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 2016  maggio 01 Domenica calendario

In 7 anni negli ospedali italiani si sono verificate 26 operazioni sulla parte sbagliata del corpo, 16 su un altro paziente, 159 casi di materiale dimenticato tra le viscere, 471 cadute che hanno provocato la morte o gravi danni e 295 suicidi o tentati suicidi. I numeri della malasanità

In 7 anni negli ospedali italiani si sono verificate 26 operazioni sulla parte sbagliata del corpo e 16 su un altro paziente. Sono gli errori chirurgici segnalati al Ministero della Salute e contenuti nel database ufficiale del dicastero. 
Ci sono stati 159 casi di materiale dimenticato all’interno del paziente durante gli interventi, con conseguenti nuovi interventi e 135 decessi o danni imprevisti. Mentre sono state 471 le cadute che hanno provocato la morte o gravi danni e 295 suicidi o tentati suicidi.
Duemila segnalazioni
In totale le segnalazioni arrivate sono state quasi 2.000 tra il settembre 2005 e il dicembre 2012, tramite il sistema Simes, il Sistema informativo per il monitoraggio degli errori in sanità che il ministero della Salute ha raccolto nel quinto Rapporto di monitoraggio degli eventi sentinella. A volte si tratta di errori chirurgici, nelle terapie farmacologiche e nelle trasfusioni, decessi o gravi conseguenze per errata attribuzione del codice del Triage e durante il trasporto, all’interno o fuori dalla struttura sanitaria. Poi ci sono i casi di violenza, ai danni degli operatori o dei degenti. 
Troppo spesso i problemi si verificano in sala operatoria. Porte scorrevoli che si aprono e si chiudono e che per errore fanno arrivare sotto i ferri la persona sbagliata. Diverse e con conseguenze variabili anche le complicazioni legate agli interventi chirurgici: si sono registrate 26 procedure chirurgiche in una parte del corpo sbagliata, 32 procedure errate nel paziente giusto, oltre che 16 in quello sbagliato.
Errori in parte evitabili
Volendo fare ricorso a dati più recenti, durante un convegno dello scorso anno organizzato dall’Associazione Salute e Società Onlus e dall’Ospedale San Giovanni Addolorata di Roma, sugli otto milioni di ricoveri che si verificano ogni anno in Italia si registrano 320.000 casi di danni o conseguenze più o meno gravi per il paziente provocati da errori in parte evitabili.
In circa due casi su tre gli incidenti sono diretta conseguenza di problemi organizzativi, solo in un terzo dei casi c’è una negligenza o imperizia da parte del personale sanitario. Nonostante questo, negli ultimi 25 anni il numero di denunce a carico dei professionisti è cresciuto del 300% e in tutta Italia le cause pendenti sono 12.000, per richieste di risarcimento danni superiori a 2,5 miliardi di euro a cui si aggiungono circa 13 miliardi di spesa per il Servizio Sanitario Nazionale dovuti alla medicina difensiva. 
A «macchia di leopardo»
In base ai dati del Rapporto del ministero della Salute, su 753 eventi avversi accaduti in sette anni, più di 100 l’anno si sono verificati nei reparti di degenza, e a seguire, 359 in sala operatoria. Molti gli incidenti quando il paziente va in bagno: sono stati 130 in 7 anni. L’esito di questi episodi in 683 casi è stato il decesso, ma per fortuna il dato è in diminuzione rispetto al rapporto precedente, seguito da traumi conseguenti a una caduta (305) e nuovo intervento chirurgico (203). Il rapporto sottolinea inoltre che «il numero e la tipologia delle segnalazioni appare assai variabile tra le diverse Regioni e tra le diverse strutture sanitarie» e che gli errori, quindi, ci sono ma «a macchia di leopardo».