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 2016  maggio 04 Mercoledì calendario

Solar Impulse 2, continua il giro del mondo dell’aereo che non consuma neanche una goccia di carburante

Quegli stessi raggi solari che nella mitologia greca fecero sciogliere le ali di Icaro, facendolo precipitare in mare durante la fuga da Creta, hanno ora consentito al Solar Impulse 2, dopo la trasvolata del Pacifico, di atterrare alle 21 di lunedì notte a Phoenix, in Arizona, senza consumare neanche una goccia di carburante. «È stato un volo bellissimo», ha dichiarato il pilota svizzero Andre Borschberg, che si alterna ai comandi con il figlio Teo e con Bertrand Piccard, il protagonista del progetto. Quest’ultimo, 58 anni, di professione psichiatra, e nipote dell’esploratore sottomarino Jacques Piccard, ha già al suo attivo il giro del mondo con un pallone aerostatico senza mai fermarsi (a differenza del romanzo di Jules Verne). E adesso punta a ripetere l’impresa intorno alla Terra con un velivolo solare.
Nella tratta dell’altro ieri l’aereo era partito alle 5 di mattina da Mountain View, in California, proprio a ridosso del quartiere generale di Google, uno degli sponsor del progetto, e aveva sorvolato lentamente le gole del Grand Canyon, prima di arrivare dopo 16 ore a Phoenix. Lì era atteso da una folla di curiosi e patiti dei cieli, tutti consapevoli del nuovo capitolo che si apre nella storiadell’aviazione.
L’obiettivo del Solar Impulse è infatti di dimostrare che le energie rinnovabili e lo spirito dell’innovazione possono cambiare radicalmente il trasporto aereo, eliminando la dipendenza dai combustibili fossili e rendendolo più ecologico. Certo, per il momento tutto resta ancora sperimentale, con pochi risvolti pratici per via dei costi, della scomodità e dei tempi di volo; ma la lezione di Piccard e dei due Borschberg è che, grazie al sole, il futuro dell’aviazione potrà prendere nuove direzioni, come già accade per la produzione di elettricità attraverso i pannelli fotovoltaici o per i mille gadget della casa e del giardino già in commercio.
Avviato per la prima volta nel 2002 e destinato a costare più di 100 milioni di dollari, il progetto svizzero ha ricevuto finanziamenti, oltre che da Google, anche dalla Omega (orologi), da Moet Hennesy (champagne), e soprattutto dal governo di Abu Dhabi. E proprio lì, dagli Emirati arabi uniti, è cominciato nel marzo 2015 il viaggio intorno al mondo del Solar Impulse 2. Queste le undici tappe concluse finora: Muscat (Oman), Ahmedabad (India), Varanasi (India), Mandalay (Myanmar), Chongquiin (Cina), Nanjing (Cina), Nagoya (Giappone), Kalaeloa (Hawaii), Mountain View (dopo aver sorvolato San Francisco) e Phoenix.
Perché tanto tempo? Semplice: costruito in fibra di carbonio, il velivolo pesa come un Suv (2,3 tonnellate), prevede un solo pilota- passeggero, ha una apertura alare di 72 metri (cioè più di un Boeing 747), ma procede molto piano. I quattro motori elettrici, alimentati da 17mila 248 cellule fotovoltaiche poste sulle ali, non gli permettono di superare una velocità media di 40 miglia (70 chilometri l’ora), che scendono ulteriormente durante il volo notturno, quando l’aereo usa l’energia accumulata nelle batterie. O nei casi in cui il vento soffia il senso contrario. Proprio come è accaduto l’altro ieri, vicino a Phoenix: tanto che dopo l’atterraggio il pilota non è potuto scendere subito dalla mini-cabina perché ha dovuto aspettare che le raffiche cessassero e non ci fosse più bisogno di un gruppo di volontari per tener fermo il velivolo sulla pista.
La lentezza dell’aereo solare ha anche costretto i tre piloti a un eccezionale tour de force, specie nella traversata dal Giappone alle Hawaii. Andre Borschberg, 63 anni, ha impiegato 4 giorni e 21 ore per volare dal Giappone alle Hawaii, entrando nel Guinness dei primati per i voli in solitaria e sottoponendosi a sforzi sovraumani. Non poteva dormire più di 20 minuti alla volta, per evitare rischi. Doveva combattere contro il freddo della cabina non riscaldata. Si manteneva in costante contatto-radio con il centro di comando a Monaco. E ha confessato di essere riuscito nell’impresa solo grazie a tecniche di auto-ipnosi.
In compenso l’interminabile tratta sul Pacifico ha danneggiato le batterie del Solar Impulse, costringendo il team svizzero a una lunga battuta d’arresto alle Hawaii. Ma adesso è ripartito. Sono previste altre due tappe negli Stati Uniti. Poi, secondo quanto indicato dal sito web del progetto, ci sarà la trasvolata atlantica per arrivare in Europa o nel Nord-Africa. Proprio gli oceani sono i punti più pericolosi, perché ovviamente non permettono di effettuare atterraggi di emergenza. Nelle sue ultime tappe l’aereo solare punterà su Abu Dhabi per completare il giro del mondo. «È probabile – commenta Piccard con toni entusiasti – che tra venti anni tutti gli aerei saranno elettrici e la gente dirà: che noia… Ma per il momento un aereo elettrico che produce da solo l’elettricità di cui ha bisogno attraverso i raggi solari è un traguardo bellissimo».