MilanoFinanza, 29 aprile 2016
Bankitalia ha fatto un buon lavoro: 2,8 miliardi di utile
A Palazzo Koch dopo tanti decenni si è sancita nei fatti la separazione tra l’assemblea di approvazione del bilancio della Banca d’Italia, che si è svolta ieri, e la prevista riunione pubblica che, secondo lo statuto, sarà d’ora in poi tenuta entro il 31 maggio, durante la quale la Banca produrrà una relazione sugli andamenti economici e finanziari con le Considerazioni del governatore. Fino al 2015 le Considerazioni Finali erano così denominate perché concludevano la relazione sul bilancio che veniva approvata nell’apposita assemblea annuale, secondo un’impostazione voluta dall’allora governatore Luigi Einaudi. La scissione è stata motivata da Ignazio Visco con l’esigenza emersa nell’Eurosistema di ridurre e uniformare i tempi di approvazione e pubblicazione dei bilanci delle banche centrali partecipanti a tale Sistema, evitando asimmetrie nel trattamento degli eventi successivi alla chiusura dell’esercizio. Al proposito, non è semplice invocare peculiarità nazionali e tradizioni ab immemorabili e può risultare difficile resistere al rappresentato superamento dell’eterogeneità. Sta di fatto però che la produzione a febbraio-marzo dei dati di bilancio approvati dal consiglio superiore, nel presupposto che mai in oltre un secolo sono stati modificati dall’assemblea, poteva continuare a soddisfare, come accadeva per esempio con Antonio Fazio governatore, le rappresentate esigenze di simmetria. Esiste, anche in un Sistema che ovviamente chi sta al centro vuole sempre più integrato e omogeneizzato – e magari aspira a trasformare il tutto in esclusiva Bce superando l’assetto di Eurosistema e avviandosi verso la configurazione delle banche centrali partecipanti come filiali o filiazioni – un principio di sussidiarietà di cui è opportuno tener conto. Naturalmente «cosa fatta capo ha», anche se storia e tradizioni hanno un ruolo imprescindibile.
A partire dal prossimo anno l’assemblea di bilancio sarà tenuta entro il 31 marzo; quest’anno le date della modifica statutaria e della pratica possibilità di tenere l’assemblea di bilancio si sono accavallate, per cui è stato necessario lo slittamento ad aprile. I risultati dell’esercizio 2015 vanno inquadrati, come ha detto Visco, nello scenario caratterizzato da volumi e rischi crescenti a seguito delle decisioni di politica monetaria e avendo presente la decisione della Bce di non condividere i rischi sui titoli pubblici acquistati dalle banche centrali nazionali secondo il programma di Quantitative easing, a proposito del quale Visco ha fornito puntuali riferimenti. Rispetto al 2008 il totale di bilancio è più che raddoppiato a 588 miliardi (nell’ultimo anno il totale dell’attivo è cresciuto di 57 miliardi). L’aggregato costituito dall’oro e dalle riserve valutarie è aumentato di 2,3 miliardi per effetto dell’andamento dei tassi di cambio; dal lato del passivo, l’esposizione della Banca sul sistema dei pagamenti registra un incremento di 40 miliardi quale riflesso della creazione di liquidità per attuare il programma di acquisto di titoli prima accennato. Il conto economico si chiude con un utile netto di 2,8 miliardi, in linea con quello del precedente esercizio, pari a 3 miliardi. Una serie di azioni sul versante organizzativo, delle dotazioni tecnologiche, delle norme e dei processi interni ha fatto sì che l’aggregato dei costi si sia ridotto del 12%. Visco ha ricordato il nuovo piano di rassetto della rete, con la chiusura di 19 filiali e il più ampio coinvolgimento delle filiali di maggiori dimensioni nei compiti istituzionali. Ora la rete è composta di 39 filiali, rispetto alle 58 dello scorso anno e alle 97 di inizio 2008. L’utile è stato distribuito assegnando 300 milioni alla riserva ordinaria, dividendi per importo analogo a quello del 2014 (34 milioni) e per 2,157 miliardi allo Stato, ai quali si aggiungono imposte per 1,012 miliardi. All’inizio Visco aveva sottolineato che il novero dei partecipanti al capitale dell’Istituto si è arricchito di 50 soggetti, tra enti di previdenza, fondazioni e banche e ha ricordato che a fine anno terminerà il periodo transitorio per la redistribuzione delle quote eccedenti i limiti della legge di riforma dell’Istituto (finora è stato trasferito il 16%). Allora vedremo quale sarà l’assetto azionario e se e quali sterilizzazioni saranno necessarie per le residue eccedenze, avendo comunque presente che gli azionisti non hanno alcun potere nelle funzioni istituzionali della Banca. Nel complesso si tratta della conferma della tradizionale buona amministrazione delle risorse dell’Istituto e del loro efficace impiego per lo svolgimento dei compiti istituzionali, nonché del significativo apporto di risorse conferite allo Stato. Ciò costituisce uno degli elementi di giudizio dell’Istituto; l’altro, cruciale, riguarda l’esercizio delle funzioni istituzionali, a proposito del quale avremo i riferimenti nelle Considerazioni.