pare contento così. Lavora in finanza ma non sembra smaniare per ritagliarsi uno spazio (di seconda fila, visto il ruolo dei Doris) in Mediolanum, dove Fininvest ha il 30%. Eleonora ha fatto scelte di vita lontane da Arcore, accontentandosi delle laute rendite del patrimonio di casa. Il problema di Silvio – e il sale della Dinasty – è Barbara. Lei, orgogliosa e fumantina, non ha mai nascosto di puntare a un ruolo nel Biscione. E per la seconda volta rischia di sbattere contro il muro. Sei anni fa ha messo nel mirino la Mondadori («mio padre ha sempre pensato che mi sarei occupata di Segrate»), incassando il “niet” di un Silvio schierato a difesa di Marina. «Barbara è intelligente – le ha dato atto allora l’ex-Cav. -. Troverà altre strade in un gruppo diversificato come il mio». Lei ha scelto il Milan ma non le è andata benissimo: si è scontrata con Adriano Galliani, di cui ha chiesto inutilmente la testa a papà. Ha fatto qualcosa di buono (Casa Milan, sede-museo dei rossoneri, va a gonfie vele) e qualcosa di meno buono (come la maxi-penale per il flop dello stadio al Portello). E ora, con i cinesi vicini a Milanello, rischia di trovarsi con un pugno di mosche in mano. Ipotesi da brividi, dice chi la conosce, per gli equilibri di Arcore dove Veronica Lario attentissima al futuro dei figli non ha mai perso d’occhio la situazione.
Cosa potrà fare Silvio per evitare di balcanizzare pure il fronte domestico? Barbara, lo dimostra il suo curriculum vitae, non ridimensionerà certo le ambizioni personali solo perché aspetta il terzo figlio. Trovarle posto in Mediaset o Mondadori, visti i rapporti non idilliaci con Marina e Piersilvio, è mission impossible. La strada più semplice è accelerare la fase due della divisione dell’impero, come quando Fininvest ha aperto il capitale ai figli di secondo letto. I problemi – considerato pure il ruolo di convitato di pietra di Francesca Pascale – non mancano. Gli strumenti per disinnescarli però nemmeno: nelle casse del Biscione ci sono 1,4 miliardi di riserve in contanti. E mettendo sul piatto della spartizione (assieme alle aziende ipotecate dai fratelli maggiori) pure il tesoretto di famiglia c’è modo e tempo per sistemare le cose. Senza psicodrammi – è il sogno di Villa San Martino – e senza scontentare nessuno.