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 2016  maggio 03 Martedì calendario

Sei giorni in un centro benessere, lì dove le élite liberal progressiste rigenerano la loro idiozia

Ho passato una settimana in un centro ove impalpabili erano i confini fra il relais (un luogo magico annegato nel verde e nelle vigne), il centro benessere (alta la tecnologia), il centro paramedico (una chicca). Già dalla prenotazione ho percepito un ovvio invito perché facessi incetta di «pacchetti» di salute e di bellezza, li ho schivati nascondendomi dietro l’età di mia moglie e mia (80 anni). Una lunga esperienza in negoziati internazionali, mi ha permesso di trovare un compromesso: «pacchetto standard» per mia moglie, per me 6 massaggi 6.
Non essendo interessato a diventare più sano e più bello, ho strappato un salvacondotto per poter mangiare e bere nel grill (eccellente come rapporto qualità prezzo). Ho così evitato il «cibo-non-cibo» (siamo oltre il vegano) del «pacchetto», se costretto mi sarei comunque comportato come i clochard bolognesi: meglio la fame che rinunciare alla dignità. Dopo quattro giorni mia moglie mi ha raggiunto nel grill, sono bastate 48 ore, pane-burro-marmellata al mattino, un banale polpo con taccole, un serio stinco con purè, ed è rifiorita.
Del mondo delle élite liberal-progressiste (e pure internazionali, radical chic, emotivamente corrette), ho imparato in sei giorni più che in anni di studi, sono convissuto con loro a stretto contatto di accappatoio, li ho osservati mentre facevano linfodrenaggi, riflessologia plantare, auricoloterapia, persino age reader, e pure «relax del cuoio cappelluto» (urca!). Se tutte queste cure ipertecnologiche funzionano come promettono, noi cittadini comuni siamo fottuti, lor signori arriveranno primi alla mitica mappa semantica del cervello, poi al dizionario dei pensieri, almeno così sostengono i ricercatori di Berkeley, con dietro l’ombra inquietante di Google. Il nostro destino segnato, continueremo essere loro servi.
Nei 6 massaggi, uno diverso dall’altro per mia scelta, ho acquisito un nuovo concetto di drenaggio, ero fermo alla mitica «schiena d’asino» delle strade comunali dell’adolescenza. Curiosi robottini si sono impossessati della mia schiena, un giorno avevano forma di «ventosa» (quelle per sturare i lavandini), ma loro le chiamavano «campane» (ho preferito non sapere cosa abbiano raccolto), un altro mi trasferiva piccole scosse elettriche, destinate al «meridiano del fegato» (fase di assimilazione), nei due giorni successivi è stata la volta del «meridiano della vescica» (fase di espulsione), quindi «dell’intestino» (fase della rigenerazione). Ho cosi raggiunto il mio obiettivo segreto di infiltrato: scoprire come le élite rigenerano la loro idiozia e come mascherano la loro inettitudine.
Seguendo una precisa strategia comunicazionale, non ho parlato con nessuno degli ospiti. Nell’Espace Vitality, col mio accappatoio bianco, con le cosce strette come una suorina, ubriaco di thé vert oriental, zuppo di tisane rooibos citrus, li ho ascoltati, ho immaginato quali fossero le loro attività (a volte ci imbrocco, sono nato in una portineria), a ciascuno ho assegnato un soprannome, per una settimana sono entrati nella mia vita.
Stante il luogo, appartenevano tutti alla mega élite internazionale, a quell’1% dei 7,8 miliardi di terrestri che si dividono la ricchezza del mondo. C’erano curiosi kazaki, un principe saudita con maglia del Manchester United, seguito da due Lothar non leopardati, una principessa con una dozzina di giovanissime dame di compagnia, personaggi di alto standing del business euro-americano, membri di board, politici nostrani (governativi e anti), persino un tv-sociologo.
In un migliaio di metri quadri super accessoriati, ho vissuto uno spaccato del Ceo Capitalism. Osservandoli per una settimana, facile concludere che sotto l’accappatoio di costoro non c’era nulla, allora mi sono detto: se la classe dominante è questa (ed è questa), se i 40 mila dementi dell’Isis hanno fatto ciò che hanno fatto impunemente (fino all’arrivo di Putin), che succederebbe se una piccola parte dei 7,8 miliardi di poveracci del mondo si incazzasse?
Poiché gli storici dicono che la storia si ripete, mi resta solo un dubbio. Saremo nella Roma del III secolo D.C. prima della fine dell’Impero, ovvero nella Cina, nel IX secolo D.C. alla fine della dinastia Tang, quella degli eunuchi al potere?
Finalmente a casa, sono stanchissimo, metto la TV in posizione mute e osservo i soliti quattro parolai mentre si agitano oscenamente, sorrido fiducioso: i miei amati nipotini mai saranno così.