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 2016  maggio 01 Domenica calendario

A Robespierre non bastò un fratello dissipato e amante della bella vita, aveva anche una sorella pestifera che seminava zizzania. Una vera e propria rompiscatole

Talvolta, nei giardini delle Tuileries si vedeva avanzare, preceduto da un grosso mastino bianco e nero, un uomo. Camminava con una certa rigidezza, tenendo la testa, incipriata alla perfezione, lievemente all’indietro. I suoi tratti tradivano una misteriosa serenità. Portava un frac blu sul gilè bianco e dei pantaloni beige. In quei giorni Robespierre aveva disertato la Convenzione, avvertendo l’inutilità della sua presenza, così come avrebbe evitato di far marciare il popolo sui Termidoriani. Ad abbatterlo sarebbero stati proprio i più sanguinari, da tempo atterriti dalla sua dichiarata disapprovazione. Forse aveva intuito di essere troppo in anticipo sulla storia, di avere forzato delle porte che stavano per richiudersi su di lui.
VITA FAMILIAREChi non lo conosceva restava colpito dalla sua impassibilità e dalla sua determinazione. Pochi sapevano che in quell’esistenza così metodica e regolata che stava travolgendo gli equilibri della Francia aveva avuto tanto posto la vita familiare. Certo spesso al suo fianco si vedeva il fratello minore, Augustin, coraggioso e amante della bella vita. Ma la presenza di Charlotte, la sorella piccola, passava quasi del tutto inosservata. Oggi le sue Memorie sui miei fratelli tornano grazie a Castelvecchi (traduzione R. Ferrara, euro 11.50). Decisa a non lasciarsi più separare dai due maggiori come le era successo nell’infanzia alla scomparsa dei genitori, presenziava alle sedute della convenzione e idolatrava Maximilien. Lo ricordava agli inizi della carriera quando, apprezzato dalla nobiltà di Arras, si batteva in tribunale per i più deboli e scriveva poesie. Schivo e abitudinario, preferiva meditare in solitudine e accudire gli amati piccioni.
GELOSIACharlotte, fisicamente insignificante, lo aveva seguito a Parigi, decisa a occuparsi di lui con lo stesso ardore con cui l’altro lottava per la rivoluzione. Presto però aveva dovuto sopportare di vederlo andare ad abitare da una famiglia giacobina che l’ammirava, i Duplay. Era stato l’inizio di una lotta sorda tra Charlotte e i nuovi amici del tribuno. Per un momento si era illusa di essere riuscita a vincere quando l’aveva convinto che un uomo come lui non poteva abitare da estranei senza sollevare pettegolezzi, ma presto madame Duplay era venuta a riprenderselo. Sperando di disfarsene, Maximilien l’aveva spedita con il fratello minore in missione nel sud della Francia. Ma Charlotte si era lamentata continuamente, prima dei disagi del viaggio tra una popolazione ostile all’estremismo dei parigini e poi, con maggiore veemenza, dell’influenza di un’affascinante signora su Augustin. 
MINACCESpazientito il fratello, alle prese con problemi ben più pressanti, l’aveva fatta rimandare a Parigi. Lì Maximilien l’aveva evitata con cura, temendo nuovi intrighi. Mentre l’atmosfera si incupiva e le minacce si addensavano sui Robespierre, Charlotte pensava solo al torto che le facevano evitandola.
Dopo l’esecuzione sulla ghigliottina dei fratelli, Charlotte assunse un falso nome e cercò di farsi dimenticare. Ma venne arrestata e cedette, a sentire lei, alle manovre di una spia. Sostenne di essere stata all’oscuro dell’«infernale congiura» ordita dai fratelli. Se l’avesse saputo, aggiunse, non avrebbe esitato a denunciarli. Quindici giorni dopo usciva dal carcere. Ospitata da un ammiratore di Maximilien, fece da istitutrice a sua figlia. Nella modesta stanza in cui dormiva aveva appeso i ritratti dei fratelli e una miniatura di Joséphine de Beauharnais, che le era stata amica.
BONAPARTEVisse di sovvenzioni governative sotto il nome di madame Carraud. Prima l’aveva aiutata Bonaparte, che aveva ammirato Robespierre, poi i Borboni e Luigi Filippo. Alcuni, trovando inspiegabili simili riguardi, ipotizzavano misteriosi ricatti. Il boia Sanson, che aveva ghigliottinato Maximilien e Augustin, aveva raccontato a Dumas: «Ho visto anche per caso, qualche anno fa, la sorella dei due Robespierre. Era una donna anziana e molto pia. Senza una piccola pensione accordata da Luigi XVIII, quella povera vecchia sarebbe finita in un ricovero».
TESCHISecondo un testimone invece Charlotte avrebbe rifiutato un prete sul letto di morte con una frase molto robespierriana: «Ho praticato la virtù per tutta la vita, muoio con la coscienza pura e tranquilla». Quando seppero chi era, i vicini rimasero stupiti dal legame con la storia di quell’anziana signorina. Il suo teschio ha raggiunto quelli dei suoi fratelli e di migliaia di altri parigini morti nelle epidemie o di violenza che ornano le pareti delle immense fognature della capitale.