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 2016  aprile 29 Venerdì calendario

Se Gualmini & Vassallo sono i Jalisse della Costituzione, Amato ne è il Padre Pizarro

No, dài, non si fa così. Con tutti i disoccupati che ci sono in giro, non si trova un costituzionalista indipendente degno di questo nome – a parte il trio delle meraviglie Boschi-Renzi-Verdini – disposto a intrupparsi nel fronte del Sì al referendum sulla schiforma. Figurarsi a presiederlo, dopo i cortesi rifiuti di Napolitano e Violante, che sarebbero per il Sì, ma senza esagerare. E così, se la squadra del No schiera 11 ex presidenti della Consulta e tutti i migliori cervelli del diritto costituzionale di ogni orientamento e colore, compresi alcuni ex “saggi” di Re Giorgio come Onida, quella del Sì è roba da partitella fra scapoli e ammogliati. Nel senso che tengono quasi tutti famiglia o hanno ottimi motivi non proprio giuridici per votare e far votare Sì.
L’unico di cui si sia mai sentito parlare è Stefano Ceccanti, già deputato Pd, che ha incidentalmente vinto un bando indetto dalla Boschi per uno studio sull’Italicum della Boschi: quindi Sì, perbacco. Salvatore Vassallo è un dirigente Pd, ex parlamentare Pd, nonché fondatore della prestigiosa Bodem, la rivista del Pd bolognese, dunque Sì. Marilisa D’Amico era consigliere comunale a Milano, sempre nel Pd, che poi l’ha nominata al Consiglio di Presidenza della Giustizia amministrativa: pertanto Sì. Felice Giuffrè è marito di Ida Nicotra, nominata dalla Madia membro dell’Anac: Sì tutta la vita. Massimo Rubechi è il consulente giuridico della Boschi per le riforme costituzionali alla modica cifra di 49 mila euro l’anno: ergo Sì. Carlo Fusaro era il prof di Diritto costituzionale della Boschi a Firenze, quindi Sì. Giulio Vigevani è consigliere del sottosegretario Lotti e membro della commissione Lotti per la legge sull’editoria: e allora Sì.
Problema: se dall’altra parte ci sono Zagrebelsky, Rodotà, Carlassare, Pace, Onida, De Siervo, Flick, Gallo, Chieppa, Bile, Amirante e chi più ne ha più ne metta, qualcuno potrebbe persino pensare che è meglio il No. Ma, a pareggiare il conto, scende in campo la fu Unità con tutto il suo peso editoriale e un’idea geniale: visto che i testimonial del Sì sono tutti emeriti carneadi, basta prenderli a due a due e formare delle coppie per fare buon peso. Come se due sconosciuti, sommati, facessero una celebrità. Ecco dunque Elisabetta Gualmini (vicepresidente Pd della giunta dell’Emilia Romagna) e Salvatore Vassallo (ex deputato Pd, poi trombato) firmare a quattro mani una croccante lezioncina ai prof del No, che i due trattano da pari a pari. Anzi li conciano per le feste.
Dopo lunghe ricerche, anche con l’ausilio dei cani da valanga, i Jalisse del diritto costituzionale hanno scovato un argomento formidabile, decisivo, definitivo per il Sì, non a caso collocato in testa all’articolo: l’età intollerabilmente avanzata dei giuristi del No. Urge dunque una versione hard della Rottamazione: i riottosi nonnetti andrebbero passati per le armi, o rinchiusi in un ospizio, o magari scacciati di casa, picchiati e ridotti alla mendicità come fanno gli Jakuti nel Nord-est siberiano, o ancora lasciati al loro destino come fanno gli Ainu del Giappone, i Siriono della foresta boliviana e i Tonga del Sudafrica orientale, oppure abbandonati su un kayak alla deriva nel pack come gli Eschimesi. “Abbiamo fatto due conti sulla vostra età, che in media è di 69 anni”, scrivono testualmente Gualmini & Vassallo sul giornale fondato da Antonio Gramsci e affondato da Orgasmo D’Angelis, ignari di quanto possa essere coglione un giovane: l’età media, denunciano, financo “superagli 81 anni” fra i presidenti emeriti della Consulta che non si sono ancora decisi a defungere. Insomma questi vegliardi sono “lo specchio” perfetto delle nostre “istituzioni un po’ decadenti” (sarà felice Alfredo Reichlin, editorialista novantunenne dell’Unità): forse ancora “invidiabilmente lucidi”, ma certo inaciditi dall’artrite, dalla prostata, dalla menopausa e soprattutto gelosi marci della divina beltade della Boschi e della dirompente gioventù di Renzi, il quale “li schifa” e manco “li invita a cena”. Ecco, è per questo che dicono No: per una bizza senile contro i nuovi avanguardisti che, al canto di “Giovinezza” e al grido di “Largo ai giovani!”, pancia in dentro e petto in fuori, incedono con virile ed esuberante entusiasmo verso l’epica Rottamazione. Il Duce non avrebbe saputo dire meglio, D’Annunzio e Marinetti forse sì.
Anche perché il duo Gualmini & Vassallo, devoti seguaci di quel fanciullino imberbe che è Giorgio Napolitano (90 anni suonati, quindi lucidissimo), citano l’altro loro spirito guida: Sabino Cassese (di anni 81). Il quale si spende molto per il Sì, spalleggiato ieri dall’amico Giuliano Amato (classe 1938), che in teoria sarebbe un giudice costituzionale e potrebbe in futuro doversi occupare della legittimità del ddl Boschi. Dunque, anche solo per eleganza, dovrebbe astenersi dall’anticipare il giudizio. Ma tale è la penuria di personalità pro Sì che tutto fabrodo. Anche un giudice che sentenzia prim’ancora che inizi il processo. Anche un giudice costituzionale che contesta la Costituzione (e non da oggi: dai tempi di Craxi) che dovrebbe difendere. Come se il Papa o un cardinale andassero per convegni a dire che è ora di finirla con questa Santissima Trinità e sarebbe pure il caso di rottamare questa presunta Immacolata Concezione; quanto alla transustanziazione, beh, lasciamo perdere. Finora questi discorsi li faceva Corrado Guzzanti nei panni di Padre Pizarro. Ma la satira è stata ampiamente superata dalla realtà. Se Gualmini & Vassallo sono i Jalisse della Costituzione, Amato ne è il Padre Pizarro.