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 2016  maggio 04 Mercoledì calendario

Due film, un libro e ora la storia di Amanda Knox diventa anche una fiction

Si è ormai detto, in lungo e in largo, di come la televisione abbia adattato alle proprie, spettacolari esigenze i più foschi casi di cronaca nera. Le serie tv aderenti a quel che, purtroppo, è il vero si sono moltiplicate con la rapidità dei fenomeni modaioli. E al diavolo sono stati mandati quanti hanno lamentato uno sciacallaggio poco etico. Ma, nonostante il proliferare recente di produzione imperniate sulle gesta orripilanti di esseri abietti, mai nessuno avrebbe potuto essere preparato a quel che, in questi giorni, è diventato un fatto concreto.
Amanda Knox, marchiata anni fa con la lettera scarlatta dell’assassino, si è scrollata di dosso l’onta per diventare una star. La ragazza, protagonista nel 2007 di uno dei delitti più efferati che l’Italia ricordi, è volata in America e in patria si è inventata una vita nuova. Ella è diventata giornalista, decisa più che mai a lasciarsi Perugia e Meredith Kercher ben lontano, dietro le spalle. Ha recitato in un film (L’Ultima Città di Claudio Carini) e scritto un libro autobiografico (Waiting to be heard). Infine, ha lasciato che Hollywood facesse della sua storia l’uso che meglio credeva. Il primo trailer di Guilt, serie tv a lei ispirata, ha fatto la propria comparsa in rete qualche giorno fa. Quando Freeform, network produttore, ha deciso di rendere realtà un progetto finora solo vagheggiato.
La serie televisiva, il cui debutto è fissato negli Stati Uniti alla prima serata del 13 giugno, racconta di una ragazza americana, Grace (Daisy Head), partita alla volta del Vecchio Continente per ragioni di studio. Non c’è Italia, né Perugia a fare da sfondo alle vicissitudini di Guilt. Che, invece, è ambientata nella Londra contemporanea. Lì, tra autobus e parchi, la suddetta ragazza si sistema in un appartamento condiviso con Molly (Rebekah Wainwright), studentessa a sua volta. Cosa succeda tra il trasloco e «il pasticciaccio» non è detto. Ma la serie prevede che, in un bel momento, Natalie sia uccisa da 32 coltellate. Qualcuna di meno di quelle inflitte al corpo straziato di Meredith Kercher.
Chi sia l’assassino è un mistero da risolvere. Certo è, però, che come Amanda, anche Daisy finisce presto in vetta alla lista di sospettati. La serie, pur dichiaratamente romanzata, ha, infatti, il compito di riportare in auge una storia triste, già esplorata in due diversi film. Nel 2011, Amanda Knox ha raccontato la maledetta vicenda, servendosi di attori e sceneggiatori prezzolati.
Poi è venuto un documentario polemico, atto a spiegare, attraverso gli occhi dei coniugi Knox, quanto demenziale e tortuoso possa essere il sistema legale italiano. Infine, nel 2014, l’omicidio è tornato al cinema, con il titolo di The face of an angel e la partecipazione di Cara Delevingne.
Amanda Knox, venduta un tempo come potenziale assassina, è stata riabilitata attraverso le performance di diverse attrici, che in lei, per soldi, si sono calate. Guilt, non curante degli interrogativi morali che come corvi le aleggiano intorno, vorrebbe fare altrettanto. Rilanciando una figura che, insieme al Raffele Sollecito-opinionista, farebbe bene a starsene nascosta.