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 2016  aprile 29 Venerdì calendario

«Cretini di tutto il mondo unitevi». Il Brennero, Salvini e Trump...

L’altra sera, mentre guidavo, ero all’ascolto di Sebastiano Barisoni che a Radio 24 cercava, disperatamente, di spiegare agli ascoltatori come la barriera del Brennero, progettata dall’Austria al confine con l’Italia, fosse puro autolesionismo visto che a pagare il prezzo del blocco in termini di traffico e commerci, saremmo stati noi ma anche loro.
E io, disperatamente, prendevo nota di una vera contabilità dell’assurdo che l’indomani ho ritrovato sui giornali. Ore di ritardo che per ogni Tir possono costare 60 euro e oltre, con una perdita secca tra i5ei IO miliardi per la nostra economia, e fino a 2 miliardi per quella austriaca. Per evitare le file mostruose che si formeranno al valico, i carichi provenienti dall’Italia saranno costretti a percorrere tragitti molto più lunghi e costosi attraverso Svizzera e Francia. L’inizio della fine per l’epoca felice di Schengen e della libertà dalle barriere.
Tutto ciò perché a Vienna la coalizione di socialisti e popolari pensa in tal modo di arginare al ballottaggio la probabile vittoria finale del candidato dell’ultradestra, Norbert Hofer. Come se gli elettori dell’ex Austria Felix fossero così fessi da preferire la brutta copia all’originale.
Insomma, la mancata gestione (europea) della questione rifugiati sta provocando forme crescenti di cretinismo di governo (da non confondere con il cretinismo parlamentare teorizzato da Marx) che alimenta e si alimenta nel cretinismo del web, vero flagello dell’umanità. Il garbo del conduttore radiofonico era messo a dura prova da messaggi che, se ho inteso bene, inneggiavano al modello austriaco “che difende i propri confini mentre i nostri sono un colabrodo’’. Con la piccola differenza che stendere al Brennero un reticolato di 370 metri è un po’ diverso che sorvegliare 7 mila chilometri di coste. Quando però ho sentito evocare il modello australiano, come rimedio universale contro la clandestinità, mi chiesi: questa dove l’ho già sentita?
Finché nella mia testa suonò alto un nitrito: Matteo Salvini! E stato infatti il leader leghista (tutt’altro che un cretino, anzi) a lastricare talk show, e bottino elettorale, con le infallibili soluzioni per debellare il pernicioso rifugiato economico, “da non confondere con il rifugiato politico che è mio fratello’’ (sì, certo). Dunque, con la stessa semplicità di chi ti spiega come imbottigliare il barolo, Salvini sostiene senza ridere che per emulare il vigoroso governo di Sydney basterebbe trovare un’isola dove, appunto, isolare gli immigrati per i necessari controlli. Solo che si scorda di dirci quale. Lampedusa? Pantelleria? L’Elba?
Nell’apposito manuale, “Ci pensa Salvini”, un’altra pratica soluzione contro l’immigrazione non desiderata consiste nel bombardare le coste libiche per distruggere i barconi che ivi si celano. Con il piccolo particolare che, da Tripoli a Tobruk, tutti i governi di quel vivace paese ci hanno avvertito che se solo ci avviciniamo saranno loro a bombardare noi.
La prevalenza del cretino xenofobo non conosce confini e varcagli oceani. Non a caso nei giorni scorsi campeggiava sui siti la foto di Salvini con Donald Trump. Come è noto l’effervescente candidato repubblicano alla Casa Bianca ha promesso che una volta eletto costruirà un muro di oltre 1. 600 chilometri per sigillare la frontiera col Messico. Poi, a tempo perso, sistemerà Pechino mettendo un dazio del 45% su tutti i prodotti cinesi. Gli hanno spiegato che il gigante asiatico possiede oltre un trilione di dollari del debito pubblico Usa e se decidesse di venderne una parte potrebbe far saltare Wall Street. Niente paura perché l’amico Matteo gli avrà suggerito qualche contromisura efficace: che so, la costruzione di una nuova muraglia cinese. Al grido di cretini di tutto il mondo unitevi.