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 2016  maggio 04 Mercoledì calendario

Ma si arresta un sindaco per un sospetto su 4.000 euro d’appalto?

«Disarmante e allarmante». Ci sono entrambi gli aspetti di questa nuova stagione giudiziaria nelle parole usate dal magistrato nel decidere l’arresto del sindaco di Lodi Simone Uggetti, astro nascente del Pd lombardo e fino al 2013 braccio destro del portavoce del partito, Lorenzo Guerini. Questa inchiesta lo ritrae mentre con disinvoltura trucca una gara pubblica. Gli elementi raccolti da procura e Fiamme Gialle appaiono fortissimi.
Ci sono: la denuncia di una funzionaria, che ha registrato le riunioni con il sindaco, le email che la testimone ha consegnato, le intercettazioni telefoniche descrivono con chiarezza la manipolazione del bando e la spregiudicatezza con cui un professionista interessato all’appalto entrava negli uffici e partecipava alla stesura del capitolato. In più, Uggetti e il professionista riescono a venire a conoscenza dell’indagine e tentano di cancellare le prove. Sono i presupposti per contestare un reato grave, la turbativa d’asta, uno dei più diffusi nell’Italia di oggi e che mina la competitività del sistema economico, favorendo l’arricchimento di cricche e camarille.
Tutto fondato. Ma qual è il merito dell’inchiesta? La gestione estiva di due piscine comunali, per le quali era previsto inizialmente il pagamento di 4000 euro l’anno. Il bando di gara viene alterato non per arricchire imprenditori privati ma per favorire una società municipalizzata e affidare gli impianti a un’altra società di cui il Comune possiede il 45 per cento delle azioni. Il professionista arrestato come complice è, appunto, consigliere della municipalizzata, che si occupa pure di verde pubblico, riscaldamento e riscossione dei tributi. Nell’imporre la modifica dei requisiti d’appalto, Uggetti introduce norme che favoriscono chi opera a Lodi, riducendo pure gli impegni economici per la ristrutturazione e abolendo i 4000 euro di canone. In cambio di cosa? «Ricavare per sé vantaggi di consenso politico-elettorale». Che sembrano nascere dal sostegno degli iscritti alle società sportive, di chi fa sport e usufruisce della piscina che – stando al prezzario di quest’estate – offre nuoto e palestra a 30 euro al mese.
La Chiesa riconosce peccati capitali e veniali, per il codice penale invece conta solo il reato, seppur valutando aggravanti e attenuanti. In questo caso, il giudice anticipa esplicitamente la sentenza, negando che ci possano essere «in un’ottica prognostica» attenuanti. E sancisce: «La personalità negativa dei due imputati porta a ritenere con decisa verosimiglianza che gli stessi abbiano potuto sistematicamente gestire la cosa pubblica con modalità illecite». Si passa dalla presunzione di innocenza alla presunzione di colpevolezza, senza che negli atti ci sia anche una sola traccia di altri crimini.
Ma le conclusioni del magistrato vanno oltre. E teorizzano che per un politico o per un avvocato possa esserci solo l’arresto in carcere. Non è sufficiente sospendere il sindaco dall’incarico, interdire il legale o mandare entrambi ai domiciliari perché «la conoscenza che hanno degli strumenti investigativi, per il ruolo politico sociale rivestito dall’Uggetti e per le cognizioni tecniche proprie del Marini, quale avvocato» impongono la prigione.
Il gip va oltre e ritiene che la cella sia necessaria e indispensabile, esclude persino la custodia a casa con il braccialetto elettronico poiché – scrive – con l’attuale progresso tecnologico «è impossibile monitorare e controllare gli indagati sottoposti agli arresti domiciliari». Una valutazione sull’obbligo del carcere che può essere applicata a chiunque. E che appare «disarmante e allarmante» quanto gli indubbi comportamenti illeciti del sindaco di Lodi.