Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  maggio 03 Martedì calendario

Il prezzo dell’oro non era così alto da 15 mesi

Il mercato dell’oro è tornato a risplendere. Ieri i prezzi del metallo giallo hanno toccato quota 1.300 dollari l’oncia, un livello che non veniva raggiunto dall’estate 2014. A inizio anno un’oncia valeva solo 1.074 dollari.
A fermare la corsa dell’oro non sono bastate le posizioni chiuse da molti investitori.
In particolare, gli hedge fund, secondo i dati della Commodity Futures Trading Commission, hanno chiuso il 2,1% dei loro contratti al rialzo nella settimana prima del 26 aprile. Sulla loro scelta ha forse influito un report di Goldman Sachs del 22 aprile. La banca d’affari newyorkese stimava una discesa dell’oro a 1.100 dollari l’oncia entro tre mesi, indicazione che ha fatto perdere a molti speculatori il miglior treno di questi mesi, da 20% di guadagno.
Dietro questo rally non sembra esserci, a differenza di altre volte in passato, solo una corsa degli investitori al più classico dei beni rifugio. A spingere il prezzo dell’oro è anche la discesa del dollaro. I rinvii del rialzo dei tassi da parte della Fed continuano a indebolire il biglietto verde: nei confronti dell’euro, ormai in area 1,15 dollari, e dello yen, mai così forte da 18 mesi ad oggi.
Ma il lingotto d’oro è destinato a salire ancora? Se il dollaro resterà basso, probabilmente sì. Un’eventualità tutt’altro che remota, visto il deludente dato sulla crescita Usa nel primo trimestre (+0,5% rispetto al +1,6% dell’Eurozona), risultato che potrebbe ritardare ancora l’aumento del corso del denaro da parte della Fed. Senza dimenticare le voci, provenienti dal G20 di Shanghai, su un tacito accordo per tenere basso il valore del biglietto verde in modo da non peggiorare le difficoltà dei mercati emergenti. I bassi tassi d’interesse inoltre favoriscono di per sé il prezzo dei metalli preziosi, rendendoli più competitivi nei confronti degli asset a reddito fisso. «Se il prezzo dell’oro dovesse continuare a salire», dice George Gero di Rbc Wealth Management, «l’interesse aumenterebbe; finora non c’è stata molta domanda da parte dei singoli investitori, ma ho iniziato a ricevere telefonate».
L’oro non è l’unico metallo prezioso a beneficiare della congiuntura internazionale. Anche l’argento è ai massimi dal 2014, appena sotto quota 18 dollari l’oncia. Un treno, quest’ultimo, che gli hedge fund non hanno perso.