Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  maggio 03 Martedì calendario

Il referendum si avvicina e Renzi promette di andare a scovare gli indecisi casa per casa

Con il grido di battaglia lanciato ieri da Firenze, Matteo Renzi ha aperto la «gigantesca campagna porta a porta» a cui ha legato il suo destino politico. Da una parte l’Italia «che sa dire solo no», dall’altra l’Italia del sì al referendum: quella del premier e dei diecimila comitati che il leader del Pd ha in progetto di fondare. Per adesso hanno aperto i battenti in centinaia e i nomi dei «testimonial» sono un mix di politici, giuristi e società civile. A Milano, oltre ai parlamentari Fiano, Cociancich, Mirabelli e Scalfarotto, sono già della partita Umberto Veronesi, Michele Salvati e Francesco Giavazzi. Dietro le quinte, a tessere la tela dei costituzionalisti del Nord, c’è Marilisa D’Amico, ordinaria alla Statale di Milano.
Anche a Venezia, dove i promotori istituzionali sono il viceministro e leader di Scelta civica Enrico Zanetti e il sottosegretario Pier Paolo Baretta, il comitato per il sì ha un profilo trasversale: tra i primi firmatari il rettore di Ca’ Foscari Michele Bugliesi e il predecessore Carlo Carraro, lo storico Federico Moro e l’economista Tiziano Treu. In Piemonte tre leopoldini della prima ora hanno fondato il comitato «Città metropolitana di Torino per il sì», guidato da Guido Alessandro Gozzi.
Lo spirito della crociata pro-Renzi, su modello delle «mille Leopolde», è incentivare gli autoconvocati e i mini-comitati, che il premier spera nascano capillarmente dal basso, in ogni Comune. Ma intanto nella stanza dei bottoni stanno mettendo a punto un kit con il quale gli animatori dei comitati gireranno casa per casa, a scuotere gli indecisi che la piattaforma informatica renziana avrà individuato attraverso i social. L’idea è venuta a Jim Messina, lo spin doctor «guru» di Obama arruolato da Renzi per la sfida finale e ricorda un po’ il kit del candidato di Forza Italia. Conterrà materiale informativo e slogan chiave, da «tagliamo le poltrone» a «risparmiamo sulle spese della politica».
La parola d’ordine è «allargare». Scavalcare i confini del Pd, reclutare elettori di ogni colore politico e sbaragliare il fronte del no, a costo di essere inseguiti dai sospetti della minoranza pd. Di certo, se non cellule del partito della nazione, i comitati del sì saranno i mattoni del Pd che verrà e i loro leader potranno sognare una candidatura. Un terremoto politico il cui epicentro è Firenze, dove la macchina organizzativa della Leopolda punta a 500 comitati del sì nella sola Toscana. Per fondarne uno servono minimo dieci persone e massimo 50, fra qualche giorno saranno pronti i moduli e tra i comitati più grandi è già partita la gara ad accaparrarsi, per una serata almeno, la «star» delle riforme: «Presto a Piacenza il ministro Boschi...», promette il comitato locale.
È lei che decide, lei che contatta supporter eccellenti per il comitato nazionale e, sia che entreranno o no nella Renzi’s list, Luciano Violante e Giorgio Napolitano sono nomi che il Pd può spendere come fan della riforma assieme a Sabino Cassese, Anna Finocchiaro, Pier Luigi Castagnetti, Enrico Letta. Tra i promotori tanti giuristi, ma anche, come ama ripetere il capogruppo Ettore Rosato, «farmacisti, notai, idraulici, studenti, medici...».
In Toscana il renzianissimo segretario regionale Dario Parrini ha chiesto aiuto ai costituzionalisti Clementi, Fusaro, Vassallo e Ceccanti. Il quale sta facendo propaganda con il suo ultimo libro, La transizione è (quasi) finita, la cui presentazione milanese è stata un po’ il lancio del comitato all’ombra della Madonnina. Il fai da te è benvenuto. Peppino Calderisi sta spingendo il sì tra i centristi della Camera, con un libello al quale hanno lavorato i costituzionalisti Lorenza Violini, Vincenzo Lippolis, Ida Nicotra, Giulio Salerno.