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 2016  maggio 05 Giovedì calendario

Tutte le bionde di Donald Trump

Quello di Donald Trump è un mondo meritocratico, in cui le donne hanno ruoli importanti e vengono promosse in base a regole rigorose, come ad esempio il rapporto girovita-circonferenza dei fianchi. O almeno così è parso martedì notte, quando Trump ha festeggiato la vittoria in Indiana e la nomination di fatto circondato da femmine. In abito da sera, bellissime, anche se con aria imbarazzata e la sensazione che indossassero un busto. A sinistra c’era la terza moglie slovena Melania, a destra la figlia prediletta Ivanka, di mamma boema; zigomi slavi e lusso complessivo facevano pensare, più che a una political family americana, all’entourage di un oligarca russo, non Putin, un altro. Se è stato un tentativo di ammorbidire le elettrici femmine, non pare andato benissimo.
«E ora, sarà stomachevole vedere Trump corteggiare donne che non sono sue potenziali quarte mogli», è una delle infinite battute che circolano online su The Donald. Sempre impopolare tra le donne – il 64 per cento ha un’«opinione sfavorevole» – e da tempo provocatorio con l’avversaria Clinton, che chiama Crooked Hillary, Hillary la corrotta. Votato da una minoranza di donne coscienti ma incuranti della sua misoginia patologica; perché – ha spiegato alla Cnn una signora dell’Arizona capo di un gruppo di donne pro Trump – il megapalazzinaro insulta ciò che sono e in cui credono, «ma l’altra parte è peggio».
L’altra parte è Hillary, ovvio. Per Trump è schierata l’autrice di un bestseller del 2000 contro di lei, The Hillary Trap. Ieri ha annunciato che «solo Trump sarà in grado di recuperare gli Stati persi da Mitt Romney». Si chiama Laura Ingraham, è una commentatrice arciconservatrice bionda alta e magrissima. Molti la confondono con un’altra personalità tv bionda alta e magrissima, più conservatrice e più famosa, Ann Coulter. Che prima di tutti, nel giugno 2015, ospite di Bill Maher, tra le risate in studio, ha previsto la nomination per Trump. Che poi ha auspicato una sua vittoria contro «la cultura dello stupro latino-americana». Che giorni fa ha definito Trump «pazzo», ma di cui si parla come sua candidata vicepresidente (sarebbe un ticket arianissimo benché tinto).
Terza bionda conservatrice, riallineata dopo essere stata maltrattata da Trump per le sue domande e insultata su Twitter, è la conduttrice di Fox News Megyn Kelly. Era un’icona anti-Donald, ora accusa i genitori americani di crescere figli pappamolle a cui non piace Trump. Poi c’è la portavoce di Trump Katrina Pierson, texana che viene dai Tea Parties, purtroppo bruna però abbastanza bella (si possono fare molte battute su Trump e le donne; fatte da italiani/e, su un candidato soprannominato Trumpusconi, non vengono benissimo, però).