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 2016  maggio 05 Giovedì calendario

Il piano sui rifugiati è un flop, la Germania ne ha presi appena 20

Mentre l’Unione Europea vara altri piani di intervento per affrontare l’emergenza legata ai flussi migratori e formula nuove promesse, l’Italia fa i conti con il flop del progetto firmato sei mesi fa da Jean-Claude Juncker. Perché a fronte di quell’intesa, che prevedeva la redistribuzione di 40 mila richiedenti asilo giunti nel nostro Paese, i dati aggiornati al 27 aprile certificano la partenza di appena 564 di loro. Vale a dire uno ogni 70.
La resistenza di Berlino e Madrid
Gli Stati che si erano impegnati a sostenere una politica comune hanno fatto una clamorosa marcia indietro, primi fra tutti Germania e Spagna, che complessivamente ne hanno accettati solo 38. Ecco perché viene accolta con scetticismo la proposta fatta ieri a Bruxelles e perché nei colloqui che si terranno oggi a Roma tra il presidente del Consiglio Matteo Renzi, la cancelliera Angela Merkel e i rappresentanti delle istituzioni europee Donald Tusk, Martin Schulz e lo stesso Juncker, insisterà sulla necessità di procedere al più presto alla realizzazione del Migration Compact con gli aiuti ai Paesi africani, da dove partono i richiedenti asilo e i migranti economici, determinati a raggiungere il Vecchio Continente.
E fortissime sono le proteste rispetto all’ipotesi, formulata dagli esperti finanziari della stessa Commissione, di tassare l’ingresso di turisti e lavoratori residenti fuori dall’Europa. «Si tratta di un controsenso – attacca Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi – visto che le loro spese creano ricchezza e posti di lavoro». Dura anche la reazione di Fabio Lazzerini, consigliere delegato di Enit, secondo il quale «se stiamo cercando di aprire il nostro commercio sempre di più, soprattutto con i Paesi asiatici attraverso investimenti anche di Governo, questa è una cosa che va un po’ controcorrente».
Tra i trasferiti 21 bambini
Per quanto riguarda la «ricollocazione» degli stranieri, la cifra stabilita a Bruxelles prevedeva che ogni mese potessero trovare ospitalità in Stati diversi dall’Italia 1.666 richiedenti asilo. Sin da subito si era capito che si trattava di un’utopia, ma certo nessuno poteva immaginare un tale fallimento. Tra ottobre e aprile si è riusciti infatti a far accettare 543 adulti e 21 bambini. Ma ciò che più impressiona è la classifica di chi ha accettato le istanze presentate dal Dipartimento Immigrazione del Viminale guidato dal prefetto Mario Morcone.
Mentre la Finlandia ha preso 148 stranieri e la Francia 137, la Germania ne ha accolti solo 20, la Spagna 18, il Belgio 24. Cifre ridicole, anche tenendo conto che ci sono 75 richieste accettate ma ancora non operative. E soprattutto che 233 sono in attesa di risposta e 20 sono state respinte.
Le «lacune» del nuovo piano
Al momento la lettura degli analisti italiani della proposta formulata ieri a Bruxelles è stata generica, quanto basta comunque a individuare numerosi punti «critici». Perché, spiegano «non c’è alcuna agevolazione per i Paesi di primo ingresso – come invece era stato promesso – e dunque affermare che si sta effettuando una revisione del Trattato di Dublino per agevolare Roma e Atene è semplicemente falso». Anche la regola di tassare chi rifiuta di accogliere i richiedenti asilo viene ritenuta «priva di fondamento, perché era già nel progetto originario ma è stata respinta dalla maggior parte degli Stati e dunque non c’è alcuna possibilità che adesso abbia un iter positivo».