Corriere della Sera, 3 maggio 2016
Giorgia Meloni non si ritira
La sensazione è che i fuochi d’artificio debbano ancora arrivare, ma la tensione resta alta nel centrodestra unito a Milano e profondamente diviso a Roma. Berlusconi tace e non entra nella campagna elettorale, almeno per ora, ma fra gli alleati è guerriglia continua.
Nel giorno in cui viene ufficializzata la candidatura di Alessandra Mussolini a capolista azzurra – altro segnale, oltre al patto con Storace, della sfida per sottrarre a Meloni voti di destra —, Salvini torna ad attaccare Berlusconi. Lo fa con meno veemenza che nei giorni scorsi, ma il punto su cui batte è sempre lo stesso: «Renzi è nelle condizioni di favorire le aziende di Berlusconi», dice a proposito della scelta dell’ex premier di appoggiare Marchini e non Meloni. E aggiunge: «Quando Renzi dice che si occuperà di frequenze, diritti del calcio, conflitto di interessi... sappiamo che ci sono milioni di euro in ballo».
In ogni caso, il leader della Lega è convinto che al ballottaggio a Roma arriverà Meloni («Vedo che su Marchini si esaltano Fini, Alfano, Scajola, Casini... Io non penso sia questo il centrodestra del futuro, penso a qualcosa di più moderno»), e i conti si faranno alla fine: «Marchini prenderà la metà dei voti di Meloni». Ne è convinta anche la leader di Fratelli d’Italia, che ribadisce come non abbia alcuna intenzione di ritirarsi.
Negli ultimi giorni si erano fatte insistenti le voci di un possibile abbandono del campo da parte della Meloni, respinte con rabbia dal suo entourage: «Le alimentano quelli di Storace e lo staff di Berlusconi», si arrabbiano in Fdi. La stessa candidata ieri ha fatto chiarezza: «Non so chi metta in giro questa voce. Se hanno bisogno di dirlo significa che mi temono. E quindi vuol dire che la campagna elettorale va bene». E i suoi diffondono un sondaggio dell’istituto Deligo che darebbe la Meloni al 23,8% (al ballottaggio con la Raggi lanciata con il 29,7% ), seguita da Giachetti (22%) e Marchini (14,6%).
Numeri ovviamente che a oggi possono subire altalene e cambiamenti, ma sicuramente confortano Meloni nell’andare avanti: «Tra l’altro – annuncia Ignazio La Russa – nei prossimi giorni avremo qualche sorpresa, con il sostegno dal centro di forze interessanti». Si vedrà come proseguirà una campagna che deve ancora entrare nel vivo e che si giocherà molto sul voto tradizionalmente radicato della destra romana. La scelta della Mussolini viene considerata una carta importante in Forza Italia, anche se Gianfranco Fini è sibillino: «La scelta – dice – è responsabilità di chi fa le liste, non del candidato sindaco. Per me, nessun problema. Ma l’unica cosa importante è la fedina penale e in questo contesto punterei a chi non ha condanne o giudizi pendenti». Su Storace invece è lo stesso Marchini ad aprire le braccia per accoglierlo, dopo averlo definito «un fascista de core».
Si tinge intanto di rosa la corsa nelle altre città al voto. A Napoli Mara Carfagna conferma la disponibilità a presentarsi come capolista a sostegno di Lettieri, e sono quindi tre con la Gelmini le azzurre che guidano le liste di Forza Italia nelle città più importanti. Ma anche a Bologna spazio a una donna – Marzia Zambelli – e ovunque porte aperte a tanta società civile. In attesa che Berlusconi decida se spendere la sua faccia in queste amministrative o benedire da lontano.