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 2016  maggio 04 Mercoledì calendario

Nel 2042 andremo su Marte, o forse anche prima

«Su Marte ci si può arrivare grazie alla cooperazione internazionale. Con enormi investimenti e tecnologie all’avanguardia». Un rapporto dell’Accademia Internazionale di Astronautica presenta i dettagli tecnici per stringere un po’ i tempi. Il coordinatore del documento, «Human Mars Missions», è Giancarlo Genta, professore al Politecnico di Torino: 160 pagine, dove si sviluppano i vari temi, dalle motivazioni dell’impresa ai rischi per gli astronauti.

Professore, come nasce il vostro documento?
«Nel 2012 l’Accademia di Astronautica ha deciso di avviare uno studio dettagliato su come si potrà arrivare su Marte con una missione globale, che coinvolga tutte le agenzie spaziali e anche i privati e le industrie. Non è un progetto, ma un rapporto, che sarà presto pubblicato da Virginia Press».
Come si raggiungerà il Pianeta Rosso con un equipaggio?
«I metodi sono più di uno. Ma siamo convinti che l’ideale sia realizzare una base sulla Luna, dove imparare a vivere in ambienti ostili. È anche l’idea del Moon Village, lanciata dal direttore dell’Esa, Johann-Dietrich Woerner. Ci poniamo, poi, una serie di domande».
Per esempio?
«Cosa si dovrà fare dopo la Stazione Internazionale, che resterà operativa fino al 2024? Pensiamo che sia utile e fattibile realizzarne un’altra sulla Luna. Da lì, poi, si partirà per Marte, con grandi astronavi».
In pratica come?
«Pensiamo a quattro metodi: la propulsione chimica, quella che usiamo oggi, quella nucleare termica, quella nucleare-elettrica e, infine, quella solare-elettrica».
Qual è la più vantaggiosa?
«La soluzione chimica presenta il vantaggio di essere già pronta. Ma i tempi per arrivare sarebbero lunghi: da sette a otto mesi. Quella nucleare, invece, è ottima per ridurre i tempi, fino a un massimo di cinque mesi».
A che punto è?
«È una ricerca già iniziata tempo fa: negli Usa il “Progetto Nerva” fu cancellato nel 1972 dopo i trattati sul nucleare. Ma vennero realizzati test promettenti. E anche i sovietici portarono avanti un piano, terminato nel 1989 dopo il crollo dell’ex Urss. Aveva proprio lo scopo di portare un’astronave abitata su Marte».
Quanto durerà la missione?
«Abbiamo ipotizzato diverse fasi. Dapprima una “missione zero”, con un’astronave che dovrà raggiungere Marte in modo automatico e recuperare campioni per riportarli a Terra. Così si testeranno le tecniche e i veicoli. Nelle missioni successive, con gli astronauti, si useranno un veicolo di atterraggio e un altro, che resterà in orbita marziana. In una prima fase è ipotizzabile una permanenza di 40 giorni, poi altre con periodi più lunghi, anche 500 giorni. Purtroppo non è possibile una via di mezzo: 30-40 giorni o 500».
Una data ipotizzabile?
«Un’ottima finestra di lancio sarebbe il 2037, ma pensiamo sia presto. Ce n’è un’altra nel 2042. È la più probabile».