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 2016  marzo 30 Mercoledì calendario

Chi governa la città dal tramonto all’alba? I primi passi del sindaco di notte

Un governatore per la notte nelle grandi città, uno specialista. Qualcuno che la conosca davvero la notte, che cammini nel buio delle strade calibrando i dosaggi fra divertimento e cultura, decibel e sonno. La polizia non basta, le multe dei vigili nemmeno, con i soli divieti – dall’alcol al rumore – non si va lontano. Così diverse città creano un nuovo amministratore, il sindaco della notte. Uno che resta sveglio quando negli uffici comunali si spengono le luci, uno in grado di rilanciare la musica dal vivo e i piccoli concerti, spesso palestra di talenti in erba, ma dando regole e facendo in modo che vengano rispettate.
Nelle città che funzionano senza sosta, h24, la notte non è soltanto un mix di affari e di svago, è anche piena di eccessi che diventano terreno di battaglia fra chi ha le finestre di casa affacciate sulla movida e reclama il diritto al silenzio e quelli che rivendicano la libertà di tirar mattino in piazza.
Diverse capitali europee si attrezzano con questo nuovo soggetto di cerniera fra il palazzo comunale, gli operatori commerciali e la strada. Pioniera nel creare l’amministratore che va dal tramonto all’alba è stata Amsterdam, consapevole che le feste con la musica live, gli eventi fuori e dentro le discoteche sono un affare da 600 milioni di euro l’anno, una torta che dà lavoro a 13mila addetti quindi un nutrimento irrinunciabile per il bilancio urbano. Altri stanno seguendo la stessa linea, come Zurigo, Parigi, Tolosa e da ultima pure Londra. Ad aprile proprio Amsterdam organizzerà un convegno su questi temi chiamando a raccolta le varie esperienze.
Francesca Balzani, vicesindaco della giunta Pisapia a Milano, è stata fra le prime a importare il sindaco della notte nel programma elettorale delle primarie Pd: «Non si pensi a un vigile che dirige il traffico della movida – spiega – io immagino piuttosto un assessore con una serie di deleghe che possano permette di intervenire su aspetti che vanno dalla regolamentazione degli orari ai mezzi pubblici, dalla sicurezza ai concerti, ma anche a potenziare le iniziative culturali perché la notte è un elemento identitario forte, un’attrazione». Lo sa bene, in Europa, una città come Berlino che ha richiamato con un’offerta trendy di locali artistici e di divertimento grandi folle di giovani. Ma lo sanno Madrid e Barcellona, Lisbona, Marsiglia e molte altre.
In Italia pochi giorni fa, il sindaco di Firenze Dario Nardella ha nominato un consigliere per la notte, annunciando su Facebook: «Riunita una task force sulla sicurezza. Obiettivo: preparare in vista della bella stagione una nostra azione di contrasto a tutto campo alla movida molesta e all’abusivismo in centro. Buon lavoro al consigliere speciale per la notte Niccolò Falomi». Si sono subito accese le discussioni sul serve o non serve: «Non lavoreremo soltanto sui divieti – promette il neoconsigliere Falomi – stiamo valutando di potenziare gli eventi nelle piazze e concedere più tavolini all’aperto ai locali che mettono a disposizione uno steward capace di ricordare le regole e i comportamenti». Anche nel programma elettorale di Giorgio Airaudo, ex leader della Fiom, ora candidato a sindaco per la lista Torino in Comune compare in un paragrafo la proposta di introdurre il sindaco della notte.
«Serve una riflessione complessiva sui tempi della città, gli orari sono estesi e i compiti più impegnativi», sostiene l’urbanista Stefano Boeri che quando era consulente alla cultura a Firenze ha semplificato la burocrazia per chi organizza concerti sotto i 200 spettatori introducendo, sul modello inglese, l’autocertificazione.
«Bisogna costruire una relazione fra i vari soggetti delle notti urbane – dice il sociologo Cristopher Cepernich – è il solo modo per smussare le conflittualità». Per questo a Bologna hanno creato un tavolo fra amministratori, residenti e un consorzio di una quarantina di locali della zona universitaria: «I locali si sono costituiti in associazione di impresa – spiega l’assessore Matteo Lepore – in questo modo possono fare investimenti congiunti e prendere dei buttafuori per il lavoro di controllo in strada». Secondo Cepernich il problema è «capire come la movida arrivi nei vari territori e come si sposti sviluppando una nuova geografia urbana. Io non credo – prosegue il docente di Sociologia dei media all’ateneo torinese – che serva un direttore artistico per la notte e nemmeno una figura unitaria, conta di più mantenere nei luoghi il tessuto sociale originario, altrimenti si stravolge l’identità di un quartiere. È quella la vera sfida». Riuscire a far convivere nei luoghi chi c’è sempre stato con chi si presenta dall’ora dell’aperitivo in poi e tende a restare nelle piazze a ballare, a bere, ad ascoltare musica, a chiacchierare. «Dobbiamo lavorare su un difficile equilibrio – ammette Elena Fiorini, assessore alla Legalità e ai Diritti di Genova, città che in centro ha il più alto tasso di residenti di fascia attiva (cioè quelli che la mattina vanno a lavorare) e al tempo stesso registra in quell’area un numero di esercizi pubblici e di rivendite di alcolici 18 volte superiore ad altri quartieri. «La vita notturna deve restare accesa e creativa senza essere molesta – riprende – noi stiamo lavorando con le attività commerciali dando incentivi a chi promuove iniziative di qualità in campo culturale o nell’arredo urbano. Non credo alle figure simboliche, il sindaco della notte mi sembra una sovrapposizione di compiti già assegnati nelle giunte». Della stessa opinione il sindaco di Bari, Antonio Decaro: «Il mio cellulare è sempre acceso e io pronto a intervenire». Ma chi invece organizza concerti, come Max Bucci di The Base ha un’idea diversa: «Rock in Roma all’Ippodromo delle Capannelle è una manifestazione da 200mila persone, il 55% del pubblico viene da fuori città», racconta. «Se almeno ci fosse una figura unica di riferimento sarebbe più facile organizzare i servizi, dalle corse speciali dei trasporti alla pulizia».