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 2016  aprile 28 Giovedì calendario

Brennero: non ci saranno muri né filo spinato, solo check point, dove la Polizei austriaca controllerà auto e camion, e danni per il commercio italiano

 Il telo che ricopre i piloni di sostegno giace sotto un sottile strato di neve che la temperatura del Brennero mantiene intatto in un angolo a est del cantiere. Pochi metri più avanti una teoria di Tir riposa in quello che ha ancora le fattezze di un parcheggio di un autogrill: l’area di servizio Rosenberger. Ma con il nuovo piano no-refugees quest’area prenderà il nome di Kontrollpunkt 2. Il secondo di tre. Kontrollpunkt 1, Kontrollpunkt 2, Kontrollpunkt 3. L’effetto della pronuncia è un suono militarmente onomatopeico.
Sono i check point di controllo e di identificazione: le aree dove le auto e gli autoarticolati sospetti in arrivo dall’Italia, dopo un primo filtro “a vista”, verranno deviati dai gendarmi della
Polizei e dai soldati austriaci («questi ultimi saranno impiegati in seconda linea», sfuma il capo della polizia tirolese Helmut Tomac). Per capire di cosa parliamo: sull’asfalto dove i camionisti dal 1995 si sgranchiscono i muscoli dopo ore di guida e un pasto ristoratore, sorgeranno dei container per l’adempimento delle procedure di identificazione e respingimento dei migranti che provano a bucare il confine austriaco.
«Né muri né filo spinato», si affrettano a dire i vertici della
Polizei. La tattica è lasciare galleggiare i timori. Ma c’è un nodo da sciogliere. Fonti più alte garantiscono che questo benedetto o maledetto «management di confine» altro non sarà che «uno svincolo dove incanalare il traffico e dove effettuare i controlli». Però quando i poliziotti ti spiegano che la barriera – un «reticolato in metallo», composto di tre pezzi, tre linee, due a forma di “i” e una a forma di elle, poste in corrispondenza del confine che taglia la conca del passo Brennero – sarà alta 4 metri nella parte centrale e 2,5 sui lati; quando sottolineano che i piloni di sostegno saranno posizionati a stretto giro, a quel punto il pensiero va un po’ oltre lo “svincolo”. «Vedremo». «Potremmo». È piena di verbi al futuro e al condizionale la narrazione che le autorità austriache danno in pasto ai media italiani ed europei. E anche di tanti «se». «Se l’Italia collaborerà, allora non ci sarà bisogno» di tirare su la barriera. «Altrimenti siamo in grado di farlo in pochissimo tempo». Gli altri “se” sono questi. «Se l’Italia creerà delle zone cuscinetto per accogliere i migranti a Brennero e anche a Bolzano...». «Se l’Italia ci consentirà di fare controlli anche a Fortezza (val Pusteria)... per evitare che i migranti si ammassino al confine». Condizioni, aut aut. Ma quanti immigrati sono entrati in Austria provenienti dall’Italia passando dal Brennero? Qui inizia il balletto dei numeri. Secondo la Polizei 5mila in soli 3 mesi e mezzo (dal 1 gennaio al 19 aprile). Secondo il Viminale «dal primo gennaio a oggi non è passato nessuno». Uno dice nero, l’altro dice bianco. Chissà quale intesa potranno trovare oggi i ministri degli Interni, Alfano e Sobotka. Le premesse ascoltate ieri all’area di servizio Rosenberger non sono proprio bene auguranti: «L’esito dell’incontro tra le tre polizie – italiana, austriaca e tedesca – è tale che non possiamo rinunciare al nostro nuovo piano di controlli», ha dichiarato senza giri di parole il superpoliziotto tirolese Helmut Tomac. «Per questo chiediamo di poter salire anche noi sui treni qui a Brennero – cosa che finora non ci è concessa – per controllare se ci sono persone che vanno rimandate in Italia. Ecco: queste persone troveranno assistenza umanitaria in Italia». Che impressione vedere i disegni delle carte geografiche elaborate con Google Earth: sui pannelli montati dalla Polizei si può apprezzare il progetto di Vienna. Sarà anche uno “svincolo”, ma da quel che si vede, il Brennero – autostrada, strada statale, ferrovia – verrà radicalmente trasformato. In un avamposto di frontiera. Da Stato di polizia. Duecentocinquanta agenti a turno per smistare il traffico lungo le quattro corsie che si snoderanno subito dopo il tunnel che copre gli ultimi tratti di strada italiana. E sulla strada statale. «Il limite di velocità verrà ridotto dai 60 km attuali a 30 km», spiegano i gendarmi. «Già a 30 all’ora riusciamo a fare un primo screening a vista. Poi i veicoli sospetti li incanaliamo e li controlliamo».
Ci saranno intoppi per il traffico? Ricadute? Secondo un calcolo della Cgia di Mestre il ripristino dei controlli di frontiera può avere anche pesanti ripercussioni sull’economia italiana: danni tra i 5 e i 10 miliardi. Colpito soprattutto il settore dell’autotrasporto che ogni anno sposta 29 milioni di tonnellate di prodotti in entrata e in uscita. Ci sono merci che viaggiano ancora sulla vecchia statale. Qui, 250 metri a ovest rispetto all’autostrada, tireranno su un centro di identificazione. La base sarà un container a due piani. Chiosa il comandante Tomac: «Controlleremo i documenti, prenderemo le impronte digitali, ascolteremo le dichiarazioni dei migranti. Chi non può passare, sarà subito allontanato dal Brennero».