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 2016  aprile 29 Venerdì calendario

Perché non ascoltiamo le grida che arrivano dalle carceri?

C’è un’unità di misura che rappresenti diritto e lontananze, leggi e terre? Quanta distanza c’è tra Oslo e l’Italia? Che differenza c’è tra Breivik e per esempio un Rachid Assarag (detenuto che ha denunciato alla procura violenze e soprusi con le sue registrazioni per sentirsi rispondere da una guardia che se la Costituzione fosse presa alla lettera le carceri sarebbero chiuse da anni)? Sappiamo scegliere per i diritti inviolabili dell’uomo tra lo scandalo di un certo “eccesso di zelo” e lo scandalo di eccesso di zero di molti, troppi casi di violazione del diritto nelle nostre carceri? Zero rispetto per la salute, zero per l’incolumità, zero rispetto per la vita? Dipende da che reati si commettono o da che tipo di giustizieri sono gli Stati?
Dipende dalla paura che abbiamo se non ci vendichiamo o dalla capacità di rispettare la costituzione che dovrebbe sapere cos’è la tortura in tutti i casi, sempre, ovunque? Ci indigna di più l’esasperazione limite di un diritto essenziale o il quotidiano abuso e la continuata vessazione di uomini che dovrebbero essere tutelati dall’amministrazione pubblica? Ci interessano di più le voci di questi strabenedetti social coi loro anonimi cliccatori di mestiere o le voci che gridano dalle nostre patrie galere per chiedere non il minimo della pena o la libertà, ma il rispetto della loro iniqua, folle e assurda detenzione anche se con modi differenti detenzione deve restare? Dobbiamo sempre aspettare i morti le cronache del dopo, le manifestazioni di solidarietà di un paese che poi chiede di non torturare i nostri cittadini all’estero? C’entra davvero essere innocenti o “stracolpevoli“per far valere in assoluto il diritto, il bene, la giustizia, la legge? Ci sono troppi efferati silenzi. Alle norme manca l’enorme: l’enorme sforzo di capire che da nessuna violazione possono nascere regole e verità. C’è uno scatto da fare se vogliamo rispondere a chi vede sempre e solo populismo e retorica: questo enorme lavoro dobbiamo farlo noi tutti i giorni, pensando e scoprendo scavando e cercando, prima della politica, prima di qualsiasi governo, stato o nazione, prima di chiedere nuovi e necessari cambiamenti alle istituzioni, che sono fatte di esseri che se non partono dalla loro costituzione interiore difficilmente potranno cambiare qualcosa. Cosa ci tocca di tutte queste torture perpetrate? Ci tocca cambiare.