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 2016  maggio 05 Giovedì calendario

Banderas o l’elogio dell’imperfezione. Intervista

Con Antonio Banderas si comincia a parlare di Marcello Mastroianni e si finisce con Rosita, la gallina «virale» della sua pubblicità in tv. Lui, gentilissimo, sul set romano di Black Butterfly, il film scritto e diretto da Justin Stanley e Steve Hilts, risponde a tutto e non si nega alle curiosità sui pennuti. Dice che ora vive a Londra, dopo venticinque anni negli Stati Uniti.
Cosa l’ha attirata di questo film?
«Interpreto uno scrittore che non sta attraversando il suo periodo migliore, e dopo una lite in un bar con un camionista, divento amico di un autostoppista (Jonathan Rhis-Meyers), un vagabondo che aveva preso le mie difese. Gli offro un posto dove stare e lo invito a casa mia. I due ruoli si ribalteranno, tra segreti e scheletri nell’armadio. È ambientato in Colorado ma lo giriamo tra l’Appennino e gli studi sulla Tiburtina. Mi piace che sia un thriller psicologico, nei miei venticinque anni in USA ho capito a mie spese che è un genere di film nelle mani di americani purosangue».
Un attore spagnolo a Los Angeles: ha sconfitto stereotipi e pregiudizi?
«Durante il mio primo film, Il re del mambo, gli attori ispanici coinvolti mi dicevano: se vuoi restare qui, mettiti in testa che farai solo ruoli da cattivo, Hollywood ti offrirà quest’unico piatto. Poi è successo qualcosa nella società americana. C’è stato un cambio generazionale, tanti latinoamericani, scappati da situazioni difficili, facendo grandi sacrifici hanno potuto dare una buona istruzione ai loro figli. Oggi sono affermati medici, politici, avvocati».
Hanno posti di potere.
«E Hollywood ha dovuto riflettere su questo. Infatti quando ho impersonato Zorro, il cattivo era il perfetto americano, biondo con gli occhi azzurri. Nel Gatto con gli stivali, io ero l’eroe che parlava con accento spagnolo. Tutto ciò è profondamente educativo. Io però sono sempre rimasto mediterraneo».
Come vede la Spagna senza governo dopo un anno?
«La situazione è problematica, da qui alle elezioni il mio paese dovrà imparare a convivere con le coalizioni, non c’è più destra e sinistra».
Ha detto che non sarà mai una vera star come Marcello Mastroianni o Marlon Brando...
«Sono stati due attori perfetti, io non lo sono. Mastroianni era la forza dell’istinto, l’opposto degli attori americani, che sono molto tecnici. Per me Roma è Fellini e Mastroianni. Non sono perfetto ma faccio quello che ho sempre desiderato, fin da quando, ragazzo, giravo l’Andalusia con spettacoli di strada».
Se le diciamo Almodóvar…
«Ci ho girato sette film. A lui devo tutto. Non solo come attore: è un modo di intendere la vita. Ma sono legato anche al vostro paese».
Il film su Gianni Versace?
«Me l’hanno proposto, ci sto pensando, è difficile quando c’è una persona realmente esistita, che tra l’altro ho conosciuto. Era timido, divertente, un vero artista. E conosco sua sorella Donatella, sfilo per lei, è amica di Melanie».
Melanie Griffith, la sua ex moglie. Dopo l’addio, lei ha detto di aver rivisto la vita con occhi diversi.
«Quando passi vent’anni della tua vita con una persona, che hai amato, che in un qualche modo ami ancora oggi, che ti ha dato una figlia bellissima…Però non potevamo più mentirci l’un l’altro, dovevamo essere onesti senza farci del male a vicenda. Ci sono tante cose nel mezzo, non posso gettare la terra sopra i ricordi e seppellire vent’anni. Siamo riusciti a separarci in modo elegante e civile».
Ha da poco visto il Papa.
«Non era un’udienza privata. Gli ho portato un messaggio della congregazione dei frati della Settimana Santa di Malaga. Non ci siamo parlati. Cosa gli avrei chiesto? Non ho una domanda: gli avrei offerto la mia disponibilità su un progetto umanitario e sociale».
Si aspettava questo starnazzare di commenti recitando accanto a una gallina?
Ride: «Davvero non mi aspettavo questa reazione incredibile. Mi ha divertito la parodia di Maurizio Crozza. Sono stati sei anni magnifici, non so se finiremo qui. Su Internet trovi di tutto, sfottò, insulti degli animalisti. Ma non c’è stato alcun maltrattamento e non era drogata: è un robot, più di questo su una gallina meccanica non saprei cosa dirti».